ResiChannel, web tv ufficiale de La Resistenza

lunedì 31 dicembre 2007

Morto il settimo operaio



LA RESISTENZA si associa al grido di tutti gli operai che sul lavoro esigono condizioni di sicurezza migliori. Perché non si ripeta un'altra Torino. Mai più.

Enrico ed Angelo




PASSO CAMPOLONGO (BELLUNO) - "L'anno finisce male. Ho sentito che è morto anche il settimo operaio della Thyssen di Torino. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Romano Prodi, all'uscita del residence Campolongo dove sta trascorrendo un breve periodo di vacanza. "E' la tragedia sul lavoro più grave degli ultimi anni in Italia" ha detto Prodi. "Siamo all'ultimo dell'anno e dobbiamo ricordare tutti e sette i ragazzi, questi operai che sono morti nella fabbrica". "Il nostro proposito - ha aggiunto il premier - deve essere che queste cose non accadano più. La sicurezza sul lavoro deve essere il nostro primo obiettivo".Giuseppe Demasi, 26 anni, e' morto ieri. Era il settimo operaio rimasto ferito gravemente nell'incendio avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 dicembre nello stabilimento di Torino della ThyssenKrupp. Nell'incendio era morto sul colpo Antonio Schiavone, poi nelle settimane successive si sono verificate le altre morti. Demasi era stato sottoposto a tre interventi chirurgici, ma nei giorni scorsi le sue condizioni si erano aggravate. L'uomo è morto oggi poco dopo le 13,30. L'altro ieri, a Torino, oltre 400 persone, molte delle quali dipendenti dell'acciaieria, avevano partecipato ad una fiaccolata di solidarietà alle prime sei vittime dell'incendio (Antonio Schiavone, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rocco Marzo, Antonio Santino e Rosario Rodinò) e proprio a Giuseppe Demasi. La fiaccolata era partita dal monumento dei caduti sul lavoro di corso Bramante, all'angolo con corso Massimo d'Azeglio, e si era diretto al Cto. Ad aprirlo c'era lo striscione con la scritta "Gli amici, non mollare Mase" (il soprannome di Giuseppe Demasi, ndr). Tra i manifestanti c'erano anche i familiari dello stesso Giuseppe Demasi, il padre Calogero e la sorella Laura, oltre allo zio di Rosario Rodinò, Carlo Cascino, e il padre di Bruno Santino, Antonio. "Giuseppe Demasi si deve salvare per raccontarci quello che è successo, facciamo tutti il tifo per lui", aveva urlato quest'ultimo. Davanti al Cto i manifestanti avevano poi osservato un minuto di silenzio e applaudito a lungo in segno di incoraggiamento per Demasi.

domenica 30 dicembre 2007

Rincari rincarati rincareranno


ROMA - Nuova stangata da gennaio per le famiglie italiane che pagheranno 48 euro in piu' l'anno per le bollette della luce e del gas. Colpa del caro-petrolio: le quotazioni dell'oro nero, che viaggiano da tempo sopra i 90 dollari al barile con punte vicinissime a quota 100, hanno surriscaldato anche i prezzi dell'elettricita' e del metano. Con il risultato che dal prossimo trimestre le bollette della luce saliranno - ha reso noto l'Autorita' - del 3,8% e quelle del gas del 3,4%.

Ma oltre alla luce e al gas, dal primo gennaio scattano i rincari di treni, autostrade per un totale - secondo Adusbef e Federconsumatori - di 300 euro l'anno. Quello annunciato oggi dall'Autorita' per l'Energia e', sia
per la luce sia per il gas, il rincaro maggiore dal terzo trimestre 2006, quando si erano registrati rispettivamente incrementi del 5,8% e del 4,2%. Complessivamente, invece, il 2007 e' stato un anno positivo per le famiglie: l'anno, infatti, si e' chiuso con un solo incremento trimestrale nell'ottobre scorso (energia elettrica +2,4%, gas +2,8%), che ha consentito di spendere 14 euro in meno. 'Dopo i primi nove mesi del 2007 con bollette in calo, e' molto amaro dover registrare e comunicare gli ultimi aumenti, dovuti ssenzialmente all'ondata internazionale del caro-petrolio; le sue impennate stanno frustrando i risultati positivi gia' ottenuti con le liberalizzazioni e la nostra azione che ha portato a una riduzione delle tariffe dei servizi a rete e a un contenimento degli oneri di sistema', afferma il presidente dell'Autorita', Alessandro Ortis, sottolineando che in pochi mesi sara' reso operativo il nuovo meccanismo deciso dal Governo per il bonus sociale, teso a rendere meno onerose le bollette per famiglie piu' bisognose.

La manovra tariffaria e' accompagnata da un pacchetto di regole per migliorare la qualita' del servizio. In particolare, le imprese di distribuzione dovranno ridurre il numero delle interruzioni, arrivando a un miglioramento dell'11%, e dovranno anche ridurre ulteriormente la loro durata. Dal prossimo primo gennaio, intanto la famiglia 'tipo' (3 kw impegnati e 225 kwh di consumi al mese) si ritrovera' a pagare 16 euro in piu' l'anno per le bollette della luce mentre l'impatto per quelle del gas sara' ancora piu' elevato. Infatti la stessa famiglia (con consumi fino a 1.400 metri cubi l'anno) spendera' 32 euro in piu' per il metano. Con un impatto
complessivo dei prossimi aumenti che si preannuncia di 48 euro l'anno rispetto alle tariffe attuali.


Fonte: ANSA


sabato 29 dicembre 2007

Bugie in contrada


Dal sito: www.ansa.it


Clemente Mastella, ancora una perla.


"Mi sembrava un atto dovuto, visto anche l'allarme destato dalle condizioni di salute. In questo caso l'urgenza deriva dalle condizioni di salute. Normalmente per l'attivazione di questi strumenti si impiegano sei mesi. Io mi auguro che si faccia molto, molto prima. L'interessamento parte dal dramma che sta vivendo Contrada, perché io valuto l'aspetto umano, come anche il Presidente della Repubblica ha valutato questo".

(Clemente Mastella, ministro della Giustizia, a proposito della pratica per la grazia a Bruno Contrada, condannato sette mesi fa a 10 anni definitivi per concorso esterno in associazione mafiosa, Ansa, 25 aprile 2007).


"Il Guardasigilli, Clemente Mastella, non ha mai definito la concessione della grazia a Bruno Contrada un atto dovuto, così come invece afferma Antonio Di Pietro sul suo blog".

(nota ufficiale del Ministero della Giustizia, 27 dicembre 2007).


Visita il sito: www.laresistenza.it

giovedì 27 dicembre 2007

Sempre in prima linea




Amata in occidente, beniamina degli americani, Benazir Bhutto, simbolo della democrazia, della modernità, della rivendicazione femminile, è morta in un attentato poco più di due mesi dopo il ritorno in patria, dopo otto anni di esilio volontario, segnata da una lunga battaglia contro accuse di una presunta corruzione e dal dubbio di compromessi poco onorevoli con il regime. I Bhutto, come i Nehru-Ghandi in India, come i Kennedy negli Stati Uniti, sono una delle grandi dinastie politiche del mondo.Il padre Zulfiqar Ali Bhutto fu il primo civile eletto a dirigere un governo del Pakistan. Proprietari terrieri, ricchissimi in un Paese dove ancora oggi il 73 per cento dei 160 milioni di cittadini vive con meno di due dollari al giorno, i Bhutto hanno una storia tragica, di molte morti precoci. Zulfiqar fu impiccato nel 1979, due anni dopo essere stato imprigionato in un colpo di Stato del suo generale Zia ul Haq. Benazir aveva 26 anni, era anche lei in prigione e vi rimase per cinque anni, per lo più in isolamento. Lo vide, con la madre, per mezz'ora, il giorno prima l'esecuzione non annunciata, senza neanche poterlo abbracciare, racconta nella sua autobiografia 'La figlia dell'Est'. Il fratello, Murtaza, che sarebbe dovuto diventare leader del Partito popolare pachistano fondato dal padre, fuggì in Afghanistan dopo la morte di Zulfiqar. Dall'estero guidò una resistenza contro il regime militare e nel 1993 venne eletto deputato in esilio. Tre anni dopo, al ritorno in patria, fu ucciso in circostanze ancora misteriose a Karachi. L'altro fratello, Shahnawaz, venne trovato morto nel suo appartamento in Francia, a Cannes, nel 1985. La vedova di Murtaza, Ghinwa, guida una fazione del Ppp e si oppone al rientro della cognata definendola "un emissario del presidente Bush in Pakistan". Erede politica di Zulfiqar, nel 1988, a 35 anni, bellissima, la Bhutto divenne la prima donna del mondo musulmano a dirigere un governo, eletta nelle consultazioni dopo la morte del generale Zia. Nel 1990 fu destituita, travolta da accuse di corruzione, più o meno fondate, che posero fine anche al suo secondo mandato, dal 1993 al 1996.In ambedue le occasioni, il ruolo del marito Asif Zardari è molto controverso. Mister 10%, lo chiamano in Pakistan, in riferimento alle presunte appropriazioni indebite di milioni di dollari dalle casse dello Stato. Dopo dieci anni, nessuna delle 18 incriminazioni contro Zardari hanno trovato conferma in tribunale, ma egli ha passato almeno otto anni in carcere. E' stato rilasciato nel 2004 con la condizionale. Il presidente Pervez Musharraf ha firmato il 5 ottobre una controversa amnistia che cancella i reati della Bhutto e del marito, aprendo la strada a un accordo di spartizione del potere. Nel 1999, dopo essere stata incriminata - ma registrazioni proverebbero che i giudici erano sotto la pressione dell'allora governo di Nawaz Sharif - la Bhutto ha lasciato il Paese ed è vissuta a Dubai, con i tre figli. Il 18 ottobre di quest'anno, Benazir Bhutto rientra a Karachi. Migliaia di sostenitori scendono per le strade per festeggiare il rientro. Intorno a mezzanotte, al passaggio del corteo, un kamikaze si fa esplodere tra le ali di folla. La Bhutto rimane illesa, ma nell'attacco almeno 139 restano uccise ed oltre 400 ferite. E' il peggior attentato della storia del Pakistan. La Bhutto accusa "elementi" dei servizi segreti pachistani e conferma di voler mantenere il proprio programma e guidare il Partito popolare pachistano (Ppp) nelle elezioni legislative previste a gennaio. Stati Uniti e Gran Bretagna vedevano in lei un leader liberale che avrebbe potuto dare legittimità alla guerra contro il terrorismo del generale Musharraf.

mercoledì 26 dicembre 2007

Auguri a tutti i Resistenti


Un caro augurio di buon natale a tutti i resistenti, con la speranza che a prevalere non sia la moda del consumismo, ma si possa riscoprire la vera origine ed il reale significato della festività.
Vi trasmetto le parole di Raoul Follerau, nelle quali credo possiamo ritrovare l'essenza del Resistente.

«Non scoraggiatevi, non rinunciate,
non desistete, non ascoltate i vili
che, per tradire più comodamente il loro
dovere vi diranno: “Non serve a nulla”.
Ridete in faccia agli scettici, ai prudenti,
ai maligni, a coloro che vanno in
pensione sin da quando sono ancora in
fasce. Applaudite o denunciate, ammirate
o indignatevi, ma non siate neutrali,
indifferenti, passivi, rassegnati.
Fate della vostra vita qualche cosa che
vale. Tutto l’amore
seminato, presto o
tardi, fiorirà...».


Raoul Follerau

Addio Peterson, immenso pianista




E' morto a Toronto a 82 anni il pianista e compositore Oscar Peterson, una leggenda del jazz. Lo ha annunciato la rete televisiva Cbc. Peterson era nato a Montreal nel 1925 e la sua carriera di virtuoso del piano lo ha portato prima ad esibirsi con i maggiori nomi della scena del jazz mondiale, poi a diventare a sua volta un'icona della musica a livello internazionale. Il cattivo stato di salute negli ultimi tempi lo aveva costretto a cancellare piu' volte eventi sul palcoscenico.


Per comprendere la sua grandezza, vi consiglio questo video

lunedì 24 dicembre 2007

Balene, buone notizie


Dal sito: wwww.ansa.it

SYDNEY - Il Giappone ha annunciato oggi che rinuncera', per il momento, alla pesca delle 50 megattere che aveva inizialmente incluso nel ''bottino'' di questa stagione di caccia. L'annuncio e' il primo segnale di apertura che arriva da Tokio, dopo una crescente campagna internazionale contro l'annuale mattanza nel sud del Pacifico. Sei baleniere erano partite il mese scorso alla volta dei mari ghiacciati dell'Antartide, annunciando un target di pesca di 935 cetacei, il piu' grosso bottino degli ultimi vent'anni. A far arrabbiare ambientalisti e appassionati di whale watching, era stata in particolare la decisione di Tokio di includere, per la prima volta in quarant'anni, anche le megattere, considerate a rischio di estinzione e particolarmente amate, in occidente, per i caratteristici salti acrobatici. Per la prima volta in quasi 12 anni, l'Australia, con il neo eletto premier laburista Kevin Rudd, aveva preso una posizione contro il Giappone. Pochi giorni fa, Rudd aveva annunciato che a breve sarebbe partita per i mari del sud una ''nave spia'', dotata di potenti teleobiettivi, per documentare l'attivita' delle baleniere giapponesi. Materiale fotografico che il premier intende portare davanti un tribunale internazionale perche' sia presa una decisione su quella che il Giappone continua a chiamare ''pesca per motivi scientifici''. La pressione sul governo di Tokio nelle ultime settimane e' continuata ad aumentare. Il premier australiano ha sempre lavorato su due fronti, quello diplomatico e quello giudiziario. Intanto, anche i movimenti ambientalisti hanno dichiarato guerra al Giappone. La nave Sea Shepard, salpata due settimane fa dalle coste dell'Australia Occidentale, ha promesso di dar battaglia ai pescherecci, e senza paura di causare risse, come ha fatto lo scorso anno. L'Esperanza, la nave di Greenpeace, e' salpata ieri dal porto di Auckland, anche lei con lo scopo di intercettare i giapponesi impedendo la mattanza, posizionandosi quando possibile tra balene e balenieri. Il Giappone si trova ora in una difficile situazione. Il ministro degli Esteri Masahiko Komura, ha difeso oggi il programma di pesca nipponico, sostenendo che rientra nei trattati internazionali. ''Vorrei comunque intavolare una discussione con l'Australia, e cercare un'intesa tra i nostri due paesi''. E' il primo segnale di disgelo. Le megattere sono particolarmente care agli australiani, che ogni anno, in inverno e primavera, ne osservano il passaggio lungo le coste. I cetacei risalgono dai ghiacci dell'Antartide verso il nord tropicale, dove mettono al mondo i piccoli. Insieme, qualche mese dopo, ridiscendono le coste per tornare nei mari ghiacciati. Il business del whale whatching, in Australia, si aggira sui 180 milioni di euro l'anno.

domenica 23 dicembre 2007

Povera Italia (e vecchia)




"I giorni di gloria sono finiti e l'Italia si appresta a diventare vecchia e povera". Così il Times, con un'intera pagina, descrive il nostro Paese in un lungo articolo in cui spiega che "gli standard di vita sono caduti dietro quelli della Spagna e i politici sono vecchi e stanchi" e quindi "adesso i tristi italiani pensano che il loro futuro sia orribile"."Al di là del malessere diffuso, la speranza c'e": con queste parole di fiducia il presidente di Confindustria e Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, conclude il lungo e critico articolo che il Times dedica all'Italia. "Il nostro paese - spiega Montezemolo interpellato dal quotidiano britannico - non si è solo fermato, ma sta andando indietro. Il problema non è soltanto la carenza di investimenti in ricerca e sviluppo, ma anche il fatto che ogni italiano pensa al proprio interesse e non al bene comune. Ma l'Italia non è solo pizza e spaghetti - aggiunge Montezemolo con una parola di speranza - Siamo un paese pieno di eccellenze e di energie positive. Possiamo invertire questo declino aprendo il paese al mercato, sbarazzandoci della burocrazia e liberando il talento dei giovani. Al di là del malessere diffuso, la speranza c'é. In Sicilia, il soffocante potere mafioso viene finalmente combattuto da imprendtori, quasi tutti quarantenni e con esperienze europee, che rischiano la vita rifiutandosi di pagare il pizzo".Secondo il quotidiano inglese "c'é un senso di angoscia nazionale in Italia in questo scorcio di 2007" in cui "per la prima volta la Spagna ha superato l'Italia in termini di standard di vita" e in cui si sente "sul collo il fiato della Grecia". Il problema, dice il Times, non riguarda solo prezzi e salari, con un 'mood' che "raggiunge il cuore del dibattito dell'Italia con se stessa sulla propria anima e identità". Gli italiani, con Fabio Capello ct della nazionale inglese e Carla Bruni "che ha conquistato il cuore del presidente francese" stanno ricoprendo ruoli importanti nel mondo, tuttavia, in patria, "sono consumati da un senso di declino nazionale". In particolare, la sensazione è che "il passato é la gloria dell'Italia, ma ne è anche la sua prigione, con la politica e l'economia dominate da una gerontocrazia, mentre gli imprenditori e i politici più giovani sono tenuti a freno". A giudizio del quotidiano, che cita tra le altre le opinioni di Umberto Eco, Michele Salvati, Gianpaolo Pansa, Francesco Caltagirone anche l'arte fa fatica: "Sebbene - si legge nell'articolo - ci siano buoni registi, non c'é nessuno che possa essere paragonato a Fellini o Visconti, e Monica Bellucci, con tutta la sua bellezza, non è Sofia Loren (e in ogni caso vive a Parigi)". Prendendo spunto dal libro 'La Casta', il Times si sofferma poi sugli sprechi della politica, con "il Quirinale che costa quattro volte quanto Buckingham Palace" e sottolinea le criticità del mondo del lavoro dove "prevale una mentalità di lavoro per tutta la vita", con posti assegnati "non sul merito ma attraverso una rete di favori reciproci e legami familiari noti come 'raccomandazione' (in italiano, ndr)" e con scioperi a ripetizione. "Perfino il nucleo familiare italiano - continua il Times - una volta baluardo (con la Chiesa Cattolica) della società italiana, è in declino, con un aumento dei tassi di divorzio, una bassa natalità e l'incremento dei genitori single", anche se la famiglia "continua a rappresentare un rifugio per i giovani italiani". Il quotidiano punta poi il dito sulla povertà delle famiglie (11%), i costi dell'energia, la forza dell'euro che colpisce l'industria del lusso e la concorrenza dall'Asia sul tessile. Il risultato, conclude il Times citando la ricerca dell'Università di Cambridge, "é che gli italiani sono i meno felici d'Europa", anche se "c'é una speranza": "In Sicilia - ricorda il quotidiano - il potere invalidante della mafia è finalmente contrastato dagli imprenditori, quasi tutti quarantenni con esperienza in campo europeo, che rischiano la vita rifiutandosi di pagare il pizzo".SINGOLARE 'TIMES' QUANDO ITALIA SUPERA GB IN EXPORT - "E' singolare che questo articolo esca proprio quando i dati sull'export evidenziano come l'Italia avrebbe superato la Gran Bretagna". Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, avrebbe commentato così con i suoi collaboratori, secondo quanto si apprende, l'articolo uscito oggi sul 'Times' che boccia il Belpaese.

venerdì 21 dicembre 2007

Ride il telefono



ROMA - "Un attacco criminale alla privacy". E' furiosa la reazione di Silvio Berlusconi dopo la pubblicazione sul sito dell'Espresso e di Repubblica.it del colloquio telefonico con il responsabile di Rai Fiction Agostino Saccà. Il caso arriva in serata anche a palazzo Chigi che ribadisce la richiesta alla magistratura di indagare ''senza dimenticare le prerogative delle persone e rispettando le garanzie costituzionali''. La presidenza del Consiglio auspica quindi una accelerazione della riforma del sistema radiotelevisivo. L'ira di Berlusconi. Il cavaliere attacca frontalmente: "Sono stato esposto al pubblico ludibrio senza motivo. Non c'è niente di preoccupante, salvo il fatto che siamo in un paese in cui non c'è più libertà". Poi l'affondo del Cavaliere si sposta contro la Rai dove lavora "chi si prostituisce o chi è di sinistra". Parole dette da chi, nella telefonata con Saccà, "suggerisce" il nome di alcune avvenenti attrici. Una in particolare che il Cavaliere lega a un senatore della maggioranza che Berlusconi cerca di convincere a cambiare schieramento. "In Rai non c'è nessuno che non sia stato raccomandato, a partire dal direttore generale che non è certo stato scelto attraverso una ricerca di mercato". "Io - continua il Cavaliere - ho fatto diversi interventi solo per segnalare personaggi che non sono di sinistra e che sono stati messi completamente da parte in Rai".

"Rivendico ciò che ho fatto". In serata il capo del Pdl difende le sue parole al capo di Rai fiction. "Si capisce benissimo - dice - che in tutti e due i casi ho fatto interventi assolutamente apprezzabili. Uno per un'ingiustizia. L'altro per un caso doloroso di una persona che non lavorava e che non facevano lavorare". Rai e Fnsi. Viale Mazzini risponde all'ex premier con un comunicato: "Di fronte ad accuse indiscriminate e dai toni inaccettabili, la Rai ribadisce la piena fiducia nei propri dipendenti e collaboratori, nelle loro capacità professionali e nel loro costante e reale impegno per il miglioramento del servizio pubblico radiotelevisivo".

mercoledì 19 dicembre 2007

A morte la pena di morte


Una vittoria per l'Italia.




Con 104 voti favorevoli, 54 contrari e 29 astenuti, l'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato la risoluzione di moratoria universale contro la pena di morte. La votazione e' avvenuta dopo le dichiarazioni di voto contrarie di paesi come Antigua, Barbados, Singapore e Nigeria e quella favorevole del Messico. La risoluzione era stata gia' approvata lo scorso 15 novembre dalla Terza Commissione dell'Onu con 99 voti favorevoli, 52 contrari e 33 astenuti.


PRODI, ''GIORNATA STORICA, SALUTO VOTO CON INTENSA COMMOZIONE''. ''Saluto con intensa commozione il voto con cui oggi l'assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione che chiede a tutti gli stati membri di sospendere l'esecuzione della pena di morte''. Lo ha detto il presidente del Consiglio Romano Prodi che e' sceso in sala stampa a Palazzo Chigi poco dopo la notizia arrivata da New York. ''E' davvero una giornata storica e l'orgoglio dell'Italia e' aver promosso per prima la mozione''. ''L'Italia ha molto contribuito a diffondere pace e giustizia nel mondo'' ha detto ancora Prodi, ''il paese che ha promosso questa iniziativa che si e' presto trasformata in una grande coalizione internazionale per il diritto e la dignita' delle persone''. ''Voglio ringraziare il capo dello Stato - ha aggiunto Prodi - che ha sempre seguito con attenzione e sostegno la nostra azione, grazie anche al Parlamento, che con il suo voto unanime ha dato forza decisiva alla nostra scelta e grazie anche ai ministri D'Alema e Bonino per il loro grande lavoro, a tutti i membri del governo, alle associazioni e ai cittadini che si sono mobilitati in questi mesi''.


NAPOLITANO, UN SEGNALE STORICO. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appreso il risultato della votazione all'ONU sulla risoluzione per la moratoria sulla pena di morte, ha rilasciato la seguente dichiarazione: ''Desidero esprimere la mia profonda soddisfazione per l'approvazione, da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della Risoluzione per la moratoria della pena capitale nel mondo. E' uno storico segnale che l'organo piu' rappresentativo, per la sua universalita', delle Nazioni Unite lancia alla Comunita' Internazionale, richiedendo agli Stati di sospendere le esecuzioni capitali nella prospettiva dell'abolizione della pena di morte. La risoluzione, fortemente promossa dall'Italia e sostenuta dall'Unione Europea, e' stata presentata nell'ambito di una intesa a cui hanno aderito paesi di tutti i continenti. L'Unione Europea e' riuscita cosi' a coinvolgere un ampio gruppo di paesi, a testimonianza del vasto sostegno ai principi di valore universale che sono alla base dell'iniziativa. In questa difficile campagna il nostro Paese ha avuto un ruolo centrale. Per l'Italia la lotta contro la pena di morte e' uno dei temi prioritari nel campo dei diritti umani. Il successo di questa fondamentale azione - conclude il Capo dello Stato - e' dovuto all'impegno del Parlamento, del Governo, del Ministro degli Affari Esteri, della Rappresentanza d'Italia presso le Nazioni Unite nonche' della societa' civile italiana, che l'ha sostenuta in tutte le sue tappe. A tutti rivolgo il mio piu' vivo apprezzamento''.

martedì 18 dicembre 2007

102 anni di ingiustizia




GENOVA - Sono stati condannati complessivamente a 102 anni e 10 mesi di reclusione 24 dei 25 no global imputati per devastazione e saccheggio durante le manifestazioni del G8 nel luglio 2001 a Genova. Una sola imputata, Nadia Sanna, è stata assolta per non aver commesso il fatto.
A ottobre, i pubblici ministeri Anna Canepa e Andrea Canciani avevano chiesto pene detentive per un totale di 225 anni per i 25, accusati di essere responsabili delle violenze e devastazioni per le strade del capoluogo ligure nei giorni del G8.
La condanna più pesante, di 11 anni, è stata data a Marina Cugnaschi, 41 anni di Lecco, ritenuta appartenente ai black block. Per lei i pm avevano chiesto 16 anni di reclusione, la pena più alta. La più bassa invece -- di 5 mesi -- è stata inflitta a Domenico Ceci.
Tra gli altri, Francesco Puglisi di Catania e Vincenzo Vecchi di Bergamo sono stati condannati a 10 anni e 6 mesi, mentre Alberto Funaro è stato condannato a 9 anni.
Massimiliano Monaio, giudicato responsabile del lancio di una trave verso una camionetta dei carabinieri, è stato condannato a cinque anni.
I giudici del tribunale di Genova hanno chiesto inoltre che siano inviati ai pm gli atti relativi alla testimonizia di quattro funzionari di polizia per falsa testimonianza.
La sentenza è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio.

giovedì 13 dicembre 2007

Accade in Cina


Tutti lo sanno e nessuno fa niente. In Cina le figlie femmine sono spacciate, guardate il documento che segue e rabbrividite di sdegno con noi. Tutto ciò deve finire: ecco il link

mercoledì 12 dicembre 2007

Abbasso l'uniteralità




WASHINGTON - Dalla Casa Bianca a Villa Firenze. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concluso martedì sera con un ricevimento a Villa Firenze, la residenza privata dell'ambasciatore d'Italia a Washington, la sua prima giornata di visita ufficiale negli Stati Uniti, aperta con un colloquio col presidente George W. Bush alla Casa Bianca.
Nel corso di circa due ore di colloquio Napolitano e Bush avevano passato in rassegna i principali temi di politica internazionale - dall'Iran al Kosovo, dall'Afghanistan al Libano - riscontrando molti punti di convergenza, ma anche la necessità di un approccio multilaterale per giungere alla soluzione dei problemi. Il presidente Napolitano ha sottolineato, nel suo incontro con i media, il concetto che l'Europa deve fare di più per la sicurezza internazionale. "L'Europa non può chiedere agli Stati Uniti di garantirla. Questo è un dovere di tutti. L'Europa deve essere all'altezza del compito". Circa il Kosovo è stata riscontrata la crescente "consapevolezza americana che si tratta soprattutto di una questione europea", come ha notato il ministro degli esteri Massimo D'Alema al termine del colloquio, mentre per quanto riguarda l'Iran l'Italia ha sottolineato la importanza di una strategia internazionale che consenta di lavorare su due binari: la pressione sull'Iran ma anche la ricerca di una soluzione politico diplomatica". E' un concetto ribadito dal ministro D'Alema, nel pomeriggio, durante il suo incontro col segretario di stato Condoleezza Rice. "Abbiamo notato una differenza - ha sottolineato D'Alema - tra l'approccio unilaterale Usa del passato e la scelta invece chiara adesso di affrontare la questione dell'Iran insieme alla comunità internazionale, nelle sedi multilaterali, a cominciare dalle Nazioni Unite".
Il presidente Napolitano si è recato nel pomeriggio al Congresso per incontrare la speaker (Presidente) della Camera Nancy Pelosi, leader dell'opposizione e considerata la donna più potente d'America. Napolitano si è quindi recato alla ambasciata d'Italia a Washington per un incontro con i membri del 'German Marshall Fund' e per inaugurare la mostra 'Richard Ginori 1737-1937' che presentava le splendide ceramiche del Museo Doccia. Tra gli ospiti c'era anche l'astronauta italiano Paolo Nespoli, reduce dalla più recente missione spaziale dello shuttle. La prima giornata negli Stati Uniti della visita del presidente Napolitano si è conclusa con un ricevimento a Villa Firenze con la partecipazione di numerose personalità del mondo politico e culturale americano. Domani, dopo un incontro con la comunità italiana e una visita al cimitero militare di Arlington, Napolitano si trasferirà a New York dove resterà fino a giovedì sera, per fare poi ritorno in Italia.

lunedì 10 dicembre 2007

Autotrasportatori in sciopero: resistete!


Oggi pomeriggio sono andato a Lecce. All'ingresso della città decine e decine di camion, centinaia di autotrasportatori in sciopero. Amici cari, LA RESISTENZA è con voi.




Disagi anche sulle strade del Salento a causa dello sciopero degli autotrasportatori che si protrarrà fino a venerdì. Stamani i camionisti in stato di agitazione hanno bloccato la superstrada Lecce-Brindisi, nel tratto di percorrenza tra gli svincoli per Trepuzzi e Squinzano. Circa tre chilometri di automezzi incolonnati hanno reso agli automobilisti la circolazione praticamente impossibile, che sono stati costretti ad allungare il tragitto deviando per le strade parallele alla “613”.Tante le richieste al governo da parte degli autotrasportatori. Che chiedono una diversa e migliore regolamentazione sui costi d'impresa, eliminazione dell'abusivismo. regole sulle tariffe. Tra i punti oggetto della vertenza c’è anche l'aumento incontrollato del costo del gasolio e del costo del lavoro, i pagamenti dei servizi di autotrasporto a tempi indeterminati, l'aumento dell'indebitamento per impresa che è arrivato anche a sfiorare i 200mila euro per impresa, i continui aumenti dei pedaggi autostradali e un quadro normativo non adeguato.




Lo sciopero è stato indetto per chiedere un aumento della capacità contrattuale, il contenimento del prezzo del gasolio e dei costi d'esercizio, il riconoscimento del costo minimo, la lotta all'abusivismo e alla concorrenza sleale e la certezza sui tempi di pagamento, come si legge in un comunicato stampa congiunto di Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Fai, Fiap L, Sna Casartigiani, Fiap M e Unitai.
Per parte sua il governo, che ha convocato le associazione degli autotrasportatori domani a Palazzo Chigi, rivendica invece, in un comunicato del ministero dei Trasporti, di aver stanziato incentivi per 70 milioni di euro per il ricambio dei veicoli e 116 milioni per la logistica, di aver approvato una serie di agevolazioni fiscali per gli autotrasportatori, di aver aumentato i controlli sui mezzi pesanti che circolano sulle strade italiane, anche per il rispetto delle norme sulla concorrenza.
L'esecutivo dice di essere anche impegnato nella riforma delle leggi sull'autotrasporto e nella definizione di nuove norme sui contratti dell'autotrasporto.
"Sicuramente ci sono stati alcuni eccessi non adeguati al clima di dialogo e confronto in virtù del quale c'è stata la convocazione delle parti venerdì scorso", hanno detto fonti di Palazzo Chigi, aggiungendo che "ancora una volta alcune parti hanno voluto fare scontare [la protesta] ai cittadini mentre altre hanno deciso di aspettare la riunione di domani".

10/12: Giornata Internazionale dei Diritti Umani


Per gentile concessione della sede PRC di Sezze.


di Francesco Martone*


Oggi si celebra in tutto il mondo la giornata delle Nazioni Unite sui diritti umani. E' l'occasione, a pochi giorni dall'inizio delle celebrazioni mondiali per il 60simo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, ed all'indomani degli sfrenati attacchi di Papa Ratzinger ad uno dei capisaldi della legalità internazionale, per tracciare un bilancio a casa nostra. Lo scorso anno l'Italia è entrata a far parte del Consiglio ONU sui Diritti Umani e per potersi candidare al Consiglio l'ìItalia ha presentato un programma di lavoro e di impegni a livello internazionale e nazionale. A che punto siamo con quella tabella di marcia?Tra questi impegni (volontari, si specifica) va ricordato quello della firma della Convenzione ONU sulle Sparizioni Forzate aperta alla firma nel febbraio 2007. Ad oggi non risulta alcuna mossa del governo volta a sostenere questo importante strumento relativo non solo ai "desaparecidos" ma anche osteggiato apertamente dagli Stati Uniti in quanto assimilabile ai crimini delle "rendition" quelle pratiche segrete della CIA che continuano seppur sotto traccia, non solo in Europa ma anche nel Corno d'Africa. Si è poi impegnata a promuovere un maggiore "sostegno alle risoluzioni contro il razzismo, la xenofobia e tutte le forme di discriminazione presentate al Consiglio diritti umani, individuando in particolare una serie di azioni specifiche miranti all'eliminazione di ogni forma di discriminazione".Certo le vicende del decreto sull'espulsione come originariamente inteso , e le gravi discriminazioni nei confronti dei Rom non sembrano andare verso tale direzione. L'Italia comunque è stata tra i primi firmatari della Convenzione sui diritti delle persone disabili e del suo Protocollo opzionale (New York, 30 marzo 2007) ed ora si attende la ratifica da parte del Parlamento. Per quanto riguarda la tortura, da una parte l'ìItalia si impegna ad attivarsi per l'aumento del numero di Paesi che hanno ratificato e dato attuazione alla Convenzione contro la tortura. Dall'altra, però, la legge sulla tortura continua ad incontrare ostacoli in Senato, mentre non è stato annunciata ancora la decisione di ratificare il protocollo agiuntivo della Convenzione ONU sulla Tortura, che prevede strumenti di ispezione e monitroaggio indipendente nei lughi di detenzione in tutto il paese. Si adduce a giustificazione di questo ritardo il fatto che alla Camera è stato già approvato un disegno di legge sul garante dei diritti dei detenuti, allargato a comprendere strumenti di tutela e monitoraggio su tutti i diritti umani, e che quindi una volta istituito tale organismo si potrà procedere ad ottemperare a tali impegni. Ciononostante, anche il disegno di legge sul garante dei diritti dei detenuti e dei diritti umani non ha ancora iniziato il suo iter in Senato. E, pur rappresentando un importante passo in avanti (è oltre un decennio che l'Italia si deve dotare di un organismo indipendente sui diritti umani), la figura del garante andrà adattata a quanto ci chiedono le Nazioni Unite con i Principi di Parigi in termini di indipendenza, e funzioni specifiche. Solo così si potrà tener fede all'impegno presentato all'ONU con la candidatura, secondo il quale l'Italia istituirà la Commissione nazionale indipendente per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Per quanto riguarda la pena di morte l'Italia si era impegnata a sostenere la moratoria universale come "obiettivo intermedio" e questo sta facendo con forza e convinzione. Meno convinzione si registra rispetto all'altro impegno quello di adattare l'ordinamento normative interno per attuare lo statuto del Tribunale Penale Internazionale, tema sul quale il governo non ha ancora presentato un proprio disegno di legge. Oltre questi impegni altri sono i ritardi sui quali il nostro paese dovrà intervnire con determinazione. Non esiste ancora una legge organica sul diritto d'asilo, anzi risulterebbe da denunce di Human rights Watch che l'Italia sia il capofila di una cordata di governi che a livello internazionale tentano di indebolire il principio del non-respingimento (non-refoulement) di un migrante in caso di rischio di tortura nel proprio paese di orgine. Facendo leva sul criterio delle "garanzie diplomatiche" fornite dal governo del paese di origine, si rischia di minare uno dei principio cardine del diritto internazionale. E per chiudere che dire dell'assoluta assenza di volontà politica di ratificare la Convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) numero 169 sui diritti dei popoli indigeni e tribali? La risposta di fonti ministeriali è che in Italia non ci sono popoli indigeni mentre in realtà quello che preoccu pa sono le possibili ricadute sule attività delle imprese italiane in terre indigene.Disse una volta Richard Falk, autorevole giurista ed attivista dei diritti umani, che i diritti umani vanno presi "seriamente principalmente a casa propria" piuttosto che farne un'appendice di politica estera. La questione cruciale è quella dei doppi standard, che permettono l'uso strumentale del tema dei diritti umani per scopi di tattica o opportunismo geopolitico o strategico. E' quel rischio che fa parlare Slavoj Zizek di "oscenità dei diritti umani" usati a pretesto per ingerenza militare o per avanzare il fondamentalismo di mercato. Proprio per evitare tale eventualità e tali interpretazioni, andrà garantita massima coerenza nelle politiche relative ai diritti umani, determinante per la credibilità dell'azione di un governo e di un intero paese, il nostro incluso.


*Senatore Prc-S.E.

Torino, è strage




TORINO - Si aggrava di giorno in giorno il bilancio dell'incendio alla ThyssenKrupp di Torino, l'acciaieria che nella notte tra mercoledì e giovedì ha trasformato in torce umane sette operai. Finora sono morte quattro persone, e altre tre sono in fin di vita. Oggi sono state effettuate le prime iscrizioni nel registro degli indagati nei confronti della ThyssenKrupp. Le indagini. Intanto il pm Raffaele Guariniello ha aperto due procedimenti penali paralleli come prevede la legge: "Uno riguarda le persone fisiche responsabili dei fatti, l'altro l'impresa". Secondo indiscrezioni nell'iscrizione nel registro degli indagati vengono contestate le ipotesi di accusa di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro colposo. Al momento non è chiaro quante persone siano state indagate, ma secondo voci non confermate potrebbe essere due o tre. La procura ha anche chiesto al ThyssenKrupp tutto l'organigramma della società, compreso quello della capogruppo tedesca, per valutare ruoli e competenze. Le prime autopsie sulle vittime saranno eseguite lunedì e martedì prossimo. Accertamenti in fabbrica. Nel frattempo proseguono gli accertamenti in fabbrica per capire con precisione il punto in cui si è verificata la tragedia. La procura ha sequestrato una sorta di scatola nera che riguarda l'apparecchiatura. Al vaglio anche la causa dell'incendio e se tutte le norme per la sicurezza sono state rispettate. Per questo motivo la procura ha controllato oggi tutti gli estintori dello stabilimento. Gli estintori. Al momento dell'incidente alcuni operai hanno denunciato che 3 estintori su 5 non funzionavano. Obiettivo degli inquirenti è capire che uso ne venisse fatto da parte dell'azienda e degli operai. Pare infatti che alle volte, nei piccoli interventi, gli estintori fossero usati per metà e poi non più ricaricati. Una prassi, quest'ultima, che li rendeva inutilizzabili perché il materiale all'interno diventava scadente sul fronte della sicurezza.
Nel frattempo la Procura ha incaricato l'Asl di fare ogni accertamento sulla sicurezza dello stabilimento anche per il futuro: sono pertanto iniziati i primi controlli sugli oltre 300 estintori esistenti nello stabilimento. Trenta di essi sono stati portati nella sede dei vigili del fuoco dove verranno analizzati nel dettaglio perché contengono materiale liquido e gassoso. Agli altri è stata applicata una procedura che ne permette l'uso ma non la modifica in attesa degli accertamenti della magistratura. La squadra antincendio. Altro aspetto da chiarire è l'operato della squadra antincendio e la sua formazione. Pare infatti che gli operai avessero la prassi di sbrigarsela da soli quando capitavano piccoli inconvenienti. Non è chiaro se la notte dell'incidente la squadra antincendio fosse presente al completo nello stabilimento o se ci fosse un solo componente che, come emergerebbe dalle prime indiscrezioni, era in un altro reparto. Le vittime. Il primo a perdere la vita è stato Antonio Schiavone, 36 anni, che abitava a Envie (Cuneo) con moglie e tre figli piccoli, il più vicino alla linea 5 dell'impianto di trattamento termico dove si è sviluppato l'incendio. Stamattina, poco prima delle sette, è morto Roberto Scola, 33 anni, che era stato ricoverato all'ospedale Molinette, mentre nel pomeriggio, al San Giovanni Bosco, Angelo Laurino, 43 anni, è stato stroncato da un'insufficienza multiorgano. Entrambi avevano ustioni di terzo grado sul 95% del corpo. Scola, viveva a Torino, era sposato aveva due figli molto piccoli (uno di 17 mesi e l'altro di quasi tre anni).Quando è arrivato al pronto soccorso del Cto era cosciente e terrorizzato all'idea di non rivedere più i suoi bimbi. Laurino, anche lui residente a Torino, aveva due figli, Fabrizio di 12 anni e Noemi di 14. E questa sera al Cto di Torino, è morto anche Bruno Santino, 26 anni. L'operaio era stato trasferito in giornata dall'ospedale Maria Vittoria al centro grandi ustionati del Cto. A pregare tutto il giorno perché si salvasse il fratello Luigi, pure lui operaio alla ThyssenKrupp, ma non era di turno mercoledì notte. I feriti. Rimane appeso a un filo il destino degli altri tre feriti gravissimi, di cui tre ricoverati a Torino ed uno a Genova. All'ospedale Maria Vittoria lotta tra la vita e la morte Giuseppe De Masi, 26 anni, che vive a Torino con i genitori ed ha una madre infermiera. Mentre alle Molinette è ricoverato Rocco Marzo, di 54, sposato a padre di due figli. A fine mese sarebbe dovuto andare in pensione. Tutti hanno ustioni di secondo e terzo grado su oltre il 90 per cento del corpo. Viene tenuto in coma farmacologico, all'ospedale Villa Scassi di Genova, Rosario Rodinò, 26 anni. Ha ustioni sul 90 per cento del corpo e le sue condizioni starebbero peggiorando.

giovedì 6 dicembre 2007

Neo-conformismo

In una intervista della Tv americana, Jane Clayson ha chiesto ad una ragazza orfana a causa della tragedia delle Twin Towers:

"Dio come ha potuto permettere che avvenisse una sciagura del genere?"
La risposta che ha ricevuto è.. "interessante":

Io credo che Dio sia profondamente rattristato da questo, proprio come lo siamo noi, ma per anni noi gli abbiamo detto di andarsene dalle nostre scuole, di andarsene dal nostro governo, di andarsene dalle nostre vite.

Essendo Lui quel gentiluomo che è, io credo che con calma Egli si sia fatto da parte. Come possiamo sperare di notare che Dio ci dona ogni giorno la Sua benedizione e la Sua protezione se Gli diciamo: "lasciaci soli"?

Considerando i recenti avvenimenti... attacchi terroristici, nelle scuole... ecc... penso che tutto sia cominciato quando 15 anni fa Madeline Murray O'Hare ha ottenuto che non fosse più consentita alcuna preghiera nelle nostre scuole americane e le abbiamo detto OK.

Poi qualcuno ha detto: "è meglio non leggere la Bibbia nelle scuole"...
(la stessa Bibbia che dice, Tu non ucciderai, Tu non ruberai, ama il tuo prossimo come te stesso) ...
e noi gli abbiamo detto OK.

Poi, il dottor Benjamin Spock ha detto che noi non dovremmo sculacciare i nostri figli se si comportano male perché la loro personalità viene deviata e potremmo arrecare danno alla loro auto-stima, e noi abbiamo detto "un esperto sa di cosa sta parlando" e cosi abbiamo detto OK.

Poi, qualcuno ha detto che sarebbe opportuno che gli insegnanti e i presidi non punissero i
nostri figli quando si comportano male, e noi abbiamo detto OK.

Poi alcuni politici hanno detto: "Non è importante ciò che facciamo privato purché facciamo il nostro lavoro" e d'accordo con loro, noi abbiamo detto OK.

Poi qualcuno ha detto: "Il presepe non deve offendere le minoranze", così nel famoso museo Madame Tussaud di Londra al posto di Maria e Giuseppe hanno messo la Spice girl Victoria Beckam e noi abbiamo detto OK.

E poi qualcuno ha detto: "Stampiamo riviste con fotografie di donne nude e chiamiamo tutto ciò salutare apprezzamento per la bellezza del corpo femminile".
E noi gli abbiamo detto OK.

Ora ci chiediamo come mai i nostri figli non hanno coscienza e non sanno distinguere ciò che e
giusto da ciò che è sbagliato. Probabilmente, se ci pensiamo bene noi raccogliamo ciò che abbiamo seminato.

Buffo come sia semplice, per la gente, gettare Dio nell'immondizia e meravigliarsi perché il mondo sta andando all'inferno.

Buffo come crediamo a quello che dicono i giornali, ma contestiamo ciò che dice la Bibbia.

Buffo come tutti vogliono andare in Paradiso, ma al tempo stesso non vogliono credere.. pensare né fare nulla di ciò che dice la Bibbia.

Buffo come si mandino migliaia di barzellette via e-mail che si propagano come un incendio, ma quando si incomincia a mandare messaggi che riguardano il Signore, le persone ci pensano due volte a scambiarseli.

Buffo come tutto ciò che è indecente, scabroso, volgare ed osceno circoli liberamente nel cyberspazio, mentre le discussioni pubblicate su Dio siano state soppresse a scuola o sul posto di lavoro.

Buffo come a Natale nelle scuole la recita per i genitori non possa più essere sulla natività ed al suoposto venga proposta una favola di Walt Disney.

Buffo come si stia a casa dal lavoro per una festività religiosa.. ma non si conosca nemmeno quale sia la ricorrenza.

Buffo come qualcuno possa infervorarsi tanto per Cristo la domenica, mentre e di fatto un cristiano invisibile durante il resto della settimana.

Buffo come posso essere più preoccupato di ciò che pensa la gente di me piuttosto che di ciò che Dio pensa di me.

mercoledì 5 dicembre 2007

Scoperta l'acqua calda




L'assenteismo nella pubblica amministrazione costa quasi un punto di Pil e cioe' 14,1 miliardi di cui 8,3 mld negli enti centrali e 5,9 mld in quelli locali. E' la stima del presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che nel suo intervento all'inaugurazione del nuovo anno accademico dell'Universita' Luiss, ha definito l'assenteismo l'emblema dell'inefficienza e del cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, il fenomeno piu' evidente e clamoroso. Secondo Montezemolo tra i ministeri il top si raggiunge alla Difesa con 65 giornate di assenza in un anno seguito dal dicastero dell'Economia e dell'Ambiente, entrambi con oltre 60 giorni. Altrettanto elevato e' l'assenteismo nell'Agenzia delle Entrate. Tra gli enti locali, spicca il Comune di Bolzano con 74 giorni di assenza all'anno pari al 29% delle giornate lavorative. Oltre 70 giorni anche per il Comune di La Spezia e la Provincia di Ascoli Piceno. Bisogna pagare di piu' solo chi lo merita, penalizzando chi non lavora, ha detto ancora, insistendo sulla necessita' di remunerare di piu' chi lavora di piu', sia nel pubblico che nel privato. E sanzionare chi non produce pur essendo pagato per farlo. Per il numero uno di Viale dell'Astronomia nel pubblico impiego occorre una verifica oggettiva dell'impegno. Basta con premi di risultato uguali per tutti, ha esortato. E' chiaro che anche nella pubblica amministrazione ci sono emergenze da far emergere e cioe' persone straordinarie il cui entusiamo viene ogni giorno mortificato da un sistema che come obiettivo ha quello di portare tutti alla velocita' del piu' lento. Gli aumenti salariali devono essere legati alla produttivita', ha aggiunto il leader degli industriali. E' questo lo spirito su cui deve basarsi la riforma del metodo di contrattazione grazie al dialogo innanzitutto con i sindacati e coinvolgendo poi anche il Governo. Per montezemolo, infine, la nostra rimane una societa' incentrata sulle caste. Invece di premiare chi merita viviamo in una societa' in cui la mobilita' sociale e' bassissima, dove i figli perpetuano il lavoro dei padri, dove c'e' poco posto per i giovani nelle posizioni di vertice della politica e delle professioni. Tra le persone di 18-37 anni, sei figli di operai su 10 fanno gli operai: una quota che e' addirittura in aumento rispetto alle generazioni precedenti - ha commentato - sette (su 10) figli di professionisti, imprenditori, dirigenti, fanno i professionisti, imprenditori, dirigenti. Qualche segnale di mobilita' in piu' c'e' nelle regioni del Nord ma non nel resto del Paese.

martedì 4 dicembre 2007

Il solito guerrafondaio




TEHERAN - Il rapporto dell'intelligence Usa, che dimostra come il programma nucleare iraniano sia stato dismesso nel 2003, non cambia la visione delle cose di George W. Bush. Oggi infatti il presidente, malgrado il ridimensionamento della minaccia proveniente da Teheran, sostiene che le tentazioni atomiche di quel Paese restano un pericolo, e che gli Stati Uniti mantengono sul tavolo l'opzione militare per fronteggiarla. "La migliore diplomazia, la più efficace, è quella in cui tutte le opzioni solo sul tavolo", spiega Bush, secondo cui il rapporto dell'intelligence non cambia nulla: "L'Iran era pericoloso, è ancora pericoloso e sarà pericoloso se hanno le conoscenze necessarie per fare un ordigno nucleare". Anzi, il rapporto rappresenta "un segnale di avvertimento sul fatto che (Teheran) aveva un programma e che lo ha fermato". "Sono le pressioni diplomatiche ad aver fatto cambiare idea all'Iran", sostiene poi il presidente, riferendosi al blocco del programma militare nel 2003, e sottolineando che "il metodo del bastone e della carota funziona". "Questo è il momento di lavorare insieme ai partner della comunità internazionale: la mia posizione non è cambiata", in un momento in cui l'Iran "sta sperimentando missili balistici e arricchendo uranio". Insomma, Bush esorta gli altri Paesi a mantenere alta l'attenzione su Teheran: "Il modo migliore per essere sicuri che nel mondo regni la pace in futuro è che la comunità internazionale continui con una voce sola a avvertire gli iraniani: vi isoleremo".
Molto diversa la reazione dell'Iran alle conclusioni degli esperti americani. Il governo si dice soddisfatto dalle loro analisi, attraverso le parole del ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki alla radio: "E' naturale che diamo il benvenuto al fatto che i paesi che in passato avevano domande e ambiguità sulla vicenda ora rivedono il loro punto di vista in maniera realistica. Il contesto pacificio delle attività nucleari dell'Iran iniziano ed essere chiare al mondo". Il documento consegnato al Congresso dal "National Intelligence Estimate" (Nie), il coordinamento delle 16 agenzie di spionaggio Usa, sulla base degli elementi raccolti fino al 31 ottobre scorso, afferma in particolare di "essere molto fiducioso" che Teheran abbia sospeso lo sviluppo di ordigni atomici alla fine del 2003 e "moderatamente fiducioso" che non l'abbiano ripreso fino ad almeno a metà del 2007. Elementi che portano il Nie a sostenere che Teheran "è meno determinata a sviluppare ordigni atomici" di quanto l'amministrazione Bush abbia affermato negli ultimi due anni anche se "tiene aperta l'opzione dello sviluppo di ordigni nucleari e non sappiamo se al momento intenda realizzarli".

sabato 1 dicembre 2007

Greenpeace a Cerano: era ora!


Dal sito: http://italy2.peacelink.org

Azione di Greenpeace alla centrale Enel di Brindisi Sud. Secondo quanto riferisce l'associazione ambientalista, all'alba di questa mattina gli attivisti sono entrati all'interno della centrale a carbone per ricordare che, a pochi giorni dall'apertura del vertice delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici a Bali, «il carbone è il primo nemico del clima globale». I volontari hanno aperto striscioni sia sul tetto della centrale Enel, che sul grande carbonile all'aperto. Il banner più grande (20x25 mt) è stato posto accanto al logo dell'Enel con la scritta '1st climate killer in Italy'.
I lavoratori della centrale «Federico II» di Brindisi, pur dando il «benvenuto» ai volontari di Greenpeace, hanno respinto le affermazioni fatte, dichiarando che il «carbone è energia, l'energia è vita». L'invito, in blocco dei dipendenti della centrale di Cerano, è stato: «Lasciateci lavorare».
All'azione internazionale hanno partecipato i rappresentanti di Greenpeace Italia e oltre quindici attivisti provenienti anche da Canada, Svizzera e Gran Bretagna. Sono intervenuti gli agenti della sicurezza interna e le forze dell'ordine. «Siamo qui perchè la centrale di Brindisi Sud è il primo impianto per emissioni di gas serra in Italia, con 14,4 milioni di tonnellate di CO2 nel 2006», spiega Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace. L'Europa dovrà ridurre le proprie emissioni di almeno il 20% al 2020, ma - sottolinea Greenpeace - Italia e Spagna sono in coda tra i paesi con obiettivi di riduzione, secondo l'ultimo rapporto dell'Agenzia Europea dell'Ambiente.
«Se l'Europa intende essere leader nella lotta ai cambiamenti climatici durante il vertice di Bali, stati come Italia e Spagna devono riportare le proprie emissioni sotto controllo, impedendo la costruzione di nuove centrali a carbone e chiudendo i vecchi impianti obsoleti, come quello dell'Enel a Brindisi - scrive l'associazione ambientalista - E' necessario invece investire su fonti rinnovabili e misure per l'efficienza energetica».
«Il Governo italiano controlla oltre il 30% di Enel, ma non sta facendo assolutamente nulla per far sì che la Società contribuisca al raggiungimento degli obiettivi nazionali per Kyoto - spiega Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace -. Romano Prodi, che è stato presidente della Commissione europea e che ha giocato un ruolo attivo per l'entrata in vigore del protocollo di Kyoto nel 2005, dovrebbe promuovere il massiccio sviluppo delle fonti rinnovabili, così come richiesto dall'Europa».
In Italia la prima fonte rinnovabile è l'efficienza energetica: investendo in misure di efficienza si potrebbe risparmiare al 2020 il 20% dei consumi elettrici nazionali - circa 100 miliardi di chilowattora - pari alla produzione di 6 centrali come quella di Brindi Sud.
Greenpeace ha annunciato che diffonderà da oggi la classifica degli impianti italiani che emettono più CO2 (anidride carbonica), scaricabile da sito web: http://www.greenpeace.org./
Secondo la classifica si trovano in Puglia i tre «peggiori impianti in Italia per emissioni di Co2», anidride carbonica. Oltre alla centrale Enel Federico II di Brindisi sud - che è stata assaltata stamane dal gruppo ambientalista e che ha prodotto 14.4 milioni di tonnellate di CO2 nel 2006 - figurano al secondo e terzo posto della lista lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto (con 10,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica nel 2006) e la centrale Edison di Taranto (con 10,1 milioni di tonnellate).
I lavoratori della centrale «Federico II» di Brindisi, pur dando il «benvenuto» ai volontari di Greenpeace, hanno respinto le affermazioni fatte, dichiarando che il «carbone è energia, l'energia è vita». L'invito, in blocco dei dipendenti della centrale di Cerano, è stato: «Lasciateci lavorare».
«Se Greenpeace che è presente in tutto il mondo, sceglie Brindisi come luogo simbolo della sua campagna, allora -dice una nota a firma dei lavoratori Enel della centrale Federico II- ha sbagliato indirizzo. Pechino, Shangai, Bombay, Singapore, Sidney, Miami, ma anche Colonia, Stoccarda e addirittura Copenhagen, sarebbero molto più indicate perché si tratta di città e Paesi che fondano le loro economie sull'uso del carbone per la generazione elettrica».
«Ogni anno - prosegue la nota - solo in Cina si costruisce una nuova centrale a carbone alla settimana, centrali che non possono essere paragonate per qualità e livello delle tecnologie, alla centrale Enel di Brindisi. Non accettiamo lezioni da chi non ha mai lavorato e dice sempre e solo no a tutto. Condanniamo con tutte le forze le azioni che questa mattina hanno offeso la nostra dignità con questa grave azione».

venerdì 30 novembre 2007

Avvelenati dal progresso

L'articolo che segue risale al 14 aprile scorso. Lo riporto, certo che tanti lo possano trovare interessante, specie i brindisini che giorno dopo giono sono avvelenati da carbone e altre schifezze.
Enrico Cervellera



Una nota del consigliere regionale Giuseppe Taurino (Ds) sull’alta incidenza dei tumori nel Nord Salento. “E’ quanto mai urgente il dibattito in Consiglio Regionale sull’ordine del giorno presentato dal sottoscritto insieme ai Consiglieri DS Antonio Maniglio e Giuseppe Romano riguardante l’inquinamento derivante dai fumi di Cerano e le gravi incidenze di neoplasie riscontrate sul territorio. Non è possibile assistere ancora ad un totale disinteresse da parte dell’ENEL nel coinvolgimento istituzionale della Provincia di Lecce e dei Comuni del Nord Salento sulle problematiche relative alla presenza di controlli riguardanti la centrale di Cerano (Brindisi). Oggi le popolazioni dell’area, particolarmente interessate da un elevato tasso di inquinamento, rivendicano garanzie sulle politiche di rientro dallo stesso e sui sistemi di rilevazione delle emissioni. Soprattutto dopo la triste conferma che ci proviene dal Rapporto ambientale, che vede la centrale di Cerano, con i suoi 15 milioni di tonnellate, al primo posto, in tutta Italia, per le emissioni di anidride carbonica con consistente ricaduta di polvere sottili.
Ribadisco la ferma volontà di un coinvolgimento dell’Arpa sul controllo delle emissioni dei fumi della centrale di Cerano e della presenza, nel tavolo negoziale con la Regione, Enel ed Edipower, anche della Provincia di Lecce e di una rappresentanza dei Comuni del Nord Salento perché si possano valutare congiuntamente i rischi di impatto ambientale, individuare una politica certa di rientro dall’attuale stress ambientale, ed adottare i necessari accorgimenti per evitare che la specifica esigenza legata al fabbisogno energetico sia prevalente rispetto ad ogni altra esigenza di tutela del diritto alla salute e alla salvaguardia ambientale”.

giovedì 29 novembre 2007

Ricordando il Signor G




TORINO - Una mostra e uno spettacolo teatrale ricorderanno nella Piazza dei Mestieri di Torino il cantautore Giorgio Gaber. L'esposizione, che sara' inaugurata il 1 dicembre, rimarra' aperta al pubblico dal 3 al 19. La mostra, promossa dalla Fondazione Giorgio Gaber, e' costituita da pannelli che illustrano fotografie, interviste, recensioni, testi di canzoni, monologhi, copertine di 33 e 45 giri, locandine.

martedì 27 novembre 2007

Indovina chi viene a cena




ANNAPOLIS - Parte sotto i migliori auspici la conferenza di Annapolis tra israeliani e palestinesi. A pochi minuti dall'inizio è arrivata la notizia dell'accordo raggiunto su un documento comune che delinei la cornice dei futuri negoziati per la pace in Medio Oriente. Lo ha riferito un alto responsabile di Tel Aviv. "Le due parti - ha detto - si sono accordate su una dichiarazione congiunta che verrà letta nel corso della conferenza". Ahmed Qorei, capo negoziatore palestinese, ha confermato l'accordo. "Sì c'è un documento", ha detto. Bush. Accolto dagli applausi di tutta la sala ad Annapolis, George Bush ha letto, in apertura della conferenza la dichiarazione congiunta degli israeliani e palestinesi, con a fianco Ehud Olmert e Mohammad Abbas. "Ci siamo accordati per avviare immediati negoziati bilaterali in buona fede per raggiungere un accordo di pace che risolva tutti i problemi in sospeso, compresi i problemi finali, senza eccezione", ha detto Bush, leggendo una dichiarazione congiunta israelo-palestinese. La dichiarazione, stilata dopo lunghi negoziati, impegna le due parti a lanciare negoziati "vigorosi" e "continui" facendo tutti gli "sforzi possibili per giungere ad un accordo entro la fine del 2008", ha aggiunto. La scadenza è chiaramente collegata alla fine del mandato del presidente Bush alla Casa Bianca. Bush ha anche esortato i palestinesi a "smantellare l'infrastruttura del terrore" e a Israele a "rimuovere gli avamposti illegali e a porre fine all'espansione degli insediamenti" ebraici nei territori palestinesi. Il traguardo, ha sottolineato Bush, è quello di giungere alla creazione di "due stati, Israele e Palestina, che vivano fianco a fianco nella pace e nella sicurezza".
Abu Mazen. Il futuro Stato Palestinese dovrà avere Gerusalemme est come capitale: lo ha ribadito oggi ad Annapolis il presidente dell'Anp Abu Mazen nel suo discorso introduttivo. Abu Mazen ha chiesto che Israele ponga fine agli insediamenti ebraici nei territori occupati, auspicando che i negoziati che inizieranno tra breve siano "completi e profondi". Il leader dell'Anp ha anche detto, rivolgendosi direttamente ai leader israeliani, che l'era della violenza e del terrorismo è terminata e si è detto certo che l'occasione fornita dalla conferenza di Annapolis sia "irripetibile". "Domani - ha aggiunto il presidente palestinese - dovremo iniziare negoziati profondi e completi su tutti gli argomenti dello status finale, compreso Gerusalemme, i profughi, le frontiere, gli insediamenti, l'acqua, la sicurezza, e tutto il resto". Per fare la pace, ha ribadito Abu Mazen, bisogna giungere ad "una volontà reciproca e strategica che porti alla fine dell'occupazione di tutti i territori palestinesi occupati nel 1967, compresa Gerusalemme Est, come anche il Golan siriano e quanto rimane del territorio libanese occupato, oltre a risolvere tutte le altre questioni relative al conflitto nei suoi aspetti politici, umanitari, individuali e comuni". Olmert. Nel suo discorso, il premier israeliano Ehud Olmert ha detto ai paesi arabi "che è ora di por fine al boicottaggio nei confronti dello stato di Israele". Israele è pronto a "dolorosi compromessi" sulla strada della pace, ha detto il premier. Olmert si è impegnato in prima persona a partecipare ai negoziati con i palestinesi per raggiungere un accordo di pace complessivo entro il prossimo anno e si è detto fiducioso che "saremo in grado di raggiungere un accordo in linea con l'aspirazione del presidente Bush: due Stati per due popoli". Israele "non è indifferente" alle tragedie sofferte dal popolo palestinese, ha aggiunto Olmert, per questo li assisterà, nell'ambito degli sforzi della comunità internazionale, nella creazione del loro Stato. Il premier israeliano ha riconosciuto come "il dolore e le privazioni" subite per anni dai palestinesi siano "uno degli elementi più profondi che hanno fomentato l'odio contro di noi". Hamas. Hamas ha bocciato senza appello la conferenza di Annapolis, dove non è stata invitata, e definisce il vertice "una perdita di tempo". "Si tratta solo di un party di addio a George W. Bush e un tentativo senza speranze di farlo sembrare un grande leader che riesce dove altri leader americani hanno fallito", ha dichiarato Amed Youssef, esponenti di primo piano del movimento di resistenza islamico. Oggi, decine di migliaia di sostenitori di Hamas hanno manifestato a Gaza, mentre a Hebron, in Cisgiordania, un uomo è stato ucciso e altri 35 sono rimasti feriti dalla polizia fedele a Fatah che cercava di disperdere centinaia di persone che dimostravano contro il vertice.

Torna il genio






Dal sito http://www.ansa.it/





ROMA - L'amore, ovvero "il regalo più bello che ci è cascato addosso". Ma anche il sesso, "il motore del mondo", e la politica, "da Voltaire a Silvio Berlusconi". Sono i temi che Roberto Benigni affronterà giovedì sera su Raiuno ne Il V dell'Inferno, in onda in diretta alle 20:30 subito dopo il Tg1 e senza interruzioni pubblicitarie. Lo annuncia lo stesso premio Oscar in una lettera in cui dà appuntamento agli italiani. La serata evento - che culminerà nella lettura del canto di Paolo e Francesca - riporterà Benigni in tv dopo il grande successo della trasmissione del 23 dicembre 2002, L'ultimo del Paradiso, e dopo il trionfale tour TuttoDante, che ha avuto oltre 100 repliche in 48 città diverse e più di un milione di spettatori.

lunedì 26 novembre 2007

I Savoia battono cassa




Vittorio Emanuele di Savoia e suo figlio, Emanuele Filiberto, hanno chiesto ufficialmente allo Stato italiano il riconoscimento di danni morali per un valore complessivo di 260 milioni di euro, senza contare gli interessi, in aggiunta alla restituzione dei beni confiscati alla famiglia Savoia dallo Stato quando nacque la Repubblica italiana.

A rivelarlo gli stessi Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto che in una intervista che andrà in onda questa sera su Rai Tre a Ballarò spiegano di avere inoltrato la richiesta di danni circa 20 giorni fa con una lettera di sette pagine al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio Romano Prodi tramite i propri legali, Calvetti e Murgia.

Tra i motivi della richiesta di risarcimento illustrati nella lettera e spiegati da Emanuele Filiberto ci sarebbero i danni morali dovuti alla violazione dei diritti fondamentali dell'uomo stabiliti dalla Convenzione Europea per i 54 anni di esilio dei Savoia sanciti dalla Costituzione Italiana. Secca e immediata la replica del Governo attraverso il segretario generale della presidenza del Consiglio, Carlo Malinconico, che spiega che il Governo non solo non ritiene di dover pagare nulla ai Savoia ma che pensa di chiedere a sua volta i danni all'ex famiglia reale per le responsabilità legate alle note vicende storiche.

sabato 24 novembre 2007

Attentato in Afghanistan: morto un militare italiano


E' morto per le gravi ferite riportate nell'attentato kamikaze avvenuto oggi alle porte di Kabul uno dei quattro militari italiani feriti. Daniele Paladini, maresciallo capo dell'esercito di trentacinque anni, sposato e con una figlia, è deceduto durante il trasporto verso l'ospedale di Kabul. (...)
Il presidente del Consiglio Prodi: esprimendo il cordoglio del governo ha ricordato che "l'eroico sacrificio di Paladini ha evitato danni più gravi" e che la strada da percorrere per riportare la pace in quelle terre tormentate è ancora lunga.

Ed ecco l'ennesima tragedia italiana e pugliese in particolare (Daniele era originario di Lecce) della povertà, della politica e della guerra.

Ancora una volta ad agire è qualche poveraccio che riceve la promessa della ricchezza per la propria famiglia e del paradiso per sè...
Ancora una volta a morire è una persona che era lì per lavoro e sicuramente per spirito di umanità e solidarietà.

Mi viene in mente l'eroismo di Daniele e dei suoi compagni rimasti feriti per cercare di fermare l'attentatore, del dramma dei bambini uccisi dalla deflagrazione...
E' giusto mandare in zone di guerra i nostri soldati a morire?
E' giusto tenere fede ad impegni internazionali così delicati?
Oppure è più giusto rinunciare ad una presenza che vuol dire, per la gente del posto, sostegno, mantenimento dell'ordine e ricostruzione?

Siamo tutti commossi... ma non dimentichiamo neanche che la maggior parte dei nostri soldati va in certe zone del mondo perché ci vuole andare, perché lì svolge un lavoro ben pagato e consapevole dei rischi a cui si va incontro.

Per me sono comunque degli eroi e hanno tutta la mia stima e vicinanza...

venerdì 23 novembre 2007

Get One, give one




L'iniziativa possibile attualmente solo negli Usa e in Canada

di ERNESTO ASSANTE

NEL 2005 un gruppo di professori del Media Lab del Mit di Boston, capitanato da Nicholas Negroponte, propose di produrre un computer che, costando solo 100 dollari, avrebbe potuto essere distribuito nei paesi in via di sviluppo. Quel piccolo pc chiamato XO, solo per due settimane, sarà disponibile al pubblico americano e canadese per una singolare e importante iniziativa, intitolata "Get one, give one", comprane uno, regalane uno. Fino al 26 novembre si potranno acquistare con 399 dollari due computer XO, uno per se stessi e uno per un bambino di un paese in via di sviluppo. L'invito a prendere parte a questa straordinaria campagna arriva da "One laptop per child", un computer per ogni bambino, una associazione non profit fondata nel 2005 da Nicholas Negroponte e altri professori del Mit. L'associazione aveva già provato a far arrivare i computer ai bambini dei paesi in via di sviluppo, coinvolgendo direttamente i governi dei paesi interessati, che avrebbero dovuto acquistare i pc e distribuirli nelle scuole. Negroponte aveva incontrato numerosi capi di stato, stringendo accordi con i governi di Brasile, Nigeria, Tailandia, ma nonostante questo il progetto non era decollato: i pc distribuiti sono stati troppo pochi, in parte per il cambio dei governi con i quali il Mit aveva stretto accordi, in parte per la concorrenza delle grandi aziende tecnologiche come la Microsoft e la Intel, che contemporaneamente si sono mosse nei mercati internazionali per chiudere accordi (in questo caso di puro profitto) con i governi locali.
"I governi non ci seguono? Bene. andremo direttamente dalla gente", ha pensato Negroponte, ed ha cambiato strategia, lanciando questa nuova campagna, coinvolgendo i governi solo per la distribuzione dei computer acquistati dal pubblico americano e canadese. "La gente avrà nelle mani un computer efficiente e a basso costo e allo stesso tempo contribuirà a un'iniziativa che potrebbe cambiare il mondo. Con un piccolo contributo ognuno potrebbe davvero fare in modo che un computer raggiunga un bambino in un paese povero", dice Negroponte, "perché i governi di questi paesi non saranno costretti a finanziare l'iniziativa". In realtà alcuni Stati, dopo il lancio della nuova iniziativa, si sono mossi spontaneamente, come l'Uruguay che ha ordinato 100.000 computer, o il Perù che ne ha ordinati 250.000, altri paesi hanno firmato per ricevere le macchine, Cambogia, Ruanda e Haiti per primi. E le piccole macchine chiamate XO sono andate in produzione in uno stabilimento vicino Shangai, in Cina. Il pc elaborato dal Mit consuma poca energia, ha una piccola fotocamera incorporata, funziona con software di libera circolazione, ha uno schermo ad alta definizione che è leggibile anche alla luce del sole e ha un sistema wireless che consente di creare una rete di diversi XO senza necessità di un collegamento a Internet. E in caso di mancanza di elettricità può essere ricaricato con una manovella. Il progetto originario di Negroponte era quello di produrre un computer che costasse solo 100 dollari, adatto quindi a paesi con economie sottosviluppate e a famiglie non in grado di spendere molti soldi per l'educazione dei figli. L'obbiettivo non è stato raggiunto, gli XO costano poco meno di 200 dollari, e alcuni esperti, come Michael Dell, della Dell Computers, considerano l'obbiettivo finale irrealistico. Ma Negroponte non demorde e ancora crede che, una volta partita la produzione il prezzo delle macchine sarà destinato a scendere. A produrre i pc è la Quanta, il più grande produttore di computer al mondo (produce tra gli altri quelli della Apple, della Dell e della Hp), e questo offre garanzie di buona qualità delle macchine. Qualità che era stata messa in dubbio sia da Mr. Microsoft Bill Gates che da Craig Barrett, capo della Intel. ma quest'ultimo ha via via ammorbidito la sua posizione fino a ricredersi e entrare a far parte del progetto. L'intera operazione, comunque, non è stata esente da critiche, la principale delle quali è che il progetto si limita a portare le tecnologie in posti sottosviluppati senza pensare in alcun modo alle infrastrutture, alla burocrazie dei paesi, alla cultura in cui questi strumenti si vanno a inserire. Negroponte risponde che "One laptop per child" è un progetto educativo, non un "laptop project", "Non vogliamo promuovere i computer, vogliamo promuovere la cultura, fare in modo che i bambini abbiano uno strumento per dare spazio alla loro creatività, alla loro voglia di esprimersi e di essere in contatto con gli altri". E a lui si aggiunge Walter Bender, professore al Mit e presidente dell'associazione: "Un vaccino è uno strumento che consente al tuo corpo di fabbricare una cura. Un computer non è una cura, ma uno strumento che permette a insegnanti e studenti di impegnarsi nell'apprendimento per costruire apprendimento". Altre aziende si sono attivate negli anni in progetti alternativi a quello del Mit, prima fra tutte la Intel, che ha sviluppato il "Classmate Pc", arrivato sulle scene prima dell'XO, all'inizio di quest'anno, e già distribuito in decine di migliaia di esemplari in diversi paesi come Messico, Brasile, Nigeria, Pakistan e Libia, nonostante un prezzo più alto. "Sono stati principalmente i governi ad acquistare le nostre macchine", ha detto Agnes Kwan della Intel al Washington Post, sottolineando che l'impegno dell'azienda continuerà con una serie di progetti pilota nelle scuole di oltre 30 paesi del mondo, per raccogliere dati sulle necessità tecnologiche delle diverse comunità. L'iniziativa, chiamata "World Ahead" viene sostenuta da un investimento di 1 miliardo di dollari per portare tecnologie ai paesi in via di sviluppo, ai quali la Intel manderà nei prossimi cinque anni, oltre centomila computer. Anche la Microsoft si è mossa, producendo un pacchetto di software che offre in versione ridotta i suoi programmi più famosi, per un prezzo simbolico di soli 3 dollari, destinato ai governi dei paesi più poveri, in un programma chiamato "Unlimited Potential". Mancano ancora pochi giorni poi si saprà se gli americani hanno deciso di sostenere lo sforzo di far entrare nel mondo digitale un'intera generazione di ragazzini africani.

giovedì 22 novembre 2007

Il telefono scotta




MILANO - Linea comune, scambio di informazioni sui palinsesti, accordi per rallentare il flusso delle notizie in caso di dati elettorali negativi. Rai e Mediaset, nella primavera del 2005, avevano deciso di condividere perfino la politica degli spot, perlomeno nel caso di alcuni eventi straordinari, e la gestione delle presenze di esponenti politici nei programmi di punta della prima serata elettorale. VERTICI A CONFRONTO Venerdì 1° aprile, vigilia della scomparsa di Giovanni Paolo II, alle 11.42, queste "affinità elettive" sembrano materializzarsi ai massimi livelli aziendali. La responsabile dei palinsesti Rai, Debora Bergamini, chiama il responsabile dell'Informazione Mediaset, Mauro Crippa. "Debora - annota un militare delle Fiamme gialle nel suo brogliaccio depositato agli atti del processo sul fallimento della società Hdc - dice che Cattaneo (ndr, direttore generale Rai) ha parlato con Piersilvio (ndr, Berlusconi) e si sono accordati per dare coerenza ai palinsesti in relazione a una presunta notizia della morte del Papa. Debora dice di sospendere tutti gli spot e poi di modificare tutto in relazione a ciò". Trascorre poco più di mezz'ora e la Bergamini ricontatta Crippa. "Parlano di nuovo dei palinsesti e Mauro dice che sta andando in riunione da Piersilvio. Debora comunica i palinsesti della Rai". Aggiunge anche "di non indicare alcun politico nelle trasmissioni". Alle 12.34 nuovo contatto. Questa volta la dirigente Rai decide di "aggiornare Mauro alla luce della conferenza stampa e dice che trasmetteranno gli spot regolarmente ad esclusione delle trasmissioni riferite al Papa". Quando, a metà pomeriggio, da viale Mazzini si decide di rifare la scaletta dei programmi (ore 16.12), la Bergamini viene contattata, quasi in tempo reale, da Crippa. L'importanza strategica del ruolo della Bergamini appare evidente alle 17.50. "Un uomo (telefono intestato a ministero dell'Interno) per Debora: parlano del Papa e del fatto che le elezioni verranno comunque effettuate. Poi accennano ai sondaggi elettorali". Una rassicurazione importante in vista del tour de force che attende la tv di Stato in vista delle elezioni regionali.
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LA PAURA DELLE URNE Il 2 aprile, alla vigilia del voto, alle 16 Debora chiama Benito (con tutta probabilità Benassi, numero due del marketing Rai). "Dice che Nardello (ndr, responsabile del palinsesto di viale Mazzini) è molto nervoso. Benito ha intuito che il d. g. (ndr, Cattaneo) vuole che nella rappresentazione dei risultati elettorali si faccia più confusione possibile per camuffare la loro portata". La lunga mano di Debora arriva anche sulle frequenze radiofoniche. In serata, dopo le 18, un uomo per Debora: "È un dipendente Rai che lavora nel settore radiofonico. Parlano dell'organizzazione dei palinsesti radiofonici Rai". Non passa mezz'ora e Debora ricontatta ancora una volta Mauro Crippa: "Parlano dei rispettivi palinsesti. Debora dice di aver sentito Antonio Socci (ndr, giornalista e conduttore televisivo)". Nella mattina di domenica 3 aprile, "in sottofondo voce di Debora che dice che Bondi e Cicchitto sono coscienti". Forse anche nel Palazzo trapelano i primi exit poll che riportano la netta supremazia dell'Ulivo sulla Casa delle Libertà. Ma si può solo ipotizzare. Alle 12.06 Debora per Giovanni: la donna "dice che ha finito ora la riunione di palinsesto. Giovanni vorrebbe dirle delle cose a voce che dovrebbe riferire anche al presidente. Giovanni si trova nella redazione di "Punto a Capo" al Clodio". Poco dopo le 19, ancora Debora per Nardello: la donna "gli chiede come mai è stata spostata la riunione con il direttore generale e lui dice perché devono andare alla camera ardente del Papa. Debora gli chiede se andrà anche Paglia (ndr, probabilmente Guido, altro manager Rai) e lui risponde che è stato lui ad organizzare la visita". A 24 ore dall'ufficializzazione del voto regionale, il sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi, corre in soccorso dell'amica Debora: "Parlano di sondaggi elettorali. Crespi dice che se verranno confermate le proiezioni negative delle elezioni lui la farà lavorare da lui". IL TRACOLLO Martedì sembra un fuggi fuggi generale. Alle 15.48, la Bergamini per Benassi: "Debbi si lamenta perché tutti la chiamano facendole coraggio sulla situazione elettorale. Debbi dice che ha cercato Cattaneo ma che non lo ha trovato". Alle 17 ancora la Bergamini per tale Riccardo: "Parlano di politica e commentano gli articoli che hanno pubblicato sui giornali. Debbi dice che la situazione politica di adesso sembra quella di Mediaset quando era indebitata ed è stato deciso contro la sua volontà di collocarla sul mercato (fu fatta una cessione e risanata la parte organizzativa e i conti) e Debbi dice che occorre anche per il governo un'operazione anche contro la sua volontà. Debbi dice che i risultati dell'Udc sono stati occultati; parlano di politica e di personaggi politici". Alle 18.24 la discussione sembra spostarsi addirittura sulle benedizioni politiche che personaggi noti devono avere per presentarsi nei programmi di prima serata. E non importa se a discuterne, da quanto risulta dai brogliacci, siano due funzionari Rai. Benito per Debora: "Parlano del palinsesto del 6 aprile. Benito dice di aver sentito Delogu (ndr, probabilmente il senatore di An Mariano), rispetto alla presenza di Rossella in prima serata su Canale 5". Alle 19.45 Fabrizio per Debbi: "Fabrizio dice che Marinella (ndr, con tutta probabilità segretaria personale storica del Cavaliere) ha chiamato Guido e che gli ha fissato un appuntamento con il Dottore. Debbi dice che è strano questo". Alle 22.05, mentre il Cavaliere a sorpresa appare tra gli ospiti di "Ballarò", la dirigente Rai commenta con una interlocutrice la mossa, che sembra non convincerla. "Comunque sta dimostrando di essere vivo e soprattutto di avere coraggio... II problema semmai è nelle cazzate che è capace di dire, e forse era il caso di prepararsi meglio!!". L'11 aprile alle 17 Clemente (ndr, probabilmente l'allora direttore del Tg1 Mimun) per Debora. Il messaggio non è chiaro, si può solamente intuire. Le elezioni regionali perse dal Polo risalgono, ormai, a una settimana prima. "Lei gli chiede se fa un lavoro sui giornalisti e lui risponde di spiegargli meglio; parlano di politica e televisione".

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