Messaggio pubblicitario: ascolta "Non dimentiCarlo", il nuovo brano de LA RESISTENZA sui fatti del G8. Lo trovi su "LA RESISTENZA BLOG" e sul nostro sito ufficiale, http://www.laresistenza.it/ (di Beniamino Natale)
PECHINO - La Cina è sulla difensiva dopo l' inattesa e violenta esplosione della questione tibetana mentre si avvicinano le Olimpiadi di Pechino. Oggi, mentre stava per scadere il minaccioso ultimatum lanciato ai "ribelli" di Lhasa (fissato per la mezzanotte locale, le 17 in Italia), il governatore del Tibet Qingba Puncog ha convocato in tutta fretta una conferenza stampa per dire che la polizia non ha sparato un colpo a Lhasa, che l'esercito non è mai intervenuto e che le vittime sono in tutto 13, "pacifici cittadini", verosimilmente di etnia cinese han, "bruciati vivi e accoltellati dai teppisti sostenitori del Dalai Lama". Le dichiarazioni di Puncog contraddicono quelle di decine di testimoni secondo i quali è vero che giovani tibetani hanno attaccato negozi e ristoranti dei cinesi e cittadini indifesi ma é vero anche che in seguito la polizia è intervenuta in forze appoggiata da mezzi corazzati dell'esercito e che colpi di arma da fuoco si sono sentiti per tutto il pomeriggio di venerdì 14 marzo e la mattina di sabato 15. "So che ci sono molte voci e che i mezzi d'informazione stranieri hanno parlato di 35, 50, 70 e anche 80 morti a causa di questi incidenti" - ha proseguito il governatore - "ma oggi vi posso dire responsabilmente che sono notizie infondate". Per quanto riguarda la "eventuale morte di alcuni sospetti criminali", ha proseguito Puncog, "ci sono alcuni che hanno resistito all' arresto, per esempio tre di loro sono saltati giù da un edificio". A Dharamsala, in India, esponenti del Parlamento tibetano in esilio hanno sostenuto che gli incidenti che si sono verificati "a Lhasa ed in altre zone del Tibet...hanno portato alla morte di centinaia di tibetani...". I parlamentari hanno poi precisato di aver avuto la conferma di ottanta vittime, 26 delle quali sono state uccise sabato da agenti delle forze di sicurezza nei pressi della prigione di Drapchi, a Lhasa. Samdhong Rinpoche, capo del governo in esilio, ha chiarito: "penso che il bilancio sia intorno alla cifra di cento vittime". "E' molto difficile - ha spiegato - avere un conto preciso, per esempio abbiamo una persona che in un solo obitorio ha contato 68 cadaveri". Samdhong ha ripetuto l'appello lanciato ieri dal Dalai Lama, il leader tibetano che vive in esilio in India dal 1959 per un'inchiesta internazionale sui fatti del 14 marzo. A Lhasa oggi tibetani e cinesi sono usciti dalle loro case normalmente per la prima volta da venerdì e le attività si sono avviate a riprendere il loro corso normale benché siano proseguiti i massicci pattugliamenti della polizia e le principali strade siano controllate dai mezzi blindati dell'esercito. Gli stranieri sono rimasti chiusi nei loro alberghi. L'ultimatum lanciato dalla polizia di Lhasa ai ribelli, che devono arrendersi oppure andare incontro a "severe" conseguenze, é scaduto senza effetti visibili sul terreno, finora. In altre zone del Tibet le proteste continuano. Manifestazioni e scontri si sono verificati nei giorni scorsi nelle aree tibetane delle province del Gansu, Qinghai e Sichuan dove, secondo il gruppo filotibetano Campagna Internazionale per il Tibet, almeno otto persone sono state uccise quando la polizia é intervenuta per disperdere una manifestazione di migliaia di monaci e civili tibetani. In serata, una manifestazione di solidarietà è stata organizzata da un centinaio di studenti tibetani dell'Istituto per le Minoranze di Pechino, nel primo raduno del genere di cui si ha notizia nella capitale. I giovani si sono seduti per terra con una candela in mano, in una veglia di "preghiera per le anime dei morti", hanno spiegato. Dall'estero sono piovute condanne e appelli alla Cina ad esercitare "moderazione". Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha invitato Pechino a trattare col Dalai Lama. Il governo olandese ha convocato l'ambasciatore cinese a L'Aja per esprimergli la "profonda preoccupazione" per il trattamento dei tibetani dopo la rivolta di venerdì. Amnesty International ha fatto sue le richieste di un'inchiesta internazionale. In serata, nella seconda conferenza stampa convocata in fretta e furia della giornata, il portavoce del ministero degli esteri Liu Jianchao ha respinto l'idea dell' inchiesta e ha chiesto che le ambasciate cinesi all'estero siano protette dagli attacchi degli "attivisti per l' indipendenza" del Tibet. L'Unione Europea, pur dichiarandosi "estremamente preoccupata" per gli avvenimenti nel Tibet, ha respinto l'idea del boicottaggio delle Olimpiadi lanciata da alcuni gruppi umanitari.
DA UE-USA APPELLI DIALOGO,NO BOICOTTAGGIO GIOCHI
Gli Stati Uniti e l'Unione europea lanciano appelli alla moderazione e chiedono a Pechino di impegnarsi per portare avanti il dialogo con il Dalai Lama. Ma non ritengono, almeno per ora, che il boicottaggio delle Olimpiadi o l'adozione di altre sanzioni servirebbe a forzare la mano a Pechino per trovare una soluzione della questione tibetana. Quanto sta avvenendo in Tibet è stato anche oggi al centro di molte prese di posizione da parte di autorevoli esponenti di governi occidentali, nonché dei rappresentanti delle principali istituzioni europee. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, impegnato in una visita ufficiale in Cile, ha giudicato necessaria, per fare fronte alla situazione venutasi a creare in Tibet, una iniziativa dell'Unione europea. USA. Per il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, quella del mancato dialogo tra autorità cinese e il Dalai Lama rappresenta per Pechino "un'occasione mancata. Spero che trovino ancora il modo di farlo". Rice ha quindi ricordato che gli Stati Uniti da anni lanciano appelli al dialogo. RUSSIA. Il ministero degli esteri giudica "inammissibile" ogni tentativo di politicizzare le Olimpiadi e considera come "un affare interno" della Cina il regolamento dei rapporti con il Dalai Lama. UE. La presidenza di turno slovena dell'Unione è intervenuta oggi in più sedi sulla questione tibetana esprimendo "profonda preoccupazione" per quanto sta accadendo nella regione, invitando tutte le parti alla "moderazione" e auspicando l'avvio di un "dialogo costruttivo". Da Lubiana, dove si sono riuniti i ministri dello sport dei 27, è stato poi giudicato un "grave danno" per lo sport l'eventuale boicottaggio dei giochi olimpici. Ed anche per la Commissione europea "boicottare le Olimpiadi non è un modo appropriato per rispondere al problema del rispetto dei diritti umani da parte della Cina". Per conto del Parlamento europeo ha parlato il presidente dell'assemblea di Strasburgo, Hans Gert Poettering, il quale ha lanciato un appello per la fine delle violenze in Tibet ed ha auspicato che "i giochi olimpici siano un successo e un'occasione per la Cina per dimostrare il rispetto di standard democratici".GB. Sulla stessa lunghezza d'onda il governo di Londra. Il premier Gordon Brown ha rivolto a Pechino un appello alla "moderazione", mentre il sottosegretario agli esteri Mark MallochBrown ha osservato che le Olimpiadi sono per la Cina come "il ballo delle debuttanti". E per questo le autorità di pechino dovrebbero essere attente a non rovinare la festa. GERMANIA. La cancelliere tedesca Angela Merkel ha detto che un boicottaggio "non farebbe che penalizzare gli sportivi" senza comportare alcun beneficio per il popolo tibetano. OLANDA. L'ambasciatore cinese all'Aja è stato convocato al ministero degli Esteri olandese dove gli è stata espressa la profonda preoccupazione con la quale l'Olanda assiste a quanto sta avvenendo in Tibet.