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venerdì 12 settembre 2008

No dal Molin, ancora violenze


Fonte: www.disinformazione.it
Autore: Marcello Pamio

Non si vedevano scene di violenza così estrema da Genova 2001.
Sabato scorso, come allora, a Vicenza piuttosto che a Genova, la strategia è sempre la stessa: “pugno di ferro”, “violenza per innescare la violenza”, “far ricadere la colpa sui facinorosi”, ecc.
Un settennio fa a Genova gruppi di black-block (infiltrati da esperti di guerra urbana delle questure), hanno innescato (per poi dileguarsi nelle viuzze) la reazione violentissima delle forze dell’ordine che si è abbattuta su ragazzi e anziani che erano lì pacificamente.
L’altro giorno a Vicenza, non c’erano infiltrati, neppure persone violente, per cui la scusante mediatica è stata una piccola torretta che serviva per vigilare i lavori all’interno della base militare Dal Molin, che molto probabilmente sono già iniziati, in barba alla legge italiana!
Questa pericolosissima, quanto dannosa “speculazione edilizia”, poteva certamente dare dei precedenti alla popolazione vicentina. Potete immaginare la città del Palladio invasa da torrette erette in tutti i giardini privati?
Giammai ha pensato il Questore: le opere del Palladio, secondo l’Unesco, sono patrimonio dell’Umanità e vanno difese anche con la forza.
L’unica eccezione per l’Unesco, per il sentimento artistico del Questore e per le speculazioni edilizie, sono ovviamente le basi militari statunitensi, gli hangar, le palazzine di diversi piani, e soprattutto le villette che ospiteranno i soldati (700.000 metri cubi di installazioni).
Questo sì, le torrette invece no!

Ecco perché persone di tutte le età, sedute per terra e con le mani alzate sono state brutalmente attaccate da forze dell’ordine (o del dis-ordine) che avevano ricevuto precisi ordini e permessi dal Questore, e quest’ultimo dal Ministro padano dell’Interno Maroni.
Forse ricordo male, ma Roberto Maroni non era quello che urlava “Padania libera”?
Libera da chi, forse solo dai vucumprà? Ma anche in questo caso, i ‘merikani sono extracomunitari che hanno occupato il territorio nazionale!
In pratica vengono “malmenati” dalle polizie, cittadini vicentini (cioè padani secondo la visione del Carroccio), che lottano pacificamente nel nome della democrazia popolare e della sovranità territoriale. Il Ministro dell’Interno a testa bassa, come tutti i politicanti di Roma, risponde solo alla voce del Padre Padrone immigrato!
D'altronde lo hanno espressamente detto: "il governo vuole estirpare alla radice il dissenso locale" (Ansa, 8 settembre 2008)

Certamente siamo abituati all’ipocrisia della politica nei confronti del Potere economico, ma in questo caso stiamo raggiungendo il limite di sopportazione.
Quando si vengono a sapere che donne trascinate per i capelli sono state malmenate dietro i furgoni della celere, per non parlare degli uomini e dei ragazzi, che dopo la fuga hanno trovato - grazie ad una cittadina consapevole di Vicenza che ha aperto loro il cancello di casa - rifugio e scampo dai manganelli.
Perfino una povera donna in sedia a rotelle - scambiata probabilmente per una jihadista libanese - è stata malmenata sulle braccia nel tentativo di impedire che azionasse il detonatore...
Il tutto ovviamente è riportato da testimonianze dirette e filmati video.

La stampa in tutto questo gioca un ruolo fondamentale: come in ogni dittatura che si rispetti, il controllo dei media è di primaria importanza.
Cito solo un esempio di manipolazione linguistica eseguito dai principali quotidiani.
“Dal Molin, niente ampliamento. Gli USA: stop al piano-caserma” (La Repubblica del 4 settembre 2008)
“Dal Molin, legge regionale blocca l’ampliamento USA” (L’Unità del 4 settembre 2008)
Da questi titoli si evince che la base Dal Molin non si fa più!

Incredibile, vero? Una notizia strepitosa!
Purtroppo la realtà è molto lontana.
Si tratta di una chiarissima manipolazione e controllo mentale mediante il linguaggio.
Lo spiega benissimo il medico psichiatra, ed esperto di illusionismo, Matteo Rampin: “Siccome l’attenzione umana non può concentrarsi che su pochissimi elementi alla volta, basta attirarla su qualcosa, spostandola contemporaneamente da ciò che si vuole nascondere, e il gioco è fatto”.[1]
Ecco come hanno lavorato i media: hanno spostato l’attenzione su un aspetto particolare (la costruzione di ulteriori villette per i soldati), irrisorio se paragonato alla costruzione della base stessa! Il messaggio che è passato sembrava riguardare la base!
“Con il passare del tempo, la gente perderà di vista il fatto che questo aspetto è solo una parte del problema (…) nel frattempo ciò che interessava ai manipolatori è andato in porto”.[2]
Cosa che è puntualmente avvenuta.

L'altra cosa che la stampa e i grandi giornalisti indipendenti si sono stranamente dimenticati di comunicarci è che il 24 febbraio del 2006 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 13 marzo dello stesso anno), il governo Berlusconi ha modificato numerosi articoli del Codice Penale italiano.
Tanto per citarne qualcuno, l'Art. 241 del C.P. "Attentati contro la integrità o l'unità dello Stato" diceva: "Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l'indipendenza dello Stato è punito con l’ergastolo
Alla stessa pena soggiace chiunque commette un fatto diretto a disciogliere l'unità dello Stato, o a distaccare dalla madre Patria una colonia o un altro territorio soggetto, anche temporaneamente, alla sua sovranità".
Quindi per il Codice Penale, coloro che hanno autorizzato la costruzione della base Dal Molin, sottoponendo il territorio dello Stato italiano alla sovranità di uno Stato straniero era passibile di ergastolo. Oggi, dopo la modifica del 2006, "Chiunque compie atti violenti diretti e idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l'indipendenza o l'unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni". Bisogna per forza "compiere atti violenti" per essere incriminati.

Anche l'Art. 283, che fece processare (per modo di dire) la Loggia massonica deviata Propaganda 2 (loggia P2) è stato ritoccato qua e là.
"Attentato contro la costituzione dello Stato": "Chiunque commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni".
Ora è diventato così: «Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di Governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni». Se prima un attentatore alla costituzione rischiava non meno di 12 anni (a parte i massoni doc o dop), oggi, se e solo c'è violenza, rischia non meno di 5 anni...
Una depenalizzazione che potrebbe essere un inviato interessante ai grembiuli e cappucci.

Ma la chicca è l'Articolo 272 del Codice Penale: "Propaganda ed apologia sovversiva o antinazionale". Ecco il testo: "Chiunque nel territorio dello Stato fa propaganda per la instaurazione violenta della dittatura di una classe sociale sulle altre, o per la soppressione violenta di una classe sociale o, comunque, per il sovvertimento violento degli ordinamenti economici o sociali costituiti nello Stato, ovvero fa propaganda per la distruzione di ogni ordinamento politico e giuridico della società, è punito con la reclusione da uno a cinque anni"
Oggi questo articolo importante è stato completamente abrogato, quindi si può fare propaganda per una "dittatura o il sovvertimento violento degli ordinamenti economici o sociali"
Viene il sospetto che qualcuno stia preparando ed organizzando una dittatura legalizzata dal Codice Penale?

Il premier Berlusconi ha ricordato al Sindaco di Vicenza Variati che “l’area è stata consegnata agli USA”. (Ansa)
“L’area demaniale - continua Berlusconi - dell’aeroporto Dal Molin è stata destinata dal governo all’ampliamento della base militare USA di Vicenza, nell’adempimento di precisi obblighi internazionali, e inoltre, nell'esercizio delle sue esclusive attribuzioni di politica estera, di difesa e sicurezza nazionale”. ” (RaiNews24 del 7 settembre 2008)
“Consegnata” perché e “destinata” a quali scopi?
Quali sarebbero queste “esclusive attribuzioni di politica estera”?
Forse il “grembiulino” di Arcore si riferisce all’autoproclamazione o autoincensamento degli USA a Sceriffo internazionale?
Il Difensore a stelle (a sei punte) e strisce dei diritti occidentali, l’esportatore di democrazia a suon di bombe a grappolo e al fosforo che hanno causato decine di migliaia di morti civili in Afghanistan e milioni in Iraq? L’unico paese al mondo ad aver sganciato ben due bombe atomiche sopra la testa di una popolazione civile!
L’area demaniale è “stata consegnata all'Amministrazione degli Stati Uniti il 30 luglio 2008” .
Perché tutto questo?
Come mai un Governo (destra o sinistra sono le due ali dello stesso avvoltoio: il vero Potere occulto) in barba alla Democrazia, alla Costituzione e alla Legge Penale, permette il pestaggio di cittadini consapevoli che difendono i sacrosanti diritti di tutti gli italiani (e non solo dei vicentini), per gli interessi degli USA?
Si tratta di puro servilismo? Sono trattati internazionali così inderogabili?
Non solo, la base Dal Molin rientra in un progetto militare (di controllo globale) a più ampio respiro chiamato “Urban Operation- 2020”. Un progetto NATO, redatto dalla RTO (Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030), l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO, che prevede entro il 2020 che “il 70% della popolazione mondiale vivrà all’interno di zone urbane”.

Siccome il numero delle persone nel mondo supererà, secondo gli esperti, i 7,5 miliardi “ciò sarà causa di una spaventosa crescita demografica nelle città e/o metropoli incrementando l’urbanizzazione, provocando povertà, scontri e tensioni sociali”.
In pratica hanno già stabilito (in base alle dottrine eugenetiche del pastore anglicano Thomas Robert Malthus, portate avanti da personaggi come Al Gore junior) che le guerre del futuro prossimo avverranno in zone urbane e lungo le strade delle città. Ecco perché servirà avere l’esercito (Nato, caschi blu, mercenari, ecc.) a portata di mano.
Un esercito, dice sempre il Rapporto, che potrà usare armi letali e non-letali (ad alta energia) e sarà libero di scorrazzare tranquillamente per le piazze e le vie del Veneto, per esempio.

Tutto questo lo stiamo già vedendo: militari italiani che girano sorridenti per Padova, con la totale compiacenza del gregge disorientato (termine usato da Noam Chomsky per designare il popolo addormentato). Sarà così normale tra un po' di tempo la loro presenza che non ci faremo più caso, anche quando saranno sostituiti da militari NATO o mercenari privati.

Strategia psicologica di massa, che si nasconde dietro la tanto sbandierata “sicurezza dei cittadini” o “problema immigrazione”.
Prima creano il problema dell’immigrazione clandestina, permettendo a milioni di disperati di sbarcare in Europa (esistono documenti degli anni ’70 che dimostrano come l’immigrazione è un piano ben preciso e congegnato), e poi ci offrono come soluzione l’esercito armato. (Ci sono centinaia di satelliti tra militari e civili in orbita costante attorno alla Terra: pensiamo veramente che i tutori dell'ordine ordine non sono in grado di osservare quando e da dove partono i barconi o gommoni?).

Ecco perché opporsi alla base Dal Molin è un diritto legittimo e un dovere morale, non solo dei vicentini ma di tutti i cittadini d’Italia, perché non si tratta di una base militare, dietro c’è il piano del controllo dell’uomo.
Opporsi alla base non significa essere contro gli americani, anche perché il popolo americano neppure conosce l’esistenza di questa base e non gliene può fregare di meno. Anzi, il popolo americano è assolutamente pacifico e non vuole le guerre, viene infatti trascinato nell’onda emotiva di criminali operazioni interne dette false-flag (falsa bandiera, attacchi navali, terroristici, indotti o provocati, ecc.) come Pearl Harbor del 1941 (gli USA entrarono nella Seconda Guerra Mondiale), Golfo del Tonchino del 1964 (inizio alla guerra in Vietnam), l’11settembre del 2001 (Terza Guerra Mondiale la guerra contro i terrorismi), ecc.

Dire di NO ad una occupazione militare straniera, tenendo conto che gli accordi internazionali (lo ricordo alla tessera numero 1816 della loggia massonica deviata P2) non hanno più alcun senso, è di fondamentale importanza per non trovarsi tra qualche anno in uno stato di polizia militarizzato.
A quel punto, basterà un attentato terroristico di medie o grosse dimensioni, come l’intera intelligence occidentale ha già paventato, per instaurare la “legge marziale”.
Dopo sessant’anni di occupazione straniera illegittima, non è forse arrivato il momento di svegliarci da questo letargo mentale e pretendere quella libertà e sovranità territoriali sancite dalla Costituzione della Repubblica italiana?

Diciamo NO in maniera assolutamente pacifica: la violenza lasciamogliela a coloro che si nutrono di violenza! Anzi, attendono proprio l’uso della violenza per poter schiacciare i colpevoli con tutta la forza del Sistema, e i mezzi non gli mancano.
In questi giorni, fino al 14 settembre c’è il Festival No Dal Molin, organizzato dal Presidio Permanente, con dibattiti, conferenze e concerti: andiamo numerosi a sostenere, anche solo moralmente, questo gruppo coscienzioso di persone che sta facendo quello che tutti noi dovremo fare.

Qui troverete il programma del festival:
http://festival.nodalmolin.it
http://festival.nodalmolin.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1&Itemid=2


giovedì 11 settembre 2008

11 settembre 2001


Ognuno ha la sua personale memoria dei fatti di questo giorno: io ero a letto, col libro di storia del diritto italiano sulle ginocchia, a preparare un esame noiosissimo la cui utilità per il futuro avvocato è pari a zero. Mio padre era fuori casa e telefonò dicendo che era crollata la prima torre. L'idea dell'attentato terroristico fu l'ultima a venirci in mente, pensammo ad un pilota che aveva perso il controllo del suo mezzo per chissà quale incomprensibile motivo. Poi venne giù l'altra torre, nello stesso modo. Poi l'aereo sul Pentagono, poi l'altro, quello diretto alla Casa Bianca, deviato nel suo percorso dal coraggio di qualche passeggero che ne aveva intuito le intenzioni.
La più grande potenza mondiale colpita nel cuore pulsante della sua vita economica e politica, una delle mie scrittrici preferite che blaterava di orgoglio occidentale e di superiorità della nostra civiltà rispetto a quella islamica, la paura che dietro ogni uomo barbuto e ogni donna col velo si nascondesse un pulsante pronto ad essere premuto per giustiziare gli infedeli, e tutti a ripetere con enfasi e retorica che questo giorno avrebbe cambiato i destini del mondo. Come se il mondo avesse un suo destino indipendente dalle volontà degli uomini...
Oggi ascolto il telegiornale e mi dicono che negli Stati Uniti si preparano a commemorare le vittime dell'11 settembre. Ma di quali vittime stiamo parlando?
Spero non solo dell'equipaggio e dei passeggeri degli aerei killer e di tutta la gente presente negli edifici colpiti. Perchè per me sono vittime dell'11 settembre anche i soldati americani, europei e locali morti in Afganistan, Iraq e Libano, i civili seppelliti dalle bombe cosiddette "intelligenti", i rappresentanti e i volontari delle organizzazioni internazionali impegnate a dare sostegno alle popolazioni dei luoghi bombardati, i bambini mutilati e orfani, le vedove, le madri di quelli che si imbottiscono di tritolo e si fanno esplodere per Allah come le madri di quelli che sono laggiù perchè qui non c'è lavoro.
Non mi addentro nella questione della guerra giusta o meno, perchè non ho ancora le idee molto chiare in proposito: certo, avrei fin troppo da dire sulle modalità e sui tempi con cui questa guerra al terrorismo è stata condotta, sullo sprezzo, da parte dell'America e dei suoi alleati, delle più elementari norme del diritto internazionale, sulla morte vergognosa del tiranno Saddam, sui metodi di interrogatorio dei terroristi e sulle scandalose condizioni in cui versano i detenuti a Guantanamo, ma non è questa la sede.
Però a loro, tutti, alle vittime della religione intesa come fanatismo e del potere vissuto come arbitrio, dedico questi pochi versi di uno dei miei poeti più cari, Cesare Pavese:

"Per questo ogni guerra è una guerra civile:

ogni caduto somiglia a chi resta,

e gliene chiede ragione."

...

Marina

lunedì 8 settembre 2008

"Un giorno perfetto" - F. Ozpetek



Faccio una doverosa premessa: io amo Ferzan Ozpetek. Potrebbe propinarmi il più commerciale degli spot pubblicitari e lo stesso considererei la sua mano dietro la macchina da presa un'opera d'arte. Per me è un genio assoluto: è capace di rendere ogni inquadratura un dipinto, rendendo partecipi della storia persino le pareti e le pietre e riesce a far recitare tutti con un'inventiva fuori dal comune (a chi poteva venire in mente di far parlare la pugliesissima Cettina di "Un medico in famiglia" con quel favoloso accento nordico???).
Ozpetek fa lieve il dolore anche quando è grave, e il suo sguardo sulle situazioni e sui personaggi non ha mai la bidimensionalità del qui-ora, ma acquista lo spessore dell'oltre e dell'altrove. Non è il tipo di regista che ama rassicurare lo spettatore, ma, al contrario, ne stimola il senso critico e ne sollecita la discussione di sè.
Detto questo, vengo alla cronaca.
...
Multisala Andromeda, stessa sala e pressocchè stessi posti dell'ultima volta. Diversa la compagnia: se sia, questo, uno scampato pericolo o un'occasione mancata, sarà il tempo a dirlo.
Il film comincia in modo inquietante e finisce con un pugno nello stomaco, violento e improvviso.
Mastandrea non dice una parola per i primi venti minuti: parla con la sua faccia provata dal dolore di un abbandono che è incapace di incanalare in una direzione non distruttiva, parla con inquadrature fatte di profili tagliati e repentini lampi di abbaglianti nella notte, parla con quella tanica di benzina che per tutto il maledetto giorno perfetto dondola nella macchina, incastrata tra il posto passeggero e il sedile posteriore. E dice di un padre di famiglia che si fa mostro per ferire la madre dei suoi figli e non sopravvive al suo stesso sangue nemmeno per il tempo di provare un po' di nausea di sè, una Medea in giacca e cravatta che non trova redenzione in nessun gesto e in nessuna parola, una vittima di se stesso che ha bisogno di diventare carnefice per avere ragione del suo fallimento come uomo, marito e padre.
Molto brava anche la Ferrari, perennemente col kajal sciolto, a sottolineare i contorni di uno sguardo ancora languido malgrado il trauma della separazione e la fatica della gestione quotidiana della famiglia in un mondo di precariato e frenesia metropolitana.
Nel mezzo una serie di personaggi tutti in qualche modo legati tra loro da una sofferenza sottile e latente, mai disperata, sempre trattenuta, tutti alle prese con un qualche genere di perdita o di insoddisfazione.
Però... però a questo film manca la magia de "Le fate ignoranti", e manca il senso tragico della vita che permea di sè ogni scena di "Saturno contro", manca la caratterizzazione ben definita dei personaggi minori, che è un po' il marchio di fabbrica del regista italo-turco.
Non so se dipenda dal fatto che il canovaccio su cui la traccia è imbastita non è un'idea originale di Ozpetek (il film è tratto dal romanzo di Melania Mazzucco): può essere che questo abbia influito sulla fluidità dello svolgimento, che risente di un andamento spezzato, a scatti, poco armonico, come una sovrapposizione non sempre coerente di situazioni, un puzzle i cui frammenti non combaciano perfettamente.
O, forse, è proprio in questo non combaciare il significato più profondo di tutta la storia: una trama il cui ordito ricama un disegno altro e compie un percorso non circolare nè compiuto, che sbava ma non straborda e pietrifica nell'attimo esatto in cui ferisce.
...
Marina

Chi controlla il controllore? YouTube!

Dal DIARIO de La Resistenza



Sono assolutamente sconvolto dai video che arrivano sulla mia scrivania e che riguardano le violenze perpetrate dalle forze dell'ordine ai danni di pacifici manifestanti. Non mi si venga a dire che sono un "fottuto comunista" o robaccia del genere, qui ragazzi cari, non è questione di destra o di sinistra, qui, se non stiamo tutti bene attenti sarà questione di centro, inteso come centro del cranio, quello al quale sanno benissimo mirare tutti sti energumeni con la divisa.


Non ce l'avessero quella divisa sarebbe tutto diverso, forse sarebbero accanto a noi nelle lotte sociali. Si nascondono, dietro quelle pezze colorate e credono di essere impuniti e impunibili. Non ho paura del fascismo che sembri stia per arrivare, ho paura del dopo, ho paura delle facce dei vostri figli nel vedere quello che i padri hanno fatto. Ma siete pazzi? Ma che diavolo manganellate donne, uomini e ragazzi? Ma non lo siete anche voi, esseri viventi? Ma come potete bistrattare, strattonare ed umiliare delle donne? Come potete?

Non ho paura di voi e dei vostri ideali e del vostro spirito di corpo. Dovete smetterla. E subito pure. Possibile che nessuno veda quello che vedo io? Sono disgustato e incazzato. Non farò finta di niente. E' vero, sono solo un cantantucolo da quattro soldi e di dubbia bravura, ma la mia voce la voglio far sentire lo stesso: FATE SCHIFO! Non voglio essere qualunquista né mi si tacci di fomentare odio verso le forze dell'ordine. Io le amo le forze dell'ordine e a loro mi piacerebbe affidarmi nel momento del bisogno. Ma questo non è possibile. Il vostro spirito di corporativismo vi porta in continuazione ad essere bugiardi (ce l'avete scritto negli occhi), meschini, pronti a difendervi gli uni con gli altri a prescindere dalle colpe che avreste più o meno commesso. L'ho provato anche sulla mia pelle, questo. Vi difendete gli uni con gli altri. Verrebbe da chiedersi: chi controlla il controllore?

Bene, oggi il controllore lo controlla l'occhio dei videofonini e delle telecamere. Lo controlla YouTube. Non fermerete l'informazione, non fermerete la libertà.
Io resisto se tu resisti.
Enrico

Apture

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