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mercoledì 2 dicembre 2009

LR | 02.12.2009, Resistenti, avanti tutta



Riportiamo un articolo apparso ieri su L'Unità (leggi l'articolo).

Invitiamo a leggerlo, con l'auspicio che dia forza e voglia di resistere a tutti voi, resistenti di ogni dove.

Resistiamo, la strada è quella giusta.

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Musica, il Mei sancisce: l'indie è morto. di Federico Fiume (L'Unità)

Strana atmosfera quest’anno al Meeting delle Etichette Indipendenti. A vederlo in superficie è stato il solito Mei, con grande partecipazione di pubblico, concerti continui, premiazioni a go go, dibattiti, incontri, presentazioni e tutta la nota ricchezza di eventi che contraddistingue da ormai tredici anni la due giorni faentina. Se però vai a scavare negli umori, a parlare con i tanti “addetti ai lavori” del mondo musicale indipendente che si ritrovano qui ogni anno, ecco che il polso non batte forte come la musica, anzi. Certo, c’è la crisi, i dischi non si vendono più già da tempo, ma non è solo quello. Salta agli occhi, ad esempio, il paradosso dell’assenza quasi totale proprio di quelle etichette indipendenti che qui dovrebbero riunirsi, molte delle quali già da tempo avevano scelto altre strade a causa delle divergenze con la linea dell’organizzatore Giordano Sangiorgi.

E anche fra quelle poche presenti serpeggia il dubbio su un’eventuale partecipazione alla prossima edizione insieme ad una diffusa sensazione di incertezza e disillusione. Se le 4 major della discografia rimaste si arroccano ormai in difesa di una supremazia di mercato che gli si sta sbriciolando sotto i piedi, il mondo indie non sembra trarre da questo alcun vantaggio. L’autoproduzione è ormai diffusissima grazie alle nuove tecnologie e dei discografici, persino di quelli indipendenti, c’è sempre meno bisogno. Le multinazionali del disco puntano su pochi prodotti di sicuro successo che garantiscono il fatturato e non investono se non sui Talent Show televisivi che, nella loro ottusità, considerano l’unica via sicura per trovare “sangue giovane”. Ma è sangue sintetico e avvelenato per vampiri sul margine dell’alba. Lo dimostra il fatto che questi giovani “artisti” tanto pompati sullo schermo, quando suonano dal vivo fanno numeri deprimenti, che neanche le più sfigate band underground. Perché la credibilità con quelli che ai concerti ci vanno te la conquisti sul campo, mentre il successo televisivo te lo danno quelli che la sera se ne stanno a casa a vedere “X Factor” e “Amici”.

E allora hai voglia a premiare e a convegnare; hai voglia a far suonare in condizioni precarie trecento gruppi in due giorni, via uno dentro l’altro, ammucchiandoli senza alcuna selezione; hai voglia a cercare link con l’ufficialità per sdoganare la scena. Il fatto è che la scena sta da un’altra parte ormai. Dispersa, zoppicante, confusa, in attesa della scintilla giusta per ritrovare sé stessa, ma comunque ricca di un potenziale che aspetta solo l’occasione giusta. Occasione che, dispiace dirlo, difficilmente verrà dal Meeting di Faenza, che sembra andare proprio in un’altra direzione, molto più istituzionale. Fabrizio Brocchieri della indie label romana Cinico Disincanto, ha strappato applausi a scroscio quando, al convegno del Mei sui nuovi modelli di business del mercato musicale ha detto: “Lo sentite il brusìo qui fuori? Quella è la scena indipendente, quella delle autoproduzioni che si moltiplicano esponenzialmente perché gli sbocchi discografici sono chiusi, dei giovani che cercano spazi di espressione. Quello è il potenziale futuro della musica italiana tappato dalla politica delle major e della finzione televisiva, ma è solo questione di tempo e il tappo salterà, perché un simile potenziale non può essere tenuto in silenzio a lungo”.... Mostra tutto

Brocchieri è convinto che stia per succedere qualcosa di grosso e la sua analisi può essere condivisibile se consideriamo che le grandi esplosioni innovative, quelle destinate a lasciare un segno, sono sempre avvenute in corrispondenza dei momenti di maggior crisi. Quando proprio non se ne può più, quando il conformismo e la banalità hanno raggiunto una diffusione tale da soffocare ogni altra cosa, c’è sempre una scintilla, qualcuno che si incazza, dice basta e tira fuori quello che tutti stavano aspettando. Il momento di maggior stasi è quello giusto per le rivoluzioni, da sempre. L’applauso lungo e sentito, quasi liberatorio, che ha accolto le sue parole, la dice lunga sullo stato d’animo del mondo indipendente italiano. E’ un brutto momento e si cerca una via d’uscita, chi al Mei, chi per i fatti suoi, ma è probabile che la soluzione verrà, quando sarà il suo tempo, in modo inatteso e imprevedibile. Per la musica e magari anche per il resto. Nel frattempo denti stretti e andare.

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Soli per la nostra strada,
resistere, resistere, resistere.

Io resisto se tu resisti.

LR web STAFF

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