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sabato 24 novembre 2007

Attentato in Afghanistan: morto un militare italiano


E' morto per le gravi ferite riportate nell'attentato kamikaze avvenuto oggi alle porte di Kabul uno dei quattro militari italiani feriti. Daniele Paladini, maresciallo capo dell'esercito di trentacinque anni, sposato e con una figlia, è deceduto durante il trasporto verso l'ospedale di Kabul. (...)
Il presidente del Consiglio Prodi: esprimendo il cordoglio del governo ha ricordato che "l'eroico sacrificio di Paladini ha evitato danni più gravi" e che la strada da percorrere per riportare la pace in quelle terre tormentate è ancora lunga.

Ed ecco l'ennesima tragedia italiana e pugliese in particolare (Daniele era originario di Lecce) della povertà, della politica e della guerra.

Ancora una volta ad agire è qualche poveraccio che riceve la promessa della ricchezza per la propria famiglia e del paradiso per sè...
Ancora una volta a morire è una persona che era lì per lavoro e sicuramente per spirito di umanità e solidarietà.

Mi viene in mente l'eroismo di Daniele e dei suoi compagni rimasti feriti per cercare di fermare l'attentatore, del dramma dei bambini uccisi dalla deflagrazione...
E' giusto mandare in zone di guerra i nostri soldati a morire?
E' giusto tenere fede ad impegni internazionali così delicati?
Oppure è più giusto rinunciare ad una presenza che vuol dire, per la gente del posto, sostegno, mantenimento dell'ordine e ricostruzione?

Siamo tutti commossi... ma non dimentichiamo neanche che la maggior parte dei nostri soldati va in certe zone del mondo perché ci vuole andare, perché lì svolge un lavoro ben pagato e consapevole dei rischi a cui si va incontro.

Per me sono comunque degli eroi e hanno tutta la mia stima e vicinanza...

venerdì 23 novembre 2007

Get One, give one




L'iniziativa possibile attualmente solo negli Usa e in Canada

di ERNESTO ASSANTE

NEL 2005 un gruppo di professori del Media Lab del Mit di Boston, capitanato da Nicholas Negroponte, propose di produrre un computer che, costando solo 100 dollari, avrebbe potuto essere distribuito nei paesi in via di sviluppo. Quel piccolo pc chiamato XO, solo per due settimane, sarà disponibile al pubblico americano e canadese per una singolare e importante iniziativa, intitolata "Get one, give one", comprane uno, regalane uno. Fino al 26 novembre si potranno acquistare con 399 dollari due computer XO, uno per se stessi e uno per un bambino di un paese in via di sviluppo. L'invito a prendere parte a questa straordinaria campagna arriva da "One laptop per child", un computer per ogni bambino, una associazione non profit fondata nel 2005 da Nicholas Negroponte e altri professori del Mit. L'associazione aveva già provato a far arrivare i computer ai bambini dei paesi in via di sviluppo, coinvolgendo direttamente i governi dei paesi interessati, che avrebbero dovuto acquistare i pc e distribuirli nelle scuole. Negroponte aveva incontrato numerosi capi di stato, stringendo accordi con i governi di Brasile, Nigeria, Tailandia, ma nonostante questo il progetto non era decollato: i pc distribuiti sono stati troppo pochi, in parte per il cambio dei governi con i quali il Mit aveva stretto accordi, in parte per la concorrenza delle grandi aziende tecnologiche come la Microsoft e la Intel, che contemporaneamente si sono mosse nei mercati internazionali per chiudere accordi (in questo caso di puro profitto) con i governi locali.
"I governi non ci seguono? Bene. andremo direttamente dalla gente", ha pensato Negroponte, ed ha cambiato strategia, lanciando questa nuova campagna, coinvolgendo i governi solo per la distribuzione dei computer acquistati dal pubblico americano e canadese. "La gente avrà nelle mani un computer efficiente e a basso costo e allo stesso tempo contribuirà a un'iniziativa che potrebbe cambiare il mondo. Con un piccolo contributo ognuno potrebbe davvero fare in modo che un computer raggiunga un bambino in un paese povero", dice Negroponte, "perché i governi di questi paesi non saranno costretti a finanziare l'iniziativa". In realtà alcuni Stati, dopo il lancio della nuova iniziativa, si sono mossi spontaneamente, come l'Uruguay che ha ordinato 100.000 computer, o il Perù che ne ha ordinati 250.000, altri paesi hanno firmato per ricevere le macchine, Cambogia, Ruanda e Haiti per primi. E le piccole macchine chiamate XO sono andate in produzione in uno stabilimento vicino Shangai, in Cina. Il pc elaborato dal Mit consuma poca energia, ha una piccola fotocamera incorporata, funziona con software di libera circolazione, ha uno schermo ad alta definizione che è leggibile anche alla luce del sole e ha un sistema wireless che consente di creare una rete di diversi XO senza necessità di un collegamento a Internet. E in caso di mancanza di elettricità può essere ricaricato con una manovella. Il progetto originario di Negroponte era quello di produrre un computer che costasse solo 100 dollari, adatto quindi a paesi con economie sottosviluppate e a famiglie non in grado di spendere molti soldi per l'educazione dei figli. L'obbiettivo non è stato raggiunto, gli XO costano poco meno di 200 dollari, e alcuni esperti, come Michael Dell, della Dell Computers, considerano l'obbiettivo finale irrealistico. Ma Negroponte non demorde e ancora crede che, una volta partita la produzione il prezzo delle macchine sarà destinato a scendere. A produrre i pc è la Quanta, il più grande produttore di computer al mondo (produce tra gli altri quelli della Apple, della Dell e della Hp), e questo offre garanzie di buona qualità delle macchine. Qualità che era stata messa in dubbio sia da Mr. Microsoft Bill Gates che da Craig Barrett, capo della Intel. ma quest'ultimo ha via via ammorbidito la sua posizione fino a ricredersi e entrare a far parte del progetto. L'intera operazione, comunque, non è stata esente da critiche, la principale delle quali è che il progetto si limita a portare le tecnologie in posti sottosviluppati senza pensare in alcun modo alle infrastrutture, alla burocrazie dei paesi, alla cultura in cui questi strumenti si vanno a inserire. Negroponte risponde che "One laptop per child" è un progetto educativo, non un "laptop project", "Non vogliamo promuovere i computer, vogliamo promuovere la cultura, fare in modo che i bambini abbiano uno strumento per dare spazio alla loro creatività, alla loro voglia di esprimersi e di essere in contatto con gli altri". E a lui si aggiunge Walter Bender, professore al Mit e presidente dell'associazione: "Un vaccino è uno strumento che consente al tuo corpo di fabbricare una cura. Un computer non è una cura, ma uno strumento che permette a insegnanti e studenti di impegnarsi nell'apprendimento per costruire apprendimento". Altre aziende si sono attivate negli anni in progetti alternativi a quello del Mit, prima fra tutte la Intel, che ha sviluppato il "Classmate Pc", arrivato sulle scene prima dell'XO, all'inizio di quest'anno, e già distribuito in decine di migliaia di esemplari in diversi paesi come Messico, Brasile, Nigeria, Pakistan e Libia, nonostante un prezzo più alto. "Sono stati principalmente i governi ad acquistare le nostre macchine", ha detto Agnes Kwan della Intel al Washington Post, sottolineando che l'impegno dell'azienda continuerà con una serie di progetti pilota nelle scuole di oltre 30 paesi del mondo, per raccogliere dati sulle necessità tecnologiche delle diverse comunità. L'iniziativa, chiamata "World Ahead" viene sostenuta da un investimento di 1 miliardo di dollari per portare tecnologie ai paesi in via di sviluppo, ai quali la Intel manderà nei prossimi cinque anni, oltre centomila computer. Anche la Microsoft si è mossa, producendo un pacchetto di software che offre in versione ridotta i suoi programmi più famosi, per un prezzo simbolico di soli 3 dollari, destinato ai governi dei paesi più poveri, in un programma chiamato "Unlimited Potential". Mancano ancora pochi giorni poi si saprà se gli americani hanno deciso di sostenere lo sforzo di far entrare nel mondo digitale un'intera generazione di ragazzini africani.

giovedì 22 novembre 2007

Il telefono scotta




MILANO - Linea comune, scambio di informazioni sui palinsesti, accordi per rallentare il flusso delle notizie in caso di dati elettorali negativi. Rai e Mediaset, nella primavera del 2005, avevano deciso di condividere perfino la politica degli spot, perlomeno nel caso di alcuni eventi straordinari, e la gestione delle presenze di esponenti politici nei programmi di punta della prima serata elettorale. VERTICI A CONFRONTO Venerdì 1° aprile, vigilia della scomparsa di Giovanni Paolo II, alle 11.42, queste "affinità elettive" sembrano materializzarsi ai massimi livelli aziendali. La responsabile dei palinsesti Rai, Debora Bergamini, chiama il responsabile dell'Informazione Mediaset, Mauro Crippa. "Debora - annota un militare delle Fiamme gialle nel suo brogliaccio depositato agli atti del processo sul fallimento della società Hdc - dice che Cattaneo (ndr, direttore generale Rai) ha parlato con Piersilvio (ndr, Berlusconi) e si sono accordati per dare coerenza ai palinsesti in relazione a una presunta notizia della morte del Papa. Debora dice di sospendere tutti gli spot e poi di modificare tutto in relazione a ciò". Trascorre poco più di mezz'ora e la Bergamini ricontatta Crippa. "Parlano di nuovo dei palinsesti e Mauro dice che sta andando in riunione da Piersilvio. Debora comunica i palinsesti della Rai". Aggiunge anche "di non indicare alcun politico nelle trasmissioni". Alle 12.34 nuovo contatto. Questa volta la dirigente Rai decide di "aggiornare Mauro alla luce della conferenza stampa e dice che trasmetteranno gli spot regolarmente ad esclusione delle trasmissioni riferite al Papa". Quando, a metà pomeriggio, da viale Mazzini si decide di rifare la scaletta dei programmi (ore 16.12), la Bergamini viene contattata, quasi in tempo reale, da Crippa. L'importanza strategica del ruolo della Bergamini appare evidente alle 17.50. "Un uomo (telefono intestato a ministero dell'Interno) per Debora: parlano del Papa e del fatto che le elezioni verranno comunque effettuate. Poi accennano ai sondaggi elettorali". Una rassicurazione importante in vista del tour de force che attende la tv di Stato in vista delle elezioni regionali.
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LA PAURA DELLE URNE Il 2 aprile, alla vigilia del voto, alle 16 Debora chiama Benito (con tutta probabilità Benassi, numero due del marketing Rai). "Dice che Nardello (ndr, responsabile del palinsesto di viale Mazzini) è molto nervoso. Benito ha intuito che il d. g. (ndr, Cattaneo) vuole che nella rappresentazione dei risultati elettorali si faccia più confusione possibile per camuffare la loro portata". La lunga mano di Debora arriva anche sulle frequenze radiofoniche. In serata, dopo le 18, un uomo per Debora: "È un dipendente Rai che lavora nel settore radiofonico. Parlano dell'organizzazione dei palinsesti radiofonici Rai". Non passa mezz'ora e Debora ricontatta ancora una volta Mauro Crippa: "Parlano dei rispettivi palinsesti. Debora dice di aver sentito Antonio Socci (ndr, giornalista e conduttore televisivo)". Nella mattina di domenica 3 aprile, "in sottofondo voce di Debora che dice che Bondi e Cicchitto sono coscienti". Forse anche nel Palazzo trapelano i primi exit poll che riportano la netta supremazia dell'Ulivo sulla Casa delle Libertà. Ma si può solo ipotizzare. Alle 12.06 Debora per Giovanni: la donna "dice che ha finito ora la riunione di palinsesto. Giovanni vorrebbe dirle delle cose a voce che dovrebbe riferire anche al presidente. Giovanni si trova nella redazione di "Punto a Capo" al Clodio". Poco dopo le 19, ancora Debora per Nardello: la donna "gli chiede come mai è stata spostata la riunione con il direttore generale e lui dice perché devono andare alla camera ardente del Papa. Debora gli chiede se andrà anche Paglia (ndr, probabilmente Guido, altro manager Rai) e lui risponde che è stato lui ad organizzare la visita". A 24 ore dall'ufficializzazione del voto regionale, il sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi, corre in soccorso dell'amica Debora: "Parlano di sondaggi elettorali. Crespi dice che se verranno confermate le proiezioni negative delle elezioni lui la farà lavorare da lui". IL TRACOLLO Martedì sembra un fuggi fuggi generale. Alle 15.48, la Bergamini per Benassi: "Debbi si lamenta perché tutti la chiamano facendole coraggio sulla situazione elettorale. Debbi dice che ha cercato Cattaneo ma che non lo ha trovato". Alle 17 ancora la Bergamini per tale Riccardo: "Parlano di politica e commentano gli articoli che hanno pubblicato sui giornali. Debbi dice che la situazione politica di adesso sembra quella di Mediaset quando era indebitata ed è stato deciso contro la sua volontà di collocarla sul mercato (fu fatta una cessione e risanata la parte organizzativa e i conti) e Debbi dice che occorre anche per il governo un'operazione anche contro la sua volontà. Debbi dice che i risultati dell'Udc sono stati occultati; parlano di politica e di personaggi politici". Alle 18.24 la discussione sembra spostarsi addirittura sulle benedizioni politiche che personaggi noti devono avere per presentarsi nei programmi di prima serata. E non importa se a discuterne, da quanto risulta dai brogliacci, siano due funzionari Rai. Benito per Debora: "Parlano del palinsesto del 6 aprile. Benito dice di aver sentito Delogu (ndr, probabilmente il senatore di An Mariano), rispetto alla presenza di Rossella in prima serata su Canale 5". Alle 19.45 Fabrizio per Debbi: "Fabrizio dice che Marinella (ndr, con tutta probabilità segretaria personale storica del Cavaliere) ha chiamato Guido e che gli ha fissato un appuntamento con il Dottore. Debbi dice che è strano questo". Alle 22.05, mentre il Cavaliere a sorpresa appare tra gli ospiti di "Ballarò", la dirigente Rai commenta con una interlocutrice la mossa, che sembra non convincerla. "Comunque sta dimostrando di essere vivo e soprattutto di avere coraggio... II problema semmai è nelle cazzate che è capace di dire, e forse era il caso di prepararsi meglio!!". L'11 aprile alle 17 Clemente (ndr, probabilmente l'allora direttore del Tg1 Mimun) per Debora. Il messaggio non è chiaro, si può solamente intuire. Le elezioni regionali perse dal Polo risalgono, ormai, a una settimana prima. "Lei gli chiede se fa un lavoro sui giornalisti e lui risponde di spiegargli meglio; parlano di politica e televisione".

mercoledì 21 novembre 2007

Canapa anti tumore


Grillo ne parla da anni, ecco uno studio a riguardo. Il pezzo è tratto dal sito: http://wwwconfinizero.it/ Fonte: BBC (http://news.bbc.co.uk/2/hi/health/7098340.stm)

Alcuni scienziati americani pensano che un composto che si ritrova nella cannabis puo` prevenire la propagazione del cancro al seno attraverso il corpo. Il team dell'istituto di ricerca californiano "Pacific Medical Center Research Institute" e` speranzoso che il cannabidiolo o CBD possa essere una alternativa non tossica alla chemioterapia.
Diversamente dal THC, il CBD non ha alcun effetto psicoattivo quindi il suo uso non violerebbe le leggi vigenti.
Gli autori hanno rimarcato piu` volte che il loro risultato non vuole suggerire ai pazienti di fumare marijuana, aggiungendo che e` poco probabile riuscire a raggiungere una concentrazione efficace di CBD attraverso il fumo della cannabis.
Il CBD funziona bloccando l'attivita` di un gene chiamato Id-1 che e` ritenuto responsabile dell'aggressiva diffusione del carcinoma lontano dalla sua locazione iniziale - un processo chiamato metastasi.
Studi passati hanno mostrato che il CBD puo` anche bloccare forti tumori al cervello.
Gli ultimi studi in laboratorio hanno mostrato che il CBD ha effetti simili anche su cellule tumorali del seno.
Speranza futura
Il ricercatore capo Dr. Sean McAllister dice: "Al giorno d'oggi, abbiamo una scelta limitata di trattamenti per le forme di cancro aggressive. Questi trattamenti, come la chemioterapia, possono essere efficaci ma allo stesso tempo estremamente tossici e dolorosi per i pazienti. Questo composto offre la speranza di una terapia non tossica che possa raggiungere gli stessi risultati senza nessuno dei terribili effetti collaterali".
La dottoressa Joanna Owens della Ricerca sul cancro nel regno unito ha affermato: "Questa ricerca sta compiendo i primi passi. Le scoperte dovranno essere seguite da tentativi clinici sugli esseri umani per verificare che il CBD sia sicuro, e se gli effetti benefici trovino un riscontro reale. Molti farmaci anti-cancro derivati da composti chimici naturali sono gia` in largo uso, come la vincristine, un derivato di un fiore chiamato Madagascar Periwinkle utilizzato nel trattamento del cancro al seno e al polmone. Sara` interessante verificare se il CBD avra` gli stessi effetti di questo composto."
Maria Leadbeater della Breast Cancer Care ha dichiarato: "Molte persone soffrono di effetti collaterali durante la chemioterapia, ad esempio nausea e aumentati rischi di infezione, i quali possono portare sia a danni fisici che psichici. Qualsiasi farmaco che abbia meno effetti collaterali e`, ovviamente, di grande interesse". Ma ha aggiunto: "E` chiaro che serve piu` ricerca a riguardo."
(NDT: Il sito dei pazienti impazienti cannabis in italia: http://www.pazienticannabis.org/)

martedì 20 novembre 2007

Coincidenze intorno al numero 11


Su internet ho trovato questo strano documento. Lo riporto integralmente:New York City ha 11 lettereAfghanistan ha 11 lettere Ramsin Yuseb (il terrorista che minacciò di distruggere le Torri gemelle nel 1993) ha 11 lettere. George W Bush ha 11 lettere Le due torri gemelle formano un 11 Questa può essere un pura coincidenza, ma ora si fa più interessante: New York è l'11° statoIl primo aereo schiantatosi contro le torri gemelle era il volo n° 11Il volo n° 11 portava 92 passeggeri 9+2=11Il volo 77, che si schiantò anche contro le torri, portava 65 passeggeri. 6+5=11 La tragedia si verificò l'11 settembre, o 9/11 (data americana) come lo si conosce ora. 9+1+1=11La data è uguale al numero dell'emergenza americano 911.Coincidenza? Continua a leggere e fatti la tua idea:Il totale del numero delle vittime negli aerei dirottati era 254. 2+5+4=11 L'11 settembre è il giorno n° 254 nel calendario dell'anno. Di nuovo... 2+5+4=11 L'attentato di Madrid accadde l'11/03/2004.3 + 1 + 1 + 2 + 4 = 11.La tragedia di Madrid accadde 911 giorni dopo quella delle torri gemelle. Ed è qui che le cose si fanno parecchio misterioseIl simbolo + riconosciuto per gli USA, dopo le Stelle&Strisce, è l'Aquila. il versetto seguente è preso dal Corano, il Libro Sacro islamico: "Perchè è scritto che un figlio d'Arabia sveglierà una terribile Aquila. La collera dell'Aquila si sentirà attraverso le terre di Allah, mentre alcune persone tremarono disperate ancora più allietate: perchè la collera dell'Aquila ripulì le terre di Allah e ci fu pace."Questo è il verso n° 9.11 del Corano. Non siete ancora convinti? Provate questo e vedete come vi sentirete dopo... Apri Microsoft Word ed esegui (FATELO DAVVERO) 1. Scrivi in stampatello Q33 NY. E' il n° del primo volo schiantatosi contro le torri gemelle 2. Evidenzia il Q33 NY 3. Cambia la dimensione del carattere il 48. 4. Cambia l'attuale carattere in WINGDINGS 1

Enrico Cervellera


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Grazie a Chiara Livieri


lunedì 19 novembre 2007

Se Sparta piange...


ROMA (18 novembre) - Alta tensione fra An e Forza Italia, dopo le polemiche sulla fallita spallata. oggi al convegno di An a Assisi i militanti del partito di Gianfranco Fini hanno sonoramente fischiato uno dei luogotenenti di Silvio Berlusconi, Fabrizio cicchitto. «Non so dove volete andare. Non andate da nessuna parte mettendo in moto dei piccoli plotoni di esecuzione che a nome del partito unico tirano randellate a Silvio Berlusconi», ha detto Cicchitto nel suo intervento e in quel momento è stato coperto di fischi.

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