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venerdì 27 giugno 2008

MANDELA: 90 anni all'Hide Park di Londra


Fonte: ANSA

LONDRA - Tutto pronto all'Hyde Park di Londra per il concerto che questa sera, a partire dalle 19,30 ora italiana, festeggerà il novantesimo compleanno di Nelson Mandela, con una nutrita schiera di star internazionali che renderanno onore in musica al premio Nobel per la Pace, simbolo vivente della lotta per i diritti umani.
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Un augurio ad un grande resistente, vincitore del Premio Nobel per la pace nel 1993, che ha resistito ad un regime anti-democratico, all'arresto, alla violenza, ma capace di risorgere per combattere per la libertà e l'uguaglianza.
Mandela, si battè contro la politica razziale dell'apartheid, di cui voglio ricordare la crudeltà e stupidità delle leggi:
  • proibizione dei matrimoni interrazziali;
  • legge secondo la quale avere rapporti sessuali con una persona di razza diversa diventava un reato penalmente perseguibile;
  • legge che imponeva ai cittadini di registrarsi come bianchi, neri;
  • legge che permetteva di bandire ogni opposizione che venisse etichettata dal governo come "comunista" (usata per mettere fuorilegge nel 1960 l'African National Congress (ANC), la più grande organizzazione politica che includeva i neri, di stampo socialista, ma non comunista);
  • legge che proibiva alle persone di diverse razze di entrare in alcune aree urbane;
  • legge che proibiva a persone di razze diverse di utilizzare le stesse strutture pubbliche (fontane, sale d'attesa, marciapiedi etc.);
  • legge che prevedeva una serie di provvedimenti tutti tesi a rendere più difficile per i neri l'accesso all'istruzione;
  • legge che sanciva la discriminazione razziale in ambito lavorativo;
  • legge che istituiva i bantustan, una sorta di "riserve" per la popolazione nera, nominalmente indipendenti ma in realtà sottoposti al controllo del governo sudafricano;
  • legge che privava della cittadinanza sudafricana e dei diritti a essa connessi gli abitanti dei bantustan
...l'assurdità della natura umana....

martedì 24 giugno 2008

15 video in 15 giorni


In attesa del video de "La storia del perdente", LA RESISTENZA lancia l'iniziativa "15 video in 15 giorni". 15 clip inediti per scoprire tutti i segreti dell'elettrofolk e rivedere on-line le esibizioni più significative della prima band elettrofolk al mondo.


Ecco i primi due link, freschi di creazione:





Maggiori info su http://www.laresistenza.it/, sezione IN EVIDENZA

No dal Molin! Lo dice il tribunale






Il 18 giugno 2008 il Tribunale Amministrativo Regionale per il Veneto - costitutivo dal Presidente Bruno Amoroso, i consiglieri Elvio Antonelli e Italo Franco - ha accolto il ricorso nr. 1587/2007 per la sospensione dei lavori (illegali e illegittimi) della base americana Dal Molin a Vicenza!Una vittoria straordinaria: le sovranità nazionale e territoriale sono state salvaguardate dallo strapotere di una potenza straniera che si arroga il diritto di fare guerre per “esportare la democrazia” e di costruire basi militari (cioè depositi di armi nucleari) in ogni luogo. Si tratta certamente di una importantissima battaglia, e anche se la guerra è lunga tale sentenza è un segnale inequivocabile che quando si muovono le persone (e coscienze), i cittadini, qualcosa succede sempre...


Il TAR del Veneto si esprime sulla nuova base Usa di Vicenza: il progetto non è in regola, i lavori non possono iniziare. I veri illegali sono stati smascherati: sono coloro che vorrebbero imporre la nuova base Usa alla città. Leggi la sentenza del TAR [clicca qui]
Il Tar emette la sospensiva sul progetto Dal Molin, accogliendo il ricorso di Codacons e Coordinamento Comitati e decretando di fatto lo stop ai lavori e mettendo fine all’arroganza di chi avrebbe voluto imporre la nuova base Usa a Vicenza senza democrazia e senza una valutazione dell’impatto ambientale. Ecco chi ha commesso le illegalità: statunitensi, il cui bando di gara per l’assegnazione dell’appalto è irregolare; Governo italiano, il cui consenso è definito dal tribunale amministrativo “extra ordinem”; Regione Veneto, sulla cui Vinca (Valutazione d’impatto ambientale) i giudici hanno quantomeno delle perplessità.
I giudici sottolineano l'impatto "del consistente insediamento (e della connessa antropizzazione) sulla situazione ambientale, del traffico, dell'incremento dell'inquinamento e in ordine al rischio di danneggiamento e alterazione delle falde acquifere". Nessuna traccia documentale di supporto "è stata riscontrata" sull'atto di consenso "presentato dal Governo Italiano a quello degli Stati Uniti d'America, espresso verbalmente nelle forme e nelle sedi istituzionali". Nel procedimento per l'ampliamento della base Usa di Vicenza sussistono anche "altri profili di illegittimità, alla luce della normativa nazionale ed europea". Il Tar rileva ancora che manca ogni riscontro "di avvenuta consultazione della popolazione interessata".
Insomma, chi sosteneva di agire nella trasparenza e nella legalità – ve lo ricordate il commissario Costa? – in realtà ne ha combinata una dopo l’altra, calpestando la democrazia e mettendo a rischio falda acquifera e territorio; tanto che il tribunale amministrativo ha sospeso l’efficacia dei provvedimenti "inibendo nei confronti di chicchessia l'inizio di ogni attività diretta a realizzare l'intervento”, ovvero ad aprire i cantieri per il Dal Molin.
E’ un risultato forse inatteso, sicuramente importante; il Tar riconosce le ragioni dei tanti vicentini che, in questi due anni, si sono battuti per difendere non solo il territorio in cui vivono, ma anche il proprio diritto ad esprimersi sui progetti che condizioneranno il futuro della città.
Ma, proprio perchè il Tar ci dà pienamente ragione, la nostra mobilitazione non si ferma; questa sentenza deve essere rispettata e a nessuno deve saltare in mente di fare scherzi o di cercare cavilli per raggirarla. Per questo continueremo la nostra mobilitazione: saremo in piazza il 26 giugno, quando il Consiglio comunale si esprimerà in merito, e il 30 giugno manifesteremo fino ai cancelli del Dal Molin: cancelli che dovranno restare chiusi alle ruspe statunitensi.
http://www.disinformazione.it/

Baghdad, morto un italiano




Fonte: ANSA


BAGHDAD - In un attentato a Sadr City, il quartiere sciita di Baghdad, è morto un italiano, oltre a due civili e a due militari americani e a sei iracheni. L'italiano, secondo l'ambasciata americana, era di origine irachena e lavorava per il dipartimento della difesa americano.Il comando americano afferma che "un sospetto è stato arrestato", mentre "fuggiva dalla scena" dell'attentato, "ed è risultato positivo al test per i residui di esplosivo". Ieri due soldati americani sono morti, e tre altri sono rimasti feriti, in una sparatoria nella sede del consiglio municipale della cittadina di Salman Pak, ad una ventina di km a Sud di Baghdad. L'uomo che per primo ha aperto il fuoco è stato ucciso, ha reso noto ancora il comando militare Usa, mentre secondo un conteggio non ufficiale sale così a 4.106 il numero dei soldati americani morti in Iraq dall'inizio dell'invasione, nel marzo 2003. Il bilancio di giugno è invece di 22 morti, e segna un'impennata rispetto a maggio, quando erano stati 19. Sempre stamani, il responsabile del consiglio municipale del quartiere meridionale di Abu Dishir di Baghdad, che ieri era stato rapito, è stato è stato ritrovato cadavere. Non esiste un conteggio aggiornato dei funzionari municipali uccisi negli ultimi tempi in Iraq. Gli ultimi dati risalgono all'anno scorso e stabiliscono che dal marzo 2003 al luglio 2007 sono stati almeno 250. "I Gruppi Speciali (ovvero, nel linguaggio militare Usa, le milizie sciite addestrate e finanziate dall'Iran) temono i progressi e hanno paura del potere della popolazione" ha affermato il colonnello americano John Digiambattista, commentando l'attentato di oggi. Parole che riflettono la tensione crescente in vista delle elezioni provinciali che si svolgeranno in tutto il Paese ad Ottobre e che sono considerate cruciali per rafforzarne la stabilità. La normativa che le riguarda è però ancora da definire con una apposita legge e il dibattito parlamentare in merito sembra in fase di stallo su elementi come il divieto dei simboli religiosi nella campagna elettorale o la rappresentanza femminile nelle liste.

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