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giovedì 13 dicembre 2007

Accade in Cina


Tutti lo sanno e nessuno fa niente. In Cina le figlie femmine sono spacciate, guardate il documento che segue e rabbrividite di sdegno con noi. Tutto ciò deve finire: ecco il link

mercoledì 12 dicembre 2007

Abbasso l'uniteralità




WASHINGTON - Dalla Casa Bianca a Villa Firenze. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concluso martedì sera con un ricevimento a Villa Firenze, la residenza privata dell'ambasciatore d'Italia a Washington, la sua prima giornata di visita ufficiale negli Stati Uniti, aperta con un colloquio col presidente George W. Bush alla Casa Bianca.
Nel corso di circa due ore di colloquio Napolitano e Bush avevano passato in rassegna i principali temi di politica internazionale - dall'Iran al Kosovo, dall'Afghanistan al Libano - riscontrando molti punti di convergenza, ma anche la necessità di un approccio multilaterale per giungere alla soluzione dei problemi. Il presidente Napolitano ha sottolineato, nel suo incontro con i media, il concetto che l'Europa deve fare di più per la sicurezza internazionale. "L'Europa non può chiedere agli Stati Uniti di garantirla. Questo è un dovere di tutti. L'Europa deve essere all'altezza del compito". Circa il Kosovo è stata riscontrata la crescente "consapevolezza americana che si tratta soprattutto di una questione europea", come ha notato il ministro degli esteri Massimo D'Alema al termine del colloquio, mentre per quanto riguarda l'Iran l'Italia ha sottolineato la importanza di una strategia internazionale che consenta di lavorare su due binari: la pressione sull'Iran ma anche la ricerca di una soluzione politico diplomatica". E' un concetto ribadito dal ministro D'Alema, nel pomeriggio, durante il suo incontro col segretario di stato Condoleezza Rice. "Abbiamo notato una differenza - ha sottolineato D'Alema - tra l'approccio unilaterale Usa del passato e la scelta invece chiara adesso di affrontare la questione dell'Iran insieme alla comunità internazionale, nelle sedi multilaterali, a cominciare dalle Nazioni Unite".
Il presidente Napolitano si è recato nel pomeriggio al Congresso per incontrare la speaker (Presidente) della Camera Nancy Pelosi, leader dell'opposizione e considerata la donna più potente d'America. Napolitano si è quindi recato alla ambasciata d'Italia a Washington per un incontro con i membri del 'German Marshall Fund' e per inaugurare la mostra 'Richard Ginori 1737-1937' che presentava le splendide ceramiche del Museo Doccia. Tra gli ospiti c'era anche l'astronauta italiano Paolo Nespoli, reduce dalla più recente missione spaziale dello shuttle. La prima giornata negli Stati Uniti della visita del presidente Napolitano si è conclusa con un ricevimento a Villa Firenze con la partecipazione di numerose personalità del mondo politico e culturale americano. Domani, dopo un incontro con la comunità italiana e una visita al cimitero militare di Arlington, Napolitano si trasferirà a New York dove resterà fino a giovedì sera, per fare poi ritorno in Italia.

lunedì 10 dicembre 2007

Autotrasportatori in sciopero: resistete!


Oggi pomeriggio sono andato a Lecce. All'ingresso della città decine e decine di camion, centinaia di autotrasportatori in sciopero. Amici cari, LA RESISTENZA è con voi.




Disagi anche sulle strade del Salento a causa dello sciopero degli autotrasportatori che si protrarrà fino a venerdì. Stamani i camionisti in stato di agitazione hanno bloccato la superstrada Lecce-Brindisi, nel tratto di percorrenza tra gli svincoli per Trepuzzi e Squinzano. Circa tre chilometri di automezzi incolonnati hanno reso agli automobilisti la circolazione praticamente impossibile, che sono stati costretti ad allungare il tragitto deviando per le strade parallele alla “613”.Tante le richieste al governo da parte degli autotrasportatori. Che chiedono una diversa e migliore regolamentazione sui costi d'impresa, eliminazione dell'abusivismo. regole sulle tariffe. Tra i punti oggetto della vertenza c’è anche l'aumento incontrollato del costo del gasolio e del costo del lavoro, i pagamenti dei servizi di autotrasporto a tempi indeterminati, l'aumento dell'indebitamento per impresa che è arrivato anche a sfiorare i 200mila euro per impresa, i continui aumenti dei pedaggi autostradali e un quadro normativo non adeguato.




Lo sciopero è stato indetto per chiedere un aumento della capacità contrattuale, il contenimento del prezzo del gasolio e dei costi d'esercizio, il riconoscimento del costo minimo, la lotta all'abusivismo e alla concorrenza sleale e la certezza sui tempi di pagamento, come si legge in un comunicato stampa congiunto di Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Fai, Fiap L, Sna Casartigiani, Fiap M e Unitai.
Per parte sua il governo, che ha convocato le associazione degli autotrasportatori domani a Palazzo Chigi, rivendica invece, in un comunicato del ministero dei Trasporti, di aver stanziato incentivi per 70 milioni di euro per il ricambio dei veicoli e 116 milioni per la logistica, di aver approvato una serie di agevolazioni fiscali per gli autotrasportatori, di aver aumentato i controlli sui mezzi pesanti che circolano sulle strade italiane, anche per il rispetto delle norme sulla concorrenza.
L'esecutivo dice di essere anche impegnato nella riforma delle leggi sull'autotrasporto e nella definizione di nuove norme sui contratti dell'autotrasporto.
"Sicuramente ci sono stati alcuni eccessi non adeguati al clima di dialogo e confronto in virtù del quale c'è stata la convocazione delle parti venerdì scorso", hanno detto fonti di Palazzo Chigi, aggiungendo che "ancora una volta alcune parti hanno voluto fare scontare [la protesta] ai cittadini mentre altre hanno deciso di aspettare la riunione di domani".

10/12: Giornata Internazionale dei Diritti Umani


Per gentile concessione della sede PRC di Sezze.


di Francesco Martone*


Oggi si celebra in tutto il mondo la giornata delle Nazioni Unite sui diritti umani. E' l'occasione, a pochi giorni dall'inizio delle celebrazioni mondiali per il 60simo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, ed all'indomani degli sfrenati attacchi di Papa Ratzinger ad uno dei capisaldi della legalità internazionale, per tracciare un bilancio a casa nostra. Lo scorso anno l'Italia è entrata a far parte del Consiglio ONU sui Diritti Umani e per potersi candidare al Consiglio l'ìItalia ha presentato un programma di lavoro e di impegni a livello internazionale e nazionale. A che punto siamo con quella tabella di marcia?Tra questi impegni (volontari, si specifica) va ricordato quello della firma della Convenzione ONU sulle Sparizioni Forzate aperta alla firma nel febbraio 2007. Ad oggi non risulta alcuna mossa del governo volta a sostenere questo importante strumento relativo non solo ai "desaparecidos" ma anche osteggiato apertamente dagli Stati Uniti in quanto assimilabile ai crimini delle "rendition" quelle pratiche segrete della CIA che continuano seppur sotto traccia, non solo in Europa ma anche nel Corno d'Africa. Si è poi impegnata a promuovere un maggiore "sostegno alle risoluzioni contro il razzismo, la xenofobia e tutte le forme di discriminazione presentate al Consiglio diritti umani, individuando in particolare una serie di azioni specifiche miranti all'eliminazione di ogni forma di discriminazione".Certo le vicende del decreto sull'espulsione come originariamente inteso , e le gravi discriminazioni nei confronti dei Rom non sembrano andare verso tale direzione. L'Italia comunque è stata tra i primi firmatari della Convenzione sui diritti delle persone disabili e del suo Protocollo opzionale (New York, 30 marzo 2007) ed ora si attende la ratifica da parte del Parlamento. Per quanto riguarda la tortura, da una parte l'ìItalia si impegna ad attivarsi per l'aumento del numero di Paesi che hanno ratificato e dato attuazione alla Convenzione contro la tortura. Dall'altra, però, la legge sulla tortura continua ad incontrare ostacoli in Senato, mentre non è stato annunciata ancora la decisione di ratificare il protocollo agiuntivo della Convenzione ONU sulla Tortura, che prevede strumenti di ispezione e monitroaggio indipendente nei lughi di detenzione in tutto il paese. Si adduce a giustificazione di questo ritardo il fatto che alla Camera è stato già approvato un disegno di legge sul garante dei diritti dei detenuti, allargato a comprendere strumenti di tutela e monitoraggio su tutti i diritti umani, e che quindi una volta istituito tale organismo si potrà procedere ad ottemperare a tali impegni. Ciononostante, anche il disegno di legge sul garante dei diritti dei detenuti e dei diritti umani non ha ancora iniziato il suo iter in Senato. E, pur rappresentando un importante passo in avanti (è oltre un decennio che l'Italia si deve dotare di un organismo indipendente sui diritti umani), la figura del garante andrà adattata a quanto ci chiedono le Nazioni Unite con i Principi di Parigi in termini di indipendenza, e funzioni specifiche. Solo così si potrà tener fede all'impegno presentato all'ONU con la candidatura, secondo il quale l'Italia istituirà la Commissione nazionale indipendente per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Per quanto riguarda la pena di morte l'Italia si era impegnata a sostenere la moratoria universale come "obiettivo intermedio" e questo sta facendo con forza e convinzione. Meno convinzione si registra rispetto all'altro impegno quello di adattare l'ordinamento normative interno per attuare lo statuto del Tribunale Penale Internazionale, tema sul quale il governo non ha ancora presentato un proprio disegno di legge. Oltre questi impegni altri sono i ritardi sui quali il nostro paese dovrà intervnire con determinazione. Non esiste ancora una legge organica sul diritto d'asilo, anzi risulterebbe da denunce di Human rights Watch che l'Italia sia il capofila di una cordata di governi che a livello internazionale tentano di indebolire il principio del non-respingimento (non-refoulement) di un migrante in caso di rischio di tortura nel proprio paese di orgine. Facendo leva sul criterio delle "garanzie diplomatiche" fornite dal governo del paese di origine, si rischia di minare uno dei principio cardine del diritto internazionale. E per chiudere che dire dell'assoluta assenza di volontà politica di ratificare la Convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) numero 169 sui diritti dei popoli indigeni e tribali? La risposta di fonti ministeriali è che in Italia non ci sono popoli indigeni mentre in realtà quello che preoccu pa sono le possibili ricadute sule attività delle imprese italiane in terre indigene.Disse una volta Richard Falk, autorevole giurista ed attivista dei diritti umani, che i diritti umani vanno presi "seriamente principalmente a casa propria" piuttosto che farne un'appendice di politica estera. La questione cruciale è quella dei doppi standard, che permettono l'uso strumentale del tema dei diritti umani per scopi di tattica o opportunismo geopolitico o strategico. E' quel rischio che fa parlare Slavoj Zizek di "oscenità dei diritti umani" usati a pretesto per ingerenza militare o per avanzare il fondamentalismo di mercato. Proprio per evitare tale eventualità e tali interpretazioni, andrà garantita massima coerenza nelle politiche relative ai diritti umani, determinante per la credibilità dell'azione di un governo e di un intero paese, il nostro incluso.


*Senatore Prc-S.E.

Torino, è strage




TORINO - Si aggrava di giorno in giorno il bilancio dell'incendio alla ThyssenKrupp di Torino, l'acciaieria che nella notte tra mercoledì e giovedì ha trasformato in torce umane sette operai. Finora sono morte quattro persone, e altre tre sono in fin di vita. Oggi sono state effettuate le prime iscrizioni nel registro degli indagati nei confronti della ThyssenKrupp. Le indagini. Intanto il pm Raffaele Guariniello ha aperto due procedimenti penali paralleli come prevede la legge: "Uno riguarda le persone fisiche responsabili dei fatti, l'altro l'impresa". Secondo indiscrezioni nell'iscrizione nel registro degli indagati vengono contestate le ipotesi di accusa di omicidio colposo, lesioni colpose e disastro colposo. Al momento non è chiaro quante persone siano state indagate, ma secondo voci non confermate potrebbe essere due o tre. La procura ha anche chiesto al ThyssenKrupp tutto l'organigramma della società, compreso quello della capogruppo tedesca, per valutare ruoli e competenze. Le prime autopsie sulle vittime saranno eseguite lunedì e martedì prossimo. Accertamenti in fabbrica. Nel frattempo proseguono gli accertamenti in fabbrica per capire con precisione il punto in cui si è verificata la tragedia. La procura ha sequestrato una sorta di scatola nera che riguarda l'apparecchiatura. Al vaglio anche la causa dell'incendio e se tutte le norme per la sicurezza sono state rispettate. Per questo motivo la procura ha controllato oggi tutti gli estintori dello stabilimento. Gli estintori. Al momento dell'incidente alcuni operai hanno denunciato che 3 estintori su 5 non funzionavano. Obiettivo degli inquirenti è capire che uso ne venisse fatto da parte dell'azienda e degli operai. Pare infatti che alle volte, nei piccoli interventi, gli estintori fossero usati per metà e poi non più ricaricati. Una prassi, quest'ultima, che li rendeva inutilizzabili perché il materiale all'interno diventava scadente sul fronte della sicurezza.
Nel frattempo la Procura ha incaricato l'Asl di fare ogni accertamento sulla sicurezza dello stabilimento anche per il futuro: sono pertanto iniziati i primi controlli sugli oltre 300 estintori esistenti nello stabilimento. Trenta di essi sono stati portati nella sede dei vigili del fuoco dove verranno analizzati nel dettaglio perché contengono materiale liquido e gassoso. Agli altri è stata applicata una procedura che ne permette l'uso ma non la modifica in attesa degli accertamenti della magistratura. La squadra antincendio. Altro aspetto da chiarire è l'operato della squadra antincendio e la sua formazione. Pare infatti che gli operai avessero la prassi di sbrigarsela da soli quando capitavano piccoli inconvenienti. Non è chiaro se la notte dell'incidente la squadra antincendio fosse presente al completo nello stabilimento o se ci fosse un solo componente che, come emergerebbe dalle prime indiscrezioni, era in un altro reparto. Le vittime. Il primo a perdere la vita è stato Antonio Schiavone, 36 anni, che abitava a Envie (Cuneo) con moglie e tre figli piccoli, il più vicino alla linea 5 dell'impianto di trattamento termico dove si è sviluppato l'incendio. Stamattina, poco prima delle sette, è morto Roberto Scola, 33 anni, che era stato ricoverato all'ospedale Molinette, mentre nel pomeriggio, al San Giovanni Bosco, Angelo Laurino, 43 anni, è stato stroncato da un'insufficienza multiorgano. Entrambi avevano ustioni di terzo grado sul 95% del corpo. Scola, viveva a Torino, era sposato aveva due figli molto piccoli (uno di 17 mesi e l'altro di quasi tre anni).Quando è arrivato al pronto soccorso del Cto era cosciente e terrorizzato all'idea di non rivedere più i suoi bimbi. Laurino, anche lui residente a Torino, aveva due figli, Fabrizio di 12 anni e Noemi di 14. E questa sera al Cto di Torino, è morto anche Bruno Santino, 26 anni. L'operaio era stato trasferito in giornata dall'ospedale Maria Vittoria al centro grandi ustionati del Cto. A pregare tutto il giorno perché si salvasse il fratello Luigi, pure lui operaio alla ThyssenKrupp, ma non era di turno mercoledì notte. I feriti. Rimane appeso a un filo il destino degli altri tre feriti gravissimi, di cui tre ricoverati a Torino ed uno a Genova. All'ospedale Maria Vittoria lotta tra la vita e la morte Giuseppe De Masi, 26 anni, che vive a Torino con i genitori ed ha una madre infermiera. Mentre alle Molinette è ricoverato Rocco Marzo, di 54, sposato a padre di due figli. A fine mese sarebbe dovuto andare in pensione. Tutti hanno ustioni di secondo e terzo grado su oltre il 90 per cento del corpo. Viene tenuto in coma farmacologico, all'ospedale Villa Scassi di Genova, Rosario Rodinò, 26 anni. Ha ustioni sul 90 per cento del corpo e le sue condizioni starebbero peggiorando.

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