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lunedì 10 dicembre 2007

10/12: Giornata Internazionale dei Diritti Umani


Per gentile concessione della sede PRC di Sezze.


di Francesco Martone*


Oggi si celebra in tutto il mondo la giornata delle Nazioni Unite sui diritti umani. E' l'occasione, a pochi giorni dall'inizio delle celebrazioni mondiali per il 60simo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, ed all'indomani degli sfrenati attacchi di Papa Ratzinger ad uno dei capisaldi della legalità internazionale, per tracciare un bilancio a casa nostra. Lo scorso anno l'Italia è entrata a far parte del Consiglio ONU sui Diritti Umani e per potersi candidare al Consiglio l'ìItalia ha presentato un programma di lavoro e di impegni a livello internazionale e nazionale. A che punto siamo con quella tabella di marcia?Tra questi impegni (volontari, si specifica) va ricordato quello della firma della Convenzione ONU sulle Sparizioni Forzate aperta alla firma nel febbraio 2007. Ad oggi non risulta alcuna mossa del governo volta a sostenere questo importante strumento relativo non solo ai "desaparecidos" ma anche osteggiato apertamente dagli Stati Uniti in quanto assimilabile ai crimini delle "rendition" quelle pratiche segrete della CIA che continuano seppur sotto traccia, non solo in Europa ma anche nel Corno d'Africa. Si è poi impegnata a promuovere un maggiore "sostegno alle risoluzioni contro il razzismo, la xenofobia e tutte le forme di discriminazione presentate al Consiglio diritti umani, individuando in particolare una serie di azioni specifiche miranti all'eliminazione di ogni forma di discriminazione".Certo le vicende del decreto sull'espulsione come originariamente inteso , e le gravi discriminazioni nei confronti dei Rom non sembrano andare verso tale direzione. L'Italia comunque è stata tra i primi firmatari della Convenzione sui diritti delle persone disabili e del suo Protocollo opzionale (New York, 30 marzo 2007) ed ora si attende la ratifica da parte del Parlamento. Per quanto riguarda la tortura, da una parte l'ìItalia si impegna ad attivarsi per l'aumento del numero di Paesi che hanno ratificato e dato attuazione alla Convenzione contro la tortura. Dall'altra, però, la legge sulla tortura continua ad incontrare ostacoli in Senato, mentre non è stato annunciata ancora la decisione di ratificare il protocollo agiuntivo della Convenzione ONU sulla Tortura, che prevede strumenti di ispezione e monitroaggio indipendente nei lughi di detenzione in tutto il paese. Si adduce a giustificazione di questo ritardo il fatto che alla Camera è stato già approvato un disegno di legge sul garante dei diritti dei detenuti, allargato a comprendere strumenti di tutela e monitoraggio su tutti i diritti umani, e che quindi una volta istituito tale organismo si potrà procedere ad ottemperare a tali impegni. Ciononostante, anche il disegno di legge sul garante dei diritti dei detenuti e dei diritti umani non ha ancora iniziato il suo iter in Senato. E, pur rappresentando un importante passo in avanti (è oltre un decennio che l'Italia si deve dotare di un organismo indipendente sui diritti umani), la figura del garante andrà adattata a quanto ci chiedono le Nazioni Unite con i Principi di Parigi in termini di indipendenza, e funzioni specifiche. Solo così si potrà tener fede all'impegno presentato all'ONU con la candidatura, secondo il quale l'Italia istituirà la Commissione nazionale indipendente per la promozione e la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Per quanto riguarda la pena di morte l'Italia si era impegnata a sostenere la moratoria universale come "obiettivo intermedio" e questo sta facendo con forza e convinzione. Meno convinzione si registra rispetto all'altro impegno quello di adattare l'ordinamento normative interno per attuare lo statuto del Tribunale Penale Internazionale, tema sul quale il governo non ha ancora presentato un proprio disegno di legge. Oltre questi impegni altri sono i ritardi sui quali il nostro paese dovrà intervnire con determinazione. Non esiste ancora una legge organica sul diritto d'asilo, anzi risulterebbe da denunce di Human rights Watch che l'Italia sia il capofila di una cordata di governi che a livello internazionale tentano di indebolire il principio del non-respingimento (non-refoulement) di un migrante in caso di rischio di tortura nel proprio paese di orgine. Facendo leva sul criterio delle "garanzie diplomatiche" fornite dal governo del paese di origine, si rischia di minare uno dei principio cardine del diritto internazionale. E per chiudere che dire dell'assoluta assenza di volontà politica di ratificare la Convenzione dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) numero 169 sui diritti dei popoli indigeni e tribali? La risposta di fonti ministeriali è che in Italia non ci sono popoli indigeni mentre in realtà quello che preoccu pa sono le possibili ricadute sule attività delle imprese italiane in terre indigene.Disse una volta Richard Falk, autorevole giurista ed attivista dei diritti umani, che i diritti umani vanno presi "seriamente principalmente a casa propria" piuttosto che farne un'appendice di politica estera. La questione cruciale è quella dei doppi standard, che permettono l'uso strumentale del tema dei diritti umani per scopi di tattica o opportunismo geopolitico o strategico. E' quel rischio che fa parlare Slavoj Zizek di "oscenità dei diritti umani" usati a pretesto per ingerenza militare o per avanzare il fondamentalismo di mercato. Proprio per evitare tale eventualità e tali interpretazioni, andrà garantita massima coerenza nelle politiche relative ai diritti umani, determinante per la credibilità dell'azione di un governo e di un intero paese, il nostro incluso.


*Senatore Prc-S.E.

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