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giovedì 7 agosto 2008

Cerimonia Pechino 2008, Rossi: "Domani niente simboli"


Perfettamente d'accordo: perché si chiede allo sport di boicottare in segno di protesta quando la politica non ha fatto assolutamente nulla a livello economico?
Sarei stato d'accordo col boicottare l'intera manifestazione sportiva, ma solo dopo che la nazione fosse intervenuta sui rapporti commerciali con uno Stato, quello cinese, totalmente irrispettoso dei diritti umani, in maniera esplicita e senza vergogna di fronte al mondo...
Flavio D.
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Fonte: ANSA
PECHINO - "Penso che se veramente si voglia boicottare la Cina lo si deve fare a livello economico. Gli atleti invece sono qui solo per fare gli atleti". Alla vigilia della cerimonia inaugurale dei Giochi di Pechino, il portabandiera azzurro si schiera con il mondo dello sport nello scontro avviato da alcuni politici che chiedevano di disertare la sfilata. Il campione della canoa ha sottolineato che le istituzioni qui saranno comunque presenti, facendo intendere che si chiede allo sport quello che invece dovrebbero fare la politica e anche il mondo economico: "Qui ci sarà il ministro degli Esteri e poi la bandiera ce l'ha data il presidente Napolitano", ha aggiunto Rossi. L'alfiere ha anche detto che domani sera non porterà alcun simbolo di protesta per la difesa dei diritti umani.

lunedì 4 agosto 2008

La "Verità" velata


Dal sito: http://www.corriere.it/

ROMA — Le donne, a Palazzo Chigi, preferiscono vederle vestite. E non importa se quella che esibisce un seno — piccolo, tondo, pallido — se ne sta su una copia del celebre dipinto di Giambattista Tiepolo (1696-1770): «La Verità svelata dal Tempo ». Il dipinto, che Silvio Berlusconi aveva scelto come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa, viene ritoccato. È successo. La testimonianza fotografica è inequivocabile. Prima si scorge un capezzolo. Poi il capezzolo sparisce. Coperto, si suppone, con due colpetti di pennello. La notizia è battuta dall’agenzia Italia alle 17,22. Un’ora dopo, Vittorio Sgarbi, critico d’arte di antica osservanza berlusconiana, ha la voce che quasi gli trema. «Cos’hanno fatto? Ma davvero?». Un ritocchino, professore. «Pazzi, sono dei pazzi...».
Ci vuole un bel coraggio, in effetti, a mettere le mani su un Tiepolo, sia pure in crosta. «E allora cosa dovrebbero fare con tutte quelle statue di donna sparse in decine di musei italiani dove spesso si ammirano seni da far restare senza fiato pure Pamela Anderson? ». L’arte, evidentemente, spaventa. «Oh... io spero davvero che la decisione di questo assurdo, folle, patetico, comico, inutile ritocchino sia stata presa all’insaputa del Cavaliere. Tanto più che se volevano fargli un piacere, cercando di non far associare agli italiani una tetta alla sua immagine di uomo, come dire? incline al fascino femminile, sono riusciti invece nell’esatto contrario. Ma si sa, almeno, chi è il responsabile di questa cretinata?». Non s’è capito subito, in verità. Poi il sottosegretario alla Presidenza Paolo Bonaiuti ha fatto personalmente qualche telefonatina. «E allora, beh, direi che è andata molto semplicemente: diciamo che è stata un’iniziativa di coloro che, nello staff presidenziale, provvedono alla cura dell’immagine di Berlusconi ».
Bonaiuti, scusi: ma cosa li avrebbe turbati tanto? «Beh... sì, insomma: quel seno, quel capezzoluccio... Se ci fate caso, finisce esattamente dentro le inquadrature che i tg fanno in occasione delle conferenze stampa». E quindi? «E quindi hanno temuto che tale visione potesse urtare la suscettibilità di qualche telespettatore. Tutto qui». C’è da dire che in occasione delle prime inquadrature ormai risalenti alla conferenza stampa del 20 maggio scorso (con il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia perfettamente centrata sotto la femminile Verità ancora scoperta) al centralino di Palazzo Chigi non risultano essere giunte particolari proteste da parte della cittadinanza italiana. Nè preoccupazioni per eventuali turbamenti vennero comunque al Cavaliere e al suo architetto di fiducia, che lo aiutò nella scelta del celebre dipinto: Mario Catalano, forse non casualmente già scenografo del memorabile programma di spogliarello televisivo «Colpo Grosso», condotto da Umberto Smaila su Italia 7 dal 1987 al 1991, con le ragazze, chiamate «mascherine», che — appunto — si facevano volar via il reggiseno cantando «Cin cin/ fruttine prelibate/ cin cin...».


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Che questa fosse gente non particolarmente dotata di sensibilità artistica e di attenzione nei confronti di tutto ciò che è, in senso lato, considerato cultura, non è mai stato un segreto per nessuno: i tagli alla ricerca, all'università e alla scuola, la caccia alle streghe che ha per soggetti passivi, di volta in volta, professori presunti fannulloni, acattolici che chiedono il rispetto del proprio culto e intere etnie tacciate di arretratezza di pensiero e di costumi sono il sintomo di una chiusura che non può essere equivocata e, per ciò stesso, non ammette difese.

Certo è, però, che quest'ultima trovata oscilla tra il ridicolo e il vergognoso: il Paese è allo sbando, l'economia in ginocchio, la giustizia al collasso... e i consulenti d'immagine del premier si preoccupano di un seno nudo (questo sì, nel senso pieno del termine, nudo artistico, altro che le immagini patinate del ministro Carfagna...) nella sala conferenze di Palazzo Chigi.

Le questioni sono due.

Primo: considerare, in nome del politically correct, un'opera artistica come un'offesa a quello che viene generalmente definito "comune senso del pudore" è, nella migliore delle ipotesi, indice di miopia intellettiva ed intellettuale. L'arte, qualunque sia la forma nella quale viene espressa, è un moto dell'anima e, come tale, non è sindacabile dal punto di vista dell'opportunità e della convenienza. Il concetto di "offesa", pertanto, andrebbe secondo me sostituito da quello di "lesione", legittimando la condanna soltanto ogni qual volta una espressione artistica leda la dignità e la onorabilità di una persona o sminuisca le tradizioni e la storia sociale e politica di un popolo.
Tanto per dirne una, un busto di Hitler a Dachau o un affresco che esalti alla lotta terroristica davanti a casa di Marco Biagi. Non mi pare essere, questo, il caso.
Al di là di queste ipotesi estreme, per me l'arte è arte e il tentativo di ricondurla entro gli schemi rassicuranti della rispettabilità ne svilisce la portata creativa, oltre che integrare, neppure tanto velatamente, gli estremi della censura.

Secondo: il concetto di "comune senso del pudore" è, e non solo giuridicamente, privo di contenuti valutabili una volta per tutte: risente dell'evoluzione sociale e dei cambiamenti che questa produce nella morale corrente. Ciò che cinquant'anni fa poteva urtare la suscettibilità anche di alcuni giovani, oggi probabilmente fa appena sorridere i nostri anziani.
Ergo... perchè mai dovrebbe restare turbato o, peggio ancora, scandalizzarsi davanti alla discinta immagine di un nudo di donna di uno dei più grandi pittori del nostro Barocco un Paese nel quale alle studentesse universitarie vengono richieste prestazioni sessuali in cambio di esami superati a pieni voti, le letterine diventano giornaliste professioniste o ministre degli affari sociali, i Presidenti del Consiglio sposati e ultrasettantenni amano circondarsi di trentenni levigate delle quali, come adolescenti alle prese coi primi pruriti erotici, chiacchierano al telefono con gli amici?

Io credo che quando Berlusconi parla da quel pulpito, vi sia ben altro per cui rimanere turbati. E i signori consulenti d'immagine, piuttosto che tutelare in questo modo indegno l'immagine pubblica del premier, si preoccupino di farsi portavoce, presso il loro capo, del senso di nausea che serpeggia negli italiani che non arrivano alla famosa quarta settimana alla vista delle sue vacanze milionarie. Si preoccupino, se sono in grado, della sostanza che viene appannata dall'immagine. Si sforzino di capire che se ci fosse spessore politico nell'operato di questo governo, non avrebbero bisogno di salvare le apparenze con questi stratagemmi di sociologia spicciola da salotto televisivo.
L'operazione di scempio artistico compiuta su quel dipinto mi sembra una perfetta sintesi della politica berlusconiana, un condensato ben riuscito di tutte le magagne societarie e finanziarie compiute dal premier e dal suo entourage ai danni di chi lavora giorno e notte per potere mangiare e a stento ha il tempo per guardarsela allo specchio, la propria immagine, altro che pagare qualcuno perchè se ne occupi.


Perchè più osceno di un capezzolo scoperto, c'è l'ignoranza ipocrita e colpevole del volerlo coprire al solo scopo di salvare la faccia (e la facciata).




Marina







domenica 3 agosto 2008

Polpetta batte libro 2 a 0

http://www.laresistenza.it/


Polpetta batte libro 2 a 0.
Dal diario di Enrico Cervellera

Apture

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