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sabato 22 marzo 2008

Nancy Pelosi: “Il mondo deve conoscere la verità sul Tibet”


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Fonte: LA STAMPA



Il presidente della Camera dei rappresentanti Usa chiede l’apertura di un’inchiesta internazionale sulle accuse di istigazione alla violenza mosse dalla Cina al leader tibetano


Con una mossa che ha fatto infuriare il governo di Pechino, il presidente della Camera dei rappresentanti americana Nancy Pelosi ha fatto visita oggi al Dalai Lama a Dharamsala, la cittadina indiana dove il leader tibetano è in esilio da quasi cinquant’anni, per chiedere al mondo di impegnarsi a far luce sulle reali cause della crisi Cina-Tibet e di prendere posizione contro la violenta repressione esercitata sulla popolazione della regione autonoma. “La situazione del Tibet è una sfida alla coscienza del mondo e il mondo deve sapere cosa sta realmente accadendo”: l’appello di Pelosi è il primo lanciato in presenza del Dalai Lama da quando la capitale tibetana Lhasa è stata sconvolta dalle proteste della popolazione, privata della libertà di culto e della propria identità culturale, ed è stato accolto con entusiasmo dal governo tibetano in esilio e dalla folla che riempiva le strade di Dharamsala, addobbate con grandi striscioni inneggianti alla “Amicizia fra America e Tibet”. Il presidente della Camera, che critica da sempre la Cina per lo scarso rispetto dei diritti umani, ha poi chiesto più esplicitamente un’indagine sulle cause della crisi e sulle presunte responsabilità del Dalai Lama: “Facciamo appello alla comunità internazionale perché si avvii un’inchiesta indipendente riguardo l’accusa di aver istigato la violenza in Tibet mossa dal governo cinese a Sua Santità”, ha chiesto Pelosi, che non ha però sollecitato alcun boicottaggio dei Giochi Olimpici, in linea con la posizione del Dalai Lama stesso. Alla voce di Pelosi e alle molte altre che hanno condannato l’operato della Cina si è aggiunta anche quella di Elie Wiesel, lo scrittore americano di origine ebraica sopravvissuto ai lager nazisti, e di altri 25 premi Nobel: “Protestiamo contro l’ingiustificata campagna persecutoria intrapresa dal governo cinese contro il nostro collega, Sua Santità il Dalai Lama”, si legge nel comunicato firmato da Wiesel, che è da tempo un amico personale del leader tibetano, con cui condivide anche l’onore di essere stato insignito del Nobel per la pace. “Non capisco la posizione della Cina: perché ha tanta paura del Tibet?”, si chiede Wiesel, che da sempre sottolinea come il Dalai Lama non sia un separatista che mira ad un Tibet indipendente e sovrano, “Tutto quello che desidera è l’autonomia culturale e religiosa”.

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