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mercoledì 5 dicembre 2007

Scoperta l'acqua calda




L'assenteismo nella pubblica amministrazione costa quasi un punto di Pil e cioe' 14,1 miliardi di cui 8,3 mld negli enti centrali e 5,9 mld in quelli locali. E' la stima del presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, che nel suo intervento all'inaugurazione del nuovo anno accademico dell'Universita' Luiss, ha definito l'assenteismo l'emblema dell'inefficienza e del cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, il fenomeno piu' evidente e clamoroso. Secondo Montezemolo tra i ministeri il top si raggiunge alla Difesa con 65 giornate di assenza in un anno seguito dal dicastero dell'Economia e dell'Ambiente, entrambi con oltre 60 giorni. Altrettanto elevato e' l'assenteismo nell'Agenzia delle Entrate. Tra gli enti locali, spicca il Comune di Bolzano con 74 giorni di assenza all'anno pari al 29% delle giornate lavorative. Oltre 70 giorni anche per il Comune di La Spezia e la Provincia di Ascoli Piceno. Bisogna pagare di piu' solo chi lo merita, penalizzando chi non lavora, ha detto ancora, insistendo sulla necessita' di remunerare di piu' chi lavora di piu', sia nel pubblico che nel privato. E sanzionare chi non produce pur essendo pagato per farlo. Per il numero uno di Viale dell'Astronomia nel pubblico impiego occorre una verifica oggettiva dell'impegno. Basta con premi di risultato uguali per tutti, ha esortato. E' chiaro che anche nella pubblica amministrazione ci sono emergenze da far emergere e cioe' persone straordinarie il cui entusiamo viene ogni giorno mortificato da un sistema che come obiettivo ha quello di portare tutti alla velocita' del piu' lento. Gli aumenti salariali devono essere legati alla produttivita', ha aggiunto il leader degli industriali. E' questo lo spirito su cui deve basarsi la riforma del metodo di contrattazione grazie al dialogo innanzitutto con i sindacati e coinvolgendo poi anche il Governo. Per montezemolo, infine, la nostra rimane una societa' incentrata sulle caste. Invece di premiare chi merita viviamo in una societa' in cui la mobilita' sociale e' bassissima, dove i figli perpetuano il lavoro dei padri, dove c'e' poco posto per i giovani nelle posizioni di vertice della politica e delle professioni. Tra le persone di 18-37 anni, sei figli di operai su 10 fanno gli operai: una quota che e' addirittura in aumento rispetto alle generazioni precedenti - ha commentato - sette (su 10) figli di professionisti, imprenditori, dirigenti, fanno i professionisti, imprenditori, dirigenti. Qualche segnale di mobilita' in piu' c'e' nelle regioni del Nord ma non nel resto del Paese.

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