Dal sito: http://www.repubblica.it/
TEHERAN - Il rapporto dell'intelligence Usa, che dimostra come il programma nucleare iraniano sia stato dismesso nel 2003, non cambia la visione delle cose di George W. Bush. Oggi infatti il presidente, malgrado il ridimensionamento della minaccia proveniente da Teheran, sostiene che le tentazioni atomiche di quel Paese restano un pericolo, e che gli Stati Uniti mantengono sul tavolo l'opzione militare per fronteggiarla. "La migliore diplomazia, la più efficace, è quella in cui tutte le opzioni solo sul tavolo", spiega Bush, secondo cui il rapporto dell'intelligence non cambia nulla: "L'Iran era pericoloso, è ancora pericoloso e sarà pericoloso se hanno le conoscenze necessarie per fare un ordigno nucleare". Anzi, il rapporto rappresenta "un segnale di avvertimento sul fatto che (Teheran) aveva un programma e che lo ha fermato". "Sono le pressioni diplomatiche ad aver fatto cambiare idea all'Iran", sostiene poi il presidente, riferendosi al blocco del programma militare nel 2003, e sottolineando che "il metodo del bastone e della carota funziona". "Questo è il momento di lavorare insieme ai partner della comunità internazionale: la mia posizione non è cambiata", in un momento in cui l'Iran "sta sperimentando missili balistici e arricchendo uranio". Insomma, Bush esorta gli altri Paesi a mantenere alta l'attenzione su Teheran: "Il modo migliore per essere sicuri che nel mondo regni la pace in futuro è che la comunità internazionale continui con una voce sola a avvertire gli iraniani: vi isoleremo".
Molto diversa la reazione dell'Iran alle conclusioni degli esperti americani. Il governo si dice soddisfatto dalle loro analisi, attraverso le parole del ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki alla radio: "E' naturale che diamo il benvenuto al fatto che i paesi che in passato avevano domande e ambiguità sulla vicenda ora rivedono il loro punto di vista in maniera realistica. Il contesto pacificio delle attività nucleari dell'Iran iniziano ed essere chiare al mondo". Il documento consegnato al Congresso dal "National Intelligence Estimate" (Nie), il coordinamento delle 16 agenzie di spionaggio Usa, sulla base degli elementi raccolti fino al 31 ottobre scorso, afferma in particolare di "essere molto fiducioso" che Teheran abbia sospeso lo sviluppo di ordigni atomici alla fine del 2003 e "moderatamente fiducioso" che non l'abbiano ripreso fino ad almeno a metà del 2007. Elementi che portano il Nie a sostenere che Teheran "è meno determinata a sviluppare ordigni atomici" di quanto l'amministrazione Bush abbia affermato negli ultimi due anni anche se "tiene aperta l'opzione dello sviluppo di ordigni nucleari e non sappiamo se al momento intenda realizzarli".
Molto diversa la reazione dell'Iran alle conclusioni degli esperti americani. Il governo si dice soddisfatto dalle loro analisi, attraverso le parole del ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki alla radio: "E' naturale che diamo il benvenuto al fatto che i paesi che in passato avevano domande e ambiguità sulla vicenda ora rivedono il loro punto di vista in maniera realistica. Il contesto pacificio delle attività nucleari dell'Iran iniziano ed essere chiare al mondo". Il documento consegnato al Congresso dal "National Intelligence Estimate" (Nie), il coordinamento delle 16 agenzie di spionaggio Usa, sulla base degli elementi raccolti fino al 31 ottobre scorso, afferma in particolare di "essere molto fiducioso" che Teheran abbia sospeso lo sviluppo di ordigni atomici alla fine del 2003 e "moderatamente fiducioso" che non l'abbiano ripreso fino ad almeno a metà del 2007. Elementi che portano il Nie a sostenere che Teheran "è meno determinata a sviluppare ordigni atomici" di quanto l'amministrazione Bush abbia affermato negli ultimi due anni anche se "tiene aperta l'opzione dello sviluppo di ordigni nucleari e non sappiamo se al momento intenda realizzarli".
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