ResiChannel, web tv ufficiale de La Resistenza

lunedì 26 novembre 2007

I Savoia battono cassa




Vittorio Emanuele di Savoia e suo figlio, Emanuele Filiberto, hanno chiesto ufficialmente allo Stato italiano il riconoscimento di danni morali per un valore complessivo di 260 milioni di euro, senza contare gli interessi, in aggiunta alla restituzione dei beni confiscati alla famiglia Savoia dallo Stato quando nacque la Repubblica italiana.

A rivelarlo gli stessi Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto che in una intervista che andrà in onda questa sera su Rai Tre a Ballarò spiegano di avere inoltrato la richiesta di danni circa 20 giorni fa con una lettera di sette pagine al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio Romano Prodi tramite i propri legali, Calvetti e Murgia.

Tra i motivi della richiesta di risarcimento illustrati nella lettera e spiegati da Emanuele Filiberto ci sarebbero i danni morali dovuti alla violazione dei diritti fondamentali dell'uomo stabiliti dalla Convenzione Europea per i 54 anni di esilio dei Savoia sanciti dalla Costituzione Italiana. Secca e immediata la replica del Governo attraverso il segretario generale della presidenza del Consiglio, Carlo Malinconico, che spiega che il Governo non solo non ritiene di dover pagare nulla ai Savoia ma che pensa di chiedere a sua volta i danni all'ex famiglia reale per le responsabilità legate alle note vicende storiche.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma non sapevano proprio come farsi amici...

LR web STAFF ha detto...

Io sono repubblicano. E oggi ancor di più.

Anonimo ha detto...

Avevo moltissimi dubbi su questa vicenda, a cominciare dal fatto che mi chiedevo come, dal punto di vista strettamente giuridico, sarebbe stata impostata la questione. Poi ieri sera ho visto "Porta a porta" e le idee mi si sono un pochino schiarite.
Non voglio nemmeno lontanamente entrare nel merito degli aspetti tecnici (perchè sarebbe incredibilmente lungo affrontarli, ma anche perchè non credo sia quello il punto focale); da quasi addetta ai lavori, dico solo una cosa: avvocati ciucci. L'impianto non regge persino agli occhi del più sprovveduto dei praticanti e la mia endemica fiducia nella giustizia mi porta a credere che nessun giudice di questo Stato sarà così folle da avallare le richieste deliranti di questi signori.
Però, dicevo, non è questo il problema. Gli aspetti su cui voglio soffermarmi sono due.
“Perché dobbiamo pagare io e mio padre per gli errori commessi dal mio bisnonno durante il fascismo?”: Emanuele Filiberto ha detto così, ieri sera. La risposta a questa domanda può essere una sola: perché se per grazia di Dio e volontà della Nazione avviene la successione nei diritti, di trono e patrimoniali, per grazia di Dio e volontà della Nazione deve avvenire anche quella nei doveri, negli obblighi e nelle responsabilità politiche.
Il principe ha parlato di risarcimento dovuto verso gli eredi di una dinastia che molto ha fatto per l’unità d’Italia e per la coesione successiva del Paese, ma l’unità d’Italia l’hanno fatta Cavour e Garibaldi e il Paese a me compatto non sembra nemmeno ora, figurarsi centocinquant’anni fa. E non credo che possa definirsi contributo all’unione e alla coesione il fatto di avere spedito la Contessa di Castiglione nel letto di Napoleone III per potere avere l’appoggio della Francia o l’avere firmato nel ’26 le leggi fascistissime.
Secondo aspetto: la risposta del dottor Malinconico mi sembra una ripicca d’impeto. I Savoia hanno inviato le lettere a Napolitano e a Prodi per interrompere la prescrizione del diritto al risarcimento, ma lo Stato italiano non ha nessun bisogno di ricorrere alle vie legali per inchiodare gli eredi alle loro responsabilità, perché può contare su un giudice, il Popolo, e su un tribunale, la Storia, davanti ai quali, per fortuna, certi crimini non si prescrivono mai.
Repubblicana anche io, naturalmente.
Enrico, avrai capito che non ho il dono della sintesi!

LR web STAFF ha detto...

Anche io ho visto "Porta a porta" e ho ascoltato quanto propinato da rampollo e corte. Non m'è piaciuto il tono profferto nelle risposte all'onorevole Boselli. Non che simpatizzi per Boselli (personalmente sono empatico solo alla mia ombra), ma i discorsi del bell'Emanuele (almeno a detta di Silvana Giacobini) sembravano la trasposizione televisiva di una qualche discussione da salotto, una di quelle lunghe ed inutili sedute pomeridiane dove le comari sostanziano le propriee idee e i propri pettegolezzi con continui ammiccamenti e ondeggiamenti spregiativi della mano. Davvero uno spettacolo discutibile. Non secondaria, in questa caduta vero il basso, la notizia che Pertini -il presidente partigiano - fu destinatario di una missiva (da casa Savoia) nella quale veniva onorato (e denigrato) come senatore, come se la carica di "Presidente della Repubblica" non esistesse, un non-riconoscimento che lese l'onorabilità del Quirinale e dell'Italia tutta. E poi le lettere odierne di Amedeo e i commenti negativi di sodali e parentado. Che tristezza. Indietro tutta, per dirla con Arbore.

Anonimo ha detto...

Io la direi con Grillo...

Anonimo ha detto...

Quoto Enrico in ogni parola.

Apture

Grazie della visita! Torna quando vuoi

Il Blog è stato creato esclusivamente per scopi ludici e non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Gli autori dichiarano di non essere responsabili per i commenti inseriti nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi agli autori, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Le immagini presenti sul blog sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione o per qualsiasi violazione di copyright, non avranno che da segnalarcelo e provvederemo prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate. Scusateci fin da adesso per il disturbo arrecato.