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lunedì 31 dicembre 2007

Morto il settimo operaio



LA RESISTENZA si associa al grido di tutti gli operai che sul lavoro esigono condizioni di sicurezza migliori. Perché non si ripeta un'altra Torino. Mai più.

Enrico ed Angelo




PASSO CAMPOLONGO (BELLUNO) - "L'anno finisce male. Ho sentito che è morto anche il settimo operaio della Thyssen di Torino. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Romano Prodi, all'uscita del residence Campolongo dove sta trascorrendo un breve periodo di vacanza. "E' la tragedia sul lavoro più grave degli ultimi anni in Italia" ha detto Prodi. "Siamo all'ultimo dell'anno e dobbiamo ricordare tutti e sette i ragazzi, questi operai che sono morti nella fabbrica". "Il nostro proposito - ha aggiunto il premier - deve essere che queste cose non accadano più. La sicurezza sul lavoro deve essere il nostro primo obiettivo".Giuseppe Demasi, 26 anni, e' morto ieri. Era il settimo operaio rimasto ferito gravemente nell'incendio avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 dicembre nello stabilimento di Torino della ThyssenKrupp. Nell'incendio era morto sul colpo Antonio Schiavone, poi nelle settimane successive si sono verificate le altre morti. Demasi era stato sottoposto a tre interventi chirurgici, ma nei giorni scorsi le sue condizioni si erano aggravate. L'uomo è morto oggi poco dopo le 13,30. L'altro ieri, a Torino, oltre 400 persone, molte delle quali dipendenti dell'acciaieria, avevano partecipato ad una fiaccolata di solidarietà alle prime sei vittime dell'incendio (Antonio Schiavone, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rocco Marzo, Antonio Santino e Rosario Rodinò) e proprio a Giuseppe Demasi. La fiaccolata era partita dal monumento dei caduti sul lavoro di corso Bramante, all'angolo con corso Massimo d'Azeglio, e si era diretto al Cto. Ad aprirlo c'era lo striscione con la scritta "Gli amici, non mollare Mase" (il soprannome di Giuseppe Demasi, ndr). Tra i manifestanti c'erano anche i familiari dello stesso Giuseppe Demasi, il padre Calogero e la sorella Laura, oltre allo zio di Rosario Rodinò, Carlo Cascino, e il padre di Bruno Santino, Antonio. "Giuseppe Demasi si deve salvare per raccontarci quello che è successo, facciamo tutti il tifo per lui", aveva urlato quest'ultimo. Davanti al Cto i manifestanti avevano poi osservato un minuto di silenzio e applaudito a lungo in segno di incoraggiamento per Demasi.

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