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Il primo giorno dopo le elezioni fu come niente fosse accaduto, come se niente si fosse detto. Tutti i finti moralismi della campagna elettorale, il distinguersi dagli altri per originalità, moderazione e concretezza, svanirono nel nulla. Il gioco del "io rispetto te, tu fai altrettanto" scomparve come gli ATR in Venezuela. S'erano dati la mano di fronte alle telecamere, avevano inscenato "botta e risposta" a mezzo stampa, avevano promesso di cambiarsi il viso e l'anima per essere freschi e nuovi per noi, per cominciare una nuova avventura tutti insieme. Poi ci chiusero in un'urna, quel giorno caldo di primavera che era meglio andare al mare e già un'istante dopo aver lasciato cadere la scheda avevamo capito che eravamo stati fregati un'altra volta. Chiunque andrà a questo cavolo di governo sarà deleggimato da una minoranza che si sentirà tale solo perché vittima di brogli elettorali. Chi sarà all'opposizione parlerà di elezioni irregolari, di gioco sporco, di consultazione da rifare. Chi vincerà farà finta di niente, non risponderà per non rinfocolare le polemiche di sempre, opterà per il silenzio con la scusa dello "stiamo lavorando per voi", poi, quando sarà troppo tardi, proverà a rispondere all'altra parte, dirà cosa ha fatto nel silenzio. Il potere serpeggerà per le solite stanze, quelle alle quali noi gente comune non avremo mai accesso. Noi staremo qui, nel nostro cantuccio, a rileggere con un sorrisetto queste parole, credendo di avere la forza, la prossima volta, di non farci fregare.
Enrico Cervellera
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2 commenti:
Mamma mia, che profezia apocalittica, Enrico. Speriamo che a 'sto giro ti sbagli...
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