Il ricordo di un precario per un precario.
Fonte: LA STAMPA
Non gli è stato rinnovato il contratto a termine e lui ha deciso di farla finita lasciando due figli di 6 e 7 anni. «Sono triste perché mi sono stati tolti il lavoro e la mia dignità, perdonatemi», ha scritto Luigi Roca, operaio di 39 anni, nella lettera di addio alla compagna Barbara e ai suoi familiari. Poi ha raggiunto un boschetto vicino alla sua casa di località Vallossera di Rocca Canavese e si è stretto un cappio intorno al collo per chiudere con la vita. Quella che stava cercando di guadagnare poco alla volta, con grandi sforzi, dopo un passato difficile con guai di droga. Storie di quindici anni fa. Adesso, grazie a un’agenzia interinale, aveva trovato un nuovo impiego alla Berco di Busano (azienda di stampaggio a caldo del gruppo Thyssen Krupp, che il 3 marzo scorso ha firmato un accordo con i sindacati per la ricollocazione degli operai di Torino nelle sue aziende italiane), dove era occupato da quattro mesi. Ma alla fine di febbraio è arrivato il colpo che non si aspettava. «Era felice perché, in un primo tempo, gli era stato garantito che sarebbe stato assunto in maniera definitiva, poi gli hanno detto che non c'era lavoro sufficiente, che non potevano riconfermarlo. L'ha presa malissimo – racconta ancora Barbara Agostino, che viveva con Luigi da dodici anni -. Non era più lo stesso, si sentiva umiliato». Con un mutuo da pagare, nel rustico che lui stesso stava ristrutturando poco alla volta, e due figli da tirare su, si è visto crollare il mondo addosso. «Mi ha chiesto se c'era almeno la possibilità di prolungargli il contratto – ricorda Angelo Sesto, rappresentante delle Rsu di fabbrica alla Berco -. L'azienda mi ha spiegato che questo era un momento di difficoltà e non si poteva fare di più. Ma poi, mi ha anche detto che, con la ripresa, Roca sarebbe stato il primo della lista ad essere assunto a tempo indeterminato». Come se non bastasse, a Roca in questi giorni era anche arrivata una comunicazione giudiziaria per una scazzottata che aveva avuto tempo fa a Rocca. «Luigi era stato provocato da un automobilista, ma la sua denuncia è stata archiviata – si arrabbia Agostino -, mentre quella dell’altro è andata avanti. Quell’uomo chiedeva 12 mila euro di risarcimento per una lesione al naso». «Se avesse avuto una vera opportunità di lavoro non si sarebbe ucciso – riflette Vito Bianchino, un vicino di casa dell’operaio e sindacalista della Fim-Cisl -. Tempo fa l'avevo visto al campo di calcio con i bambini, era soddisfatto, sembrava un altro. L’ho rivisto qualche giorno fa, era abbattuto, non si spiegava perché l'avessero lasciato a casa».
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