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Fonte: Ansa
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ROMA - Si avvera la previsione dei giorni scorsi di uno dei più fidati colonnelli di Gianfranco Fini: "Questa candidatura di Ciarrapico ci creerà problemi enormi. E se non ci farà addirittura perdere nel Lazio, ce la porteremo appresso per tutta la legislatura, ci farà dannare...". Con buona pace di Silvio Berlusconi e di Fini, per il sesto giorno consecutivo domani terrà banco sui giornali - e non solo quelli italiani - il 'caso' Ciarrapico. Perché oggi al vertice del Ppe a Bruxelles, nel fiabesco castello di Meise, l'editore ciociaro di dichiarate simpatie fasciste è il convitato di pietra. E quel "non c'é posto per i fascisti", pronunciato dal presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker e confermato in altri termini dal presidente del Ppe Wilfred Martens e dal presidente del Parlamento Europeo Hans Gert Poettering , rimbalza nella Capitale italiana e fa rumore. "Juncker? Bisogna allora che parli con il suo amico Casini, visto che Ciarrapico ha offerto cene a Fiuggi al partito di Casini e andava sempre a braccetto con Casini e company...", sbotta a sera Silvio Berlusconi, irritato dal tentativo del leader dell'Udc di cavalcare la faccenda. Casini da Bruxelles, dove partecipa al vertice dei popolari europei, punta infatti il dito contro lo "spostamento a destra" del Cavaliere, con il Pdl pronto ad arruolare non solo Ciarrapico ma anche la nipote del Duce Alessandra Mussolini. A sera, poi, il leader centrista replica a Berlusconi: "La differenza tra pranzare con Ciarrapico assieme a decine di persone e candidarlo tra coloro che guideranno il paese dai banchi del Parlamento è fin troppo chiara a tutti. Bisognerà però che qualcuno la spieghi anche a Berlusconi". Intanto, mentre gli avversari del Pd hanno cura di amplificare al massimo la polemica, il Cavaliere fa sapere di una sua lunga telefonata con Martens e degli auguri del presidente del Ppe al Cavaliere per "la vittoria alle elezioni di aprile di un leader che si richiama ai valori dei popolari". A chi parla di conseguenze in Europa, Berlusconi ribatte seccato: "Ripercussioni? Ma quali ripercussioni, ma andiamo... Quelli del Ppe non sono mica questi qui della nostra sinistra, sono persone intelligenti...". L'azzurro Antonio Tajani, che del Ppe è vicepresidente, da Bruxelles getta acqua sul fuoco sostenendo che "Ciarrapico non é un problema del Ppe. Nel summit, di lui non si è fatto cenno perché, fortunatamente, in Europa i pettegolezzi di qualche qualche piccolo provinciale politico italiano non interessano". La parola d'ordine, a via del Plebiscito come in via della Scrofa, è smorzare. Fini - in attesa che il Pdl diventi un partito vero e quindi si ponga all'ordine del giorno l'ingresso della destra italiana nel Ppe - lascia che a parlare per lui siano le decine di dichiarazioni fatte negli ultimi giorni su programma e valori del Pdl, che per il leader di An "sono gli stessi del Ppe". E lascia anche che a parlare sia la 'photo opportunity' di poche settimane fa a Parigi, dove Nicolas Sarkozy lo aveva voluto accanto a sé ad un convegno dell'Ump insieme ad Angela Merkel, Mariano Rajoy e un pezzo importante del Partito popolare europeo. A Casini, invece, risponde il portavoce di An Andrea Ronchi: "Dalle sue interviste si capisce che ha rifiutato l'ipotesi di aderire al Pdl non per ragioni politiche, ma per orgoglio e vanità personale". Intanto, il Pd parla dell'ennesima brutta figura del Cavaliere in Europa. "Il capogruppo del Ppe si accorge di Ciarrapico - osserva l'ex ministro del Ppi Beppe Fioroni - Speriamo che questo gli consenta di accorgersi che anche la destra di Fini poco ha a che vedere con il Ppe". E Lapo Pistelli, responsabile esteri del Pd: "Per i vertici europei del Ppe è inammissibile che una forza politica si gingilli disinvoltamente con la rivendicazione di appartenenza fascista di propri candidati nelle liste. La svolta compiuta dal leader del Pdl comporta una rottura profonda con il voto moderato e con la storia condivisa della democrazia italiana". "Berlusconi, che non è nuovo a figuracce sull'argomento In Europa, considera l'antifascismo un dettaglio - afferma Federica Mogherini, dell'esecutivo del Pd -. Fortunatamente i leader politici europei sanno benissimo, al contrario di lui, che invece è uno dei tratti fondanti della democrazia occidentale". Per Forza Italia ribatte Beatrice Lorenzin: "Il Pdl nasce con il manifesto del Ppe. E forse la Mogherini cerca di nascondere il suo imbarazzo per il fatto che il Pd nasce apolide e senza una casa europea". Solo in extremis e dopo una forte polemica - si rende in ogni caso la pariglia da Forza Italia - Veltroni si è ricordato di inserire nella Carta dei Valori del Pd un riferimento all'antifascismo. E mentre Francesco Cossiga bacchetta il premier lussemburghese Juncker ricordandogli di aver "sostenuto la partecipazione al Ppe del Partito popolare spagnolo guidato da quel noto nostalgico franchista che si chiama Jose Maria Aznar", è una Mussolini a chiudere a modo suo la polemica sui fascisti nel Ppe. "Questo Juncker, che c'ha un nome che sembra uno yoghurt - taglia corto la nipote del Duce, Alessandra - si preoccupasse piuttosto dei comunisti che ci sono in Europa...".
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