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giovedì 13 settembre 2007

Ancora un NO per il rigassificatore



Da il Gazzettino di Brindisi del 13.09.2007
Rigassificatore:Il Tar di Lecce chiude la strada alla via Postuma
Gli sviluppi della vicenda sulla questione del rigassificatore a Brindisi continuano a dare ragione a quanto sostenuto dalle nostre associazioni. Con nota del 6 agosto 2007 il Ministero dello Sviluppo Economico ha comunicato alla Regione Puglia e al Ministero dell'Ambiente che in data 18 luglio 2007 la Commissione UE, avendo riscontrato il difetto di VIA e la mancata consultazione delle popolazioni interessate, ha deliberato un parere motivato sulla procedura d'infrazione relativa al rigassificatore in corso di realizzazione a cura della Brindisi LNG, assegnando allo Stato italiano due mesi di tempo, a partire dal 20 luglio, per "adottare misure conformative al parere stesso".
Con la citata nota il Ministero dello Sviluppo Economico ha fatto presente di aver predisposto uno schema di decreto di temporanea sospensione dell'autorizzazione alla costruzione del rigassificatore per evitare che la prosecuzione dei lavori possa alterare le condizioni ambientali col rischio di pregiudicare eventuali azioni future "di mitigazione degli impatti" esponendo lo Stato italiano a sanzioni in sede comunitaria. Con delibera del 6 settembre 2007 la Giunta regionale ha deliberato di condividere le conclusioni della Commissione Europea e di "confermare che la Regione Puglia ritiene che la realizzazione di terminali di rigassificazione nel proprio territorio sia inderogabilmente soggetta all'espletamento della procedura di VIA". Ma la Giunta è andata oltre queste condivisibili ed ovvie decisioni ed ha espresso "parere favorevole all'attivazione di una procedura di VIA postuma" subordinandola ad alcune condizioni fra le quali la richiesta della LNG di avviare tale procedura, la rinuncia da parte della stessa ad ogni contenzioso pendente e futuro e la sospensione dell'autorizzazione ministeriale. Dobbiamo al riguardo ribadire che non ci convince la nota del Ministero dello Sviluppo Economico del 6.8.2007 nella parte in cui parla di eventuale "mitigazione degli impatti", un'espressione che può evocare inammissibili convalide ed il "contentino" delle solite prescrizioni cautelative. La Commissione UE aveva invero chiesto alla Stato italiano "misure conformative al parere" espresso lasciando ovviamente allo Stato medesimo la facoltà di scegliere gli strumenti rivolti a realizzare tale adeguamento. E non vi è dubbio che lo strumento giusto risulta essere quello dell'annullamento dell'autorizzazione in sede di autotutela. Un tale annullamento infatti, anche a voler trascurare le tante altre pur rilevanti considerazioni, è stato deliberato all'unanimità dalla Conferenza dei Servizi del 28 maggio 2007, che lo stesso Ministero aveva definito "decisoria": una decisione quindi incontestabilmente documentata dalla quale non è possibile in alcun modo prescindere. Quanto poi alla citata deliberazione della Giunta regionale, dobbiamo rilevare una forzatura ulteriore (dopo quella appena citata del Ministero dello Sviluppo) e cioè il tentativo di fare apparire il parere in favore di una VIA postuma come scaturente dal parere della Commissione UE - che si dice di "condividere" nelle motivazioni e conclusioni - parere che, come abbiamo già osservato, parla solo di misure conformative senza fare alcun accenno ad una VIA postuma. L'eventuale opzione per una VIA postuma trova allora la ferma opposizione delle nostre associazioni. Una opposizione che trova fondamento negli allarmanti sviluppi dell'inchiesta penale in corso che hanno disegnato uno sconcertante scenario di macchinazioni, loschi affari ed abusi: fatti cioè che hanno certamente deviato la volontà della Pubblica Amministrazione inducendola a concedere a suo tempo il provvedimento autorizzativo. Un provvedimento illegittimo non solo per le ormai scontate violazioni di legge (difetto di VIA e mancata consultazioni delle popolazioni) ma anche e soprattutto per un vistoso eccesso di potere. Ma la nostra opposizione ad una VIA postuma trova ulteriore giustificazione nella lettura della sentenza del TAR di Lecce pubblicata il 13 agosto 2007. Una pronuncia che mette una pietra tombale su ipotesi di VIA postuma dal momento che annulla il verbale della Conferenza dei Servizi decisoria del 20 giugno 2005 che aveva, tra l'altro, restituito agli usi legittimi l'area a mare di Capobianco compresa nel "sito inquinato di interesse nazionale di Brindisi", su cui la LNG ha successivamente eseguito i lavori di colmata. Quell'area oggi non è più "restituita agli usi legittimi" ed è conseguentemente sottratta all'utilizzo per la costruzione del rigassificatore. La Giunta della Regione Puglia non era probabilmente a conoscenza della citata sentenza del TAR di Lecce al momento della delibera del 6 settembre scorso, nella quale infatti non risulta in alcun modo menzionata. Esprimiamo perciò l'auspicio che la Giunta della Regione Puglia voglia ritornare sulla sua decisione alla luce soprattutto di quanto deciso dal Tribunale Amministrativo Regionale. Ed un recentissimo comunicato emesso dall'Assessore regionale all'Ambiente Losappio, il quale si è pronunciato senza mezzi termini per l'annullamento immediato, ci fa ritenere che il nostro auspicio ha già trovato piena rispondenza.

3 commenti:

LR web STAFF ha detto...

La notizia mi fa un grande piacere!

Anonimo ha detto...

I rigassificatori servono, antiquati!

Anonimo ha detto...

Servono, è vero, ma se il sistema porto a Brindisi non fosse così saturo di navi, industrie, veleni e quant'altro!

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