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giovedì 2 ottobre 2008

2 ottobre: Pacifismo e Resistenza

Visita il sito www.laresistenza.it e guarda in anteprima il video del brano "La storia del perdente".

« Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo »
(Mahatma Gandhi)
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Sarò sincera: questo pezzo mi è stato commissionato, e scrivere su commissione non mi viene bene. Quando Enrico me lo ha chiesto, ho pensato: come diavolo li lego, Gandhi e LaResistenza? Insomma sì, genericamente si può parlare di impegno civile e di senso civico, ma io cercavo una connessione meno epidermica, e, se possibile, più specifica.
Allora ho cominciato a guardare (di nuovo) tutti i video del gruppo postati su youtube e mi sono lasciata prendere, come mi capita sempre davanti alle idee che non restano idee, ma si fanno progetto. E ho letto di Gandhi: la lotta per il rispetto dei diritti delle minoranze, la strategia di non-cooperazione con gli inglesi, la formazione culturale senza pregiudizi, aperta a tutte le religioni, l'induista, la musulmana, addirittura la cattolica, e, infine, la Satyagraha, che da movimento politico-filosofico basato sui due capisaldi della verità e della nonviolenza, si è trasformato in quell'enorme resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza.
E mi sono domandata: cosa succederebbe se a firmare la storia non fossero gli Alessandro e i Cesare, i Napoleone e i Mussolini? Cosa cambierebbe nel mondo se a scrivere le pagine dei nostri libri scolastici fossero i Socrate, i Montesquieu, i Martin Luter King e i Gandhi? Forse, solo forse, alleneremmo migliori generazioni di studenti e di cittadini. Forse lo spirito di cooperazione internazionale che anima le Nazioni Unite non avrebbe bisogno di essere ribadito dedicando una giornata, oggi, 2 ottobre, alla non-violenza. Forse avremmo più rispetto per le istituzioni e ci penseremmo qualche minuto di più in cabina elettorale, prima di mettere la croce su un nome.
O magari un gruppo di ragazzi con un sogno musicale non proprio in linea coi gusti della massa non dovrebbe autogestirsi, ma avrebbe un produttore che gli organizza e gli finanzia il lavoro.
Cosa significa vincere o perdere, nella vita e nella storia? Per me vincere significa dare corpo ad un ideale con l'azione, anche se poi, nel concreto, quell'azione resta vana e non porta a risultati immediati. Significa seminare qualcosa che germogli, anche nel terreno di altri, anche se poi il più grande pacifista della storia viene trapassato da tre colpi di pistola. Significa crederci, a quello che chiamano "mondo migliore", e non sentirlo solo come uno slogan di buoni sentimenti.
Così alla fine di un pomeriggio che sarebbe dovuto essere di decreti ingiuntivi e querele di parte, ho trovato il legame che cercavo, profondo, viscerale, intenso, condensato in due parole: verità e non-violenza. Il motto di Gandhi, il sottotitolo che io metterei ad ogni canzone di questi ragazzi. Certo, la loro musica, agli occhi dei vincitori, non cambierà il mondo. Ma agli occhi dei perdenti come me, lo rende un posto migliore in cui vivere.
In bocca al lupo.
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Marina

1 commento:

LR web STAFF ha detto...

Comlimenti per il pezzo. E' già nel diario de La Resistenza e domani troverà posto nel sito. Dov'è il diario? Chi cerca trova...

Apture

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