Fonte: La Repubblica
Più ancora che una crisi, quella in atto in America è una grande purga.
Di eccessi finanziari, di illusioni ideologiche, di una scadente classe di governo politica ed economica che ha fallito ed è ora travolta nella confusione di una nazione che va aletto col panico e si sveglia con l’euforia.
Alla sera collassano banche come la IndyMac, e i clienti si accampano nella notte fuori dalle filiali in California.
Alla mattina si scopre che la Borsa sale e il prezzo del greggio crolla, meno 13 dollari in 48 ore.
Il mondo finisce e ricomincia da un giorno all’altro, nell’impotenza di chi dovrebbe guidarlo. Non è recessione, inflazione, depressione, stagflazione, questa. L’economia americana è in preda alla schizofrenia. L’economista Robert Samuelson parla di «Great Puzzle», di rompicapo del quale nessuno ha la chiave. L’economia americana non è ancora in recessione, che significa caduta del prodotto interno lordo per due trimestri consecutivi, e addirittura prevede una crescita complessiva a fine 2008 che potrebbe raggiungere il 3 percento, un boom per i miserandi tassi di crescita europei, con il 5,5% di disoccupazione. Ma 8.500 famiglie hanno la propria casa pignorata ogni giorno - 250mila mila ogni mese - per la impossibilità di pagare le rate di mutuo. E il mercato immobiliare è alla deriva:l’inventario delle case invendute o messe sul mercato dai creditori, ha raggiunto tempi di 18 mesi. Occorrerebbe dunque almeno un anno e mezzo di acquisti senza nuove case immesse sul mercato, per tornare all’equilibrio fra prezzi, calati già del 20%, e offerte.L’entità del disastro prodotto dai mutui «subprime», cioè dei prestiti a chi non aveva redditi sufficienti per qualificarsi, e dall’assenteismo del governo, è ormai tale che da tempo l’economia reale avrebbe dovuto esserne stroncata. Le banche, oppresse da portafogli di esotici investimenti andati in fumo, di crediti inesigibili, di case pignorate che sono costrette a esitare sul mercato deprimendolo, annaspano. Nessuno vede la fine. È il panico del nuotatore affaticato che non tocca il fondo coi piedi.
La sensazione è che la schizofrenia di un’America senza conducente al volante dell’autobus, affidata al governatore della Fed, Bernanke, non si ricomporrà fino a quando una nuova generazione di governanti e di amministratori sarà alla guida della nazione, dunque fino al prossimo anno.
E questo spiega perché il repubblicano John McCain che non può scrollarsi dalle spalle otto anni di governo del suo partito, resti ben dietro a Barack Obama nei sondaggi.
Come fu detto in Italia, la scorsa primavera, agli elettori del centrosinistra dopo i due anni di governo Prodi: possono gli eredi di coloro che hanno creato questo il pasticcio, essere coloro che lo risolveranno?
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