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Fonte: repubblica.it
Almeno 130 le donne elette (il 42%) e una cinquantina gli under 40
Rientrano Ceccanti (Piemonte) e Lucidi (Lazio) in posizioni però difficili
di CLAUDIA FUSANI
Veltroni ai Radicali: "Accontentatevi"Chiuse le liste: "Una rivoluzione"'
Veltroni ai Radicali: "Accontentatevi"Chiuse le liste: "Una rivoluzione"'
Marco Pannella, leader storico dei Radicali, e Emma BoninoROMA - Veltroni archivia il caso-liste. Pannella comincia la sciopero della sete. Franceschini difende "la più grande operazione di rinnovamento" e nega ogni tipo di favoritismo alla squadra di parenti, figli, mogli, segretari e portavoce inseriti tra i candidati sicuri. Qualcuno riesce ad entrare all'ultimo tuffo al posto di offese rinunce, vedi Marcella Lucidi al posto di Paolo Gambescia e Stefano Ceccanti al posto di Pietro Larizza ex segretario della Uil e poi del Cnel. Si dovrebbe chiudere così, tra malumori e rivendicazioni più o meno fisiologiche, la fase della costruzione delle liste del Pd che con l'attuale legge elettorale è un po' come fotografare i parlamentari della prossima legislatura. Veltroni, tappa a Massa-Carrara nel suo Giro per l'Italia, può dedicarsi anima e corpo sulla campagna elettorale e intervenire, ad esempio, su Alitalia per dire che "Berlusconi usa parole affrettate". Nel pomeriggio però scoppia anche un caso-Parisi. O caso-Calearo. "Il Pd deve prendere in fretta una posizione netta sulla santificazione di Mastella da parte di Massimo Calearo" dice il ministro ulivista. Altrimenti? "Valuterò il da farsi, un provvedimento deve essere preso". Che non riguarda però la sua candidatura. Anche La Sinistra-L'Arcobaleno chiude le sue liste con la metà circa dei parlamentari uscenti. Domani sera è prevista la riunione finale a palazzo Grazioli con Berlusconi per lo squadrone del Pdl.
Veltroni stoppa i radicali. Prima di parlare ha ripreso le liste in mano, ha visto, controllato, si è fatto spiegare. Poi Veltroni, ieri molto cauto sulla protesta dei Radicali anche perchè il segretario non ha preso parte fisicamente al tavolo delle liste, ha detto basta. Con tono dialogante ma parole pesanti: "Essere candidati non è come prenotare il posto al teatro e poi farcisi portare" e il Parlamento "non è un tram per cui si prenotano i posti". E a Pannella che invece ha cominciato lo sciopero della sete ("l'accordo era per 9 radicali eletti e quindi in posti sicuri") dice di mettere da parte le rivendicazioni "per vivere insieme la bellezza di una sfida politica con lo stesso entusiasmo". Lo sciopero della sete "è meglio farlo per grandi battaglie civili, come quella contro la pena di morte. Non per un motivo come questo". Sintetizza Rosi Bindi, anche lei non soddisfatta per come è stato posizionato il suo pupillo Giovanni Bachelet: "I radicali si accontentino: nessuno è contento al 100 per cento". A ben vedere è questa la verità più vera. La più grande operazione di rinnovamento. Se si esce dalle questioni individuali e ci si lancia nella campagna elettorale per combattere e conquistare il cuore di quel venti per cento di indecisi, quella delle liste "è la più grande operazione di rinnovamento della politica italiana". Lo dice il numero 2 del partito Dario Franceschini che oggi ha presentato le liste. E lo dimostra con i numeri: su 330 parlamentari uscenti "134 non sono stati candidati"; contro 52 donne uscenti, ne entreranno "130 elette"; il Pd avrà il 42 per cento dei parlamentari in quota femminile. Non basta: gli under 40 in lista sono 190, cioè il 30 per cento e "saranno tra i 40 e i 60 gli under 40 eletti". Ripescati con fatica. Se ai radicali è stato detto "è così e non vi potete lamentare", una chance in zona cesarini è stata concessa ai cristiano-sociali Stefano Ceccanti e Marcella Lucidi, ghost writer e tecnico delle riforme il primo; sottosegretario all'immigrazione la seconda. Entrambi sono stati casi eclatanti anche se per motivi diversi. Ceccanti non si capiva come fosse rimasto fuori visto che ha scritto e motivato, insieme con Sebastiano Vassallo che infatti è candidato in posizione sicura, tutti i progetti di riforma elettorale e costituzionale del Pd dal 2006 in poi. Lucidi è donna, sottosegretario e ha lavorato bene su immigrazione. Tra ieri sera e stamani sono entrambi rientrati ma in posizioni quasi impossibili. Se la dovranno cioè giocare sul campo, e sul territorio, con campagne elettorali e simili. Ceccanti è finito al settimo posto in Piemonte-Senato. Veltroni lo ha cercato ieri sera tardi e gli ha chiesto se "se la sentiva di giocarsela". Il professore di diritto costituzionale a Roma 3 ha detto sì: fuori Larizza, dentro lui. Lucidi entra al posto di Paolo Gambescia, ex direttore del Messaggero e de L'Unità, al 20° posto in Lazio 1 (Camera). "Veltroni - racconta amareggiato il direttore - che mi ha chiamato nel 2006, questa volta non si è fatto trovare. Numero 20 in Lazio è un posto impossibile e ho rinunciato". Lumia e gli altri "scomparsi" eccellenti. In effetti a vedere le liste con calma e pazienza sorprende una sorta di vertigine. Fuori due totem della sinistra e soprattutto due tecnici come Massimo Brutti e Guido Calvi. Fuori anche Beppe Caldarola e Giuseppe Lumia. "Per lui troveremo un modo per valorizzare la sua esperienza", spiegano al loft. Che poi sono dieci anni di antimafia e un paio di piani segreti delle cosche che lo volevano far fuori. Centotrentaquattro non ricandidati su 330 uscenti: una rivoluzione, mai vista, per davvero.
Veltroni stoppa i radicali. Prima di parlare ha ripreso le liste in mano, ha visto, controllato, si è fatto spiegare. Poi Veltroni, ieri molto cauto sulla protesta dei Radicali anche perchè il segretario non ha preso parte fisicamente al tavolo delle liste, ha detto basta. Con tono dialogante ma parole pesanti: "Essere candidati non è come prenotare il posto al teatro e poi farcisi portare" e il Parlamento "non è un tram per cui si prenotano i posti". E a Pannella che invece ha cominciato lo sciopero della sete ("l'accordo era per 9 radicali eletti e quindi in posti sicuri") dice di mettere da parte le rivendicazioni "per vivere insieme la bellezza di una sfida politica con lo stesso entusiasmo". Lo sciopero della sete "è meglio farlo per grandi battaglie civili, come quella contro la pena di morte. Non per un motivo come questo". Sintetizza Rosi Bindi, anche lei non soddisfatta per come è stato posizionato il suo pupillo Giovanni Bachelet: "I radicali si accontentino: nessuno è contento al 100 per cento". A ben vedere è questa la verità più vera. La più grande operazione di rinnovamento. Se si esce dalle questioni individuali e ci si lancia nella campagna elettorale per combattere e conquistare il cuore di quel venti per cento di indecisi, quella delle liste "è la più grande operazione di rinnovamento della politica italiana". Lo dice il numero 2 del partito Dario Franceschini che oggi ha presentato le liste. E lo dimostra con i numeri: su 330 parlamentari uscenti "134 non sono stati candidati"; contro 52 donne uscenti, ne entreranno "130 elette"; il Pd avrà il 42 per cento dei parlamentari in quota femminile. Non basta: gli under 40 in lista sono 190, cioè il 30 per cento e "saranno tra i 40 e i 60 gli under 40 eletti". Ripescati con fatica. Se ai radicali è stato detto "è così e non vi potete lamentare", una chance in zona cesarini è stata concessa ai cristiano-sociali Stefano Ceccanti e Marcella Lucidi, ghost writer e tecnico delle riforme il primo; sottosegretario all'immigrazione la seconda. Entrambi sono stati casi eclatanti anche se per motivi diversi. Ceccanti non si capiva come fosse rimasto fuori visto che ha scritto e motivato, insieme con Sebastiano Vassallo che infatti è candidato in posizione sicura, tutti i progetti di riforma elettorale e costituzionale del Pd dal 2006 in poi. Lucidi è donna, sottosegretario e ha lavorato bene su immigrazione. Tra ieri sera e stamani sono entrambi rientrati ma in posizioni quasi impossibili. Se la dovranno cioè giocare sul campo, e sul territorio, con campagne elettorali e simili. Ceccanti è finito al settimo posto in Piemonte-Senato. Veltroni lo ha cercato ieri sera tardi e gli ha chiesto se "se la sentiva di giocarsela". Il professore di diritto costituzionale a Roma 3 ha detto sì: fuori Larizza, dentro lui. Lucidi entra al posto di Paolo Gambescia, ex direttore del Messaggero e de L'Unità, al 20° posto in Lazio 1 (Camera). "Veltroni - racconta amareggiato il direttore - che mi ha chiamato nel 2006, questa volta non si è fatto trovare. Numero 20 in Lazio è un posto impossibile e ho rinunciato". Lumia e gli altri "scomparsi" eccellenti. In effetti a vedere le liste con calma e pazienza sorprende una sorta di vertigine. Fuori due totem della sinistra e soprattutto due tecnici come Massimo Brutti e Guido Calvi. Fuori anche Beppe Caldarola e Giuseppe Lumia. "Per lui troveremo un modo per valorizzare la sua esperienza", spiegano al loft. Che poi sono dieci anni di antimafia e un paio di piani segreti delle cosche che lo volevano far fuori. Centotrentaquattro non ricandidati su 330 uscenti: una rivoluzione, mai vista, per davvero.
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