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lunedì 14 gennaio 2008

Vecchie novità


ROMA - Settimana cruciale, quella che si apre, per l'intesa sulla legge elettorale. Silvio Berlusconi "spera ardentemente" che Walter Veltroni, al vertice di maggioranza di domani, riesca a domare i piccoli in rivolta di fronte alla dichiarata vocazione maggioritaria del Pd. Non ci saranno, si apprende, concessioni sulla soglia di sbarramento (fissata non sotto al 5%) ma al massimo la disponibilità a risolvere per 'via politica' (per esempio con patti federativi) la questione della sopravvivenza delle diverse identità. Linea dura anche con i partiti 'medi' e quindi con i pasdaran del proporzionalismo, ai quali non si intenderebbe concedere né voto disgiunto né assegnazione nazionale dei seggi, ponendo invece il 'premietto di maggioranza' come strumento necessario ad evitare che una qualsiasi forza media possa porsi come ago della bilancia. Pd e Forza Italia, pur senza sbandierarlo ai quattro venti, vanno al confronto in posizione di forza: in alternativa all'intesa ci sarebbero comunque gli effetti bipartitici del referendum, con il pronunciamento della Consulta a metà settimana che tutti si attendono di ammissione. Ma intanto, mentre martedì al Senato riprende anche il faticoso cammino della bozza Bianco, a tenere banco oggi è soprattutto uno dei paletti posti da Berlusconi per il via libera alle riforme. Oltre a dire che quello francese è un buon modello e bocciare quello tedesco, il Cavaliere spiega che il frazionamento va combattuto con uno sbarramento assolutamente superiore al 5 per cento e avverte: "Non potremmo trattare con forze politiche che mettessero in atto una decisione criminale come il disegno di legge Gentiloni". Una voce dal sen fuggita? A sentire Sandro Bondi parrebbe di no. "E' vicino l'accordo sulla legge elettorale con l'opposizione - denuncia infatti poco dopo il coordinatore azzurro - ma chi lo vuole non può allo stesso tempo volerne colpire il leader. Questo è nella testa non delle forze più responsabili della maggioranza ma di Romano Prodi, che vuol far saltare l'intesa". Romano Prodi insomma, alla testa dei piccoli, vorrebbe affossare l'accordo e per questo proprio Palazzo Chigi avrebbe fatto riferimento alla riforma del conflitto di interessi. Il portavoce di Silvio Berlusconi Paolo Bonaiuti smussa: "Nel tentativo di dare al nostro Paese un sistema di voto ampiamente condiviso, nessuno ha mai tirato né tirerà in ballo il progetto anti-Mediaset del ministro Gentiloni, che rimane un obbrobrio giuridico e un'operazione distruttiva". Ma intanto per il Pd aveva parlato il vice di Walter Veltroni, Dario Franceschini: "Non ci può essere nessuno scambio tra le cose che ci siamo impegnati a fare per il Paese" e tra queste la riforma Gentiloni "e il dialogo sulla legge elettorale". "Continueremo, mentre dialoghiamo sulle regole con l'opposizione - aveva chiarito Franceschini - ad impegnarci per attuare il programma di governo, che come è noto prevede la riforma Gentiloni". Parole necessarie a sedare la ribellione nell'Unione, dove le parole di Berlusconi erano state definite un diktat inaccettabile mentre la sinistra, con un tam-tam telefonico, si accordava per chiedere la immediata calendarizzazione del conflitto di interessi. "Non si può pensare di riscrivere la legge elettorale senza Berlusconi, senza il partito che con il nostro è il più grande d'Italia" aveva detto al mattino il leader del Pd Walter Veltroni. Ma dopo le parole del Cavaliere, erano in molti a parlare di "ricatto" (Barbi e Monaco, Pd; Angius, Socialisti), mentre i Verdi, con Angelo Bonelli, pretendevano che fosse "subito approvata la Gentiloni" e il Pdci, con Pino Sgobio, diceva "basta agli inciuci". "La legge televisiva - chiariva a sera lo stesso ministro per le Comunicazioni Paolo Gentiloni .- deve andare avanti, così l'intesa sulla legge elettorale, ma su piani ben distinti". Alleanza Nazionale intanto, si mostrava soddisfatta del ritrovato feeling con Silvio Berlusconi sul no al sistema tedesco e sul sì a quello semipresidenziale francese. "Intervento doppiamente positivo", elogiava Gianfranco Fini, mettendo in agenda un incontro con il Cavaliere sulla legge elettorale già per i prossimi giorni.

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