Visita http://www.laresistenza.it/, sito ufficiale de LA RESISTENZA, band elettrofolk altosalentina di Enrico Cervellera ed Angelo Milone.
Giriamo una petizione che è pervenuta al nostro indirizzo di posta elettronica, info@laresistenza.it. E' indirizzata anche al Presidente del Consiglio e ad alcuni ministri.... peccato che in Italia i governi, statisticamente, durino poco... chissà se qualcuno la leggerà... immaginiamo di sì, vista la serietà riconosciuta del sito (http://www.petitiononline.com/) cui la presente fa riferimento.
Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministero delle Finanze
Al Ministero dei Beni Culturali
Gentile Presidente,Le scriviamo per segnalarLe una gravissima ingiustizia tributaria che da molti anni si perpetua ai danni dei musicisti che – come noi – esercitano la loro professione nell’attività concertistica. Per ogni concerto tenuto in Italia, la legge ci obbliga a versare all’Enpals una percentuale del nostro cachet, e anche gli enti organizzatori devono pagare un’ulteriore quota. In totale, perogni nostro concerto viene versato all’Enpals più del 30% delnostro cachet, ma, in pratica, nessuno di noi avrà mai diritto alla pensione da parte dell’Enpals. Infatti, la legge prevede che la pensione per la nostra categoria professionale venga erogata dopo almeno 20 anni di contributi, e per raggiungere un anno occorrono 120 giornate lavorative. Poichè generalmente un concerto viene conteggiato come una giornata contributiva, per raggiungere un anno di contributi sarebbero necessari circa 120 concerti effettuati in Italia con regolari contributi versati. Per raggiungere la quota necessaria per lapensione, ossia 20 anni, sono quindi necessari 2400 concerti effettuati in Italia: un traguardo che nella storia dellaRepubbica Italiana forse nessun concertista classico è mairiuscito a raggiungere. Infatti la nostra professione prevede chei concerti siano preceduti da un lungo periodo di preparazione(che l’Enpals evidentemente ignora), e per di più molti di noi svolgono la propria attività principalmente all’estero, la quale di solito non rientra nei conteggi Enpals. Noi versiamo ogni anno all’Enpals molto di più delle trattenute previdenziali di gran parte degli impiegati statali, e, se lalegge non cambia, non solo non avremo mai la pensione pubblica, ma neanche ci verrà restituita l’enorme cifra versata invano. Alcuni di noi hanno chiamato il call center dell’Enpals per chiederechiarimenti, e ci è stato confermato quanto sopra, e addirittura gli stessi impiegati Enpals ci hanno suggerito di provvedere in proprio ad una pensione privata, visto che altrimenti resteremo senza.Questa è solo una delle varie ingiustizie che subiamo da parte del Fisco italiano: tra Enpals, ritenuta d’acconto, Iva e altre trattenute, più del 60% dei nostri cachet è versato in tasse. E, sia all’estero che in Italia, spesso costiamo agli organizzatorimolto di più dei nostri colleghi stranieri, i quali godono dimolte agevolazioni che a noi non sono concesse. Chiediamo, dunque, le seguenti modifiche alla normativa che regolala tassazione della nostra attività:
- L’abolizione del limite minimo di 120 giornate contributiveannuali per ottenere il diritto alla pensione. La pensione, comegià avviene nella maggior parte degli altri paesi europei, deve essere proporzionale alla somme versate all’Enpals, e indipendente dal numero di giornate contributive.
- L’introduzione di un regime fiscale speciale per i musicistiprofessionisti, che tenga conto delle caratteristiche essenzialidella produzione del reddito; la possibilità di ottenere il moduloE 101, come per i nostri colleghi stranieri; il recupero totaledelle tasse pagate all’estero; l’introduzione di meccanismi didetrazione fiscale degli oneri sostenuti, quali le spese ditrasferimento e soggiorno.
La ringraziamo per la Sua preziosa considerazione, augurandoci che con il Suo aiuto sia possibile risolvere al più presto questaparadossale situazione, che per molti versi è contraria aiprincipi della Costituzione Italiana.
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