Fonte: ANSA
MILANO - Se una mano dovrà staccare quel sondino che tiene Eluana in vita, sarà lui a farlo. Un peso non indifferente da portare ma di cui il professor Carlo Alberto Defanti, esperto di bioetica, già medico curante di Eluana e amico di famiglia, intende farsi carico "per senso del dovere". E ha dato la sua disponibilità a Beppino Englaro "se verrà deciso in questo senso". Il professor Defanti, 69 anni, ex primario di neurologia all'ospedale Niguarda di Milano, docente di Bioetica all'Universita Vita e Salute dell'ospedale San Raffaele, Eluana la conosce bene. Non le ha mai potuto parlare ma l'ha visitata, analizzata, studiata, come forse nessun altro. "Per due volte - racconta - l'ho avuta come mia paziente in reparto, sia a Milano sia a Bergamo, e abbiamo cercato con ogni mezzo uno spiraglio. Ogni volta, però, ci siamo dovuti arrendere di fronte a una totale assenza di segni di coscienza". Sarà quindi a lui, con ogni probabilità, che il padre di Eluana, Beppino, affiderà il difficile momento della rimozione del sondino gastrico che alimenta e di fatto tiene in vita Eluana. "Da quel momento - spiega lo stesso professore, al termine di una giornata definita 'spossante' - Eluana tornerà nella condizione originaria, cioé a quello stadio di malata terminale che precede la degenerazione e quindi la morte. Ma ci vorranno diversi giorni perché ciò avvenga". Una decisione, quella di dare la propria disponibilità alla famiglia, che non è frutto di considerazioni recenti, non si inserisce nella polemica suscitata dal caso, che ha riportato l'attenzione della gente, delle istituzioni e della scienza sui circa 2 mila malati in stato neurovegetativo che si stima ci siano in Italia. "No - conferma il professore - è una decisione che è maturata nel tempo, in anni in cui sono sempre rimasto in contatto con il padre, pur non potendomi recare spesso a vedere Eluana. Se qualcuno lo deve fare, mi sembra proprio che debba essere io". Carlo Alberto Defanti ha scritto due libri sull'argomento, l'ultimo dei quali, 'Soglie', è uscito nel settembre scorso. L'ex primario ha anche partecipato alla stesura di due importanti documenti del Gruppo di studio sulla bioetica della Società italiana di Neurologia. Da anni, infatti, si interroga sui parametri in base ai quali è possibile stabilire il momento esatto della morte di un individuo, e conosce in modo approfondito la situazione legislativa in Italia e in Europa. Nel recente saggio si sottolinea, tra le altre cose, come le tecniche rianimative e la trapiantologia sembrino alimentare un paradosso: si protrae artificialmente la vita dei pazienti e, al contempo, si ha la necessità di anticipare la dichiarazione di morte, per espiantare organi non deteriorati. L'antica paura della morte apparente si è capovolta. Ora il 'timore' è che corpi morti vengano considerati in vita.
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