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giovedì 1 maggio 2008

Il lavoro tra legge e politica

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Questa sera La Resistenza sarà a Campo Marino: non mancare!!!

Costituzione della Repubblica Italiana

PRINCIPI FONDAMENTALI

Articolo 1

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

***

In ogni facoltà di Giurisprudenza che si rispetti (e già qui, a monte, si pone una cernita piuttosto rigida...), una delle prime cose che vengono insegnate ai futuri operatori del diritto è la differenza tra norme precettive e norme programmatiche: è il nostro primo giorno di scuola, il nostro battesimo del fuoco, l'approccio più periferico ad un mondo al quale ci avviciniamo con l'idealismo (e, spesso, l'incoscienza) di chi crede che la giustizia esista e possa realizzarsi in questa vita e in questo mondo.

Allora ci dicono che esistono enunciati giuridici che impongono determinati comportamenti che, se non soddisfatti spontaneamente, comportano una sanzione, e la sanzione è, appunto, la reazione dell'ordinamento alla mancata osservanza della pretesa imperativa nascente dalla norma: per comprendere il concetto è sufficiente pensare alle norme del codice civile che disciplinano i contratti, o a quelle del codice penale che disciplinano i singoli reati.

Accanto ad enunciati di questo tipo, esistono poi enunciati di tipo promozionale o, meglio, programmatico: si tratta di norme "tendenziali" (ma non tendenziose...), che contengono non un diritto o un obbligo, ma un obbiettivo da raggiungere e, perciò stesso, non sono assistite da una sanzione immediata. Il primo comma dell'articolo 1 della Costituzione ne rappresenta un esempio: è norma di scopo, che si propone il fine della piena occupazione, in modo che il diritto al lavoro diventi effettivo e attuale e non resti esclusivamente sulla carta e nelle intenzioni dei Costituenti.

A questo punto della spiegazione, un professore che voglia coinvolgere l'uditorio, solitamente rivolge agli studenti una domanda del tipo... "Le norme programmatiche sono sprovviste di sanzione?". E cioè: il fatto che non sia previsto, a carico di un soggetto giuridico determinato, l'obbligo di osservarle, esime dalla loro applicazione? Naturalmente no. Perchè l'osservanza delle norme promozionali spetta agli organi dello Stato-apparato, segnatamente a quelli di indirizzo politico, Parlamento e Governo: e qualora il fine previsto da una norma di questo tipo non venga conseguito a causa dell'inerzia o dell'incapacità dei governanti, la sanzione che l'ordinamento predispone è la mancata rielezione dell'esponente inerte o incapace (o inerte e incapace). Si chiama responsabilità politica,ed è l'unico mezzo che i cittadini hanno a disposizione per garantire il rispetto delle norme programmatiche.

Siamo il Paese europeo con il livello di crescita economica più basso, il Paese europeo (se si tralasciano quelli dell'est, appena entrati nella UE) con la più alta disoccupazione media da molti anni a questa parte. Eppure i nostri amministratori sono ancora lì, sono ancora lì i nostri politici (tranne qualche episodica eccezione), sono lì a leggere i loro bei discorsi dagli scranni di velluto, e chiamano "morti bianche" le tragedie di chi perde la vita lavorando.

Per chi lavora, oggi è giornata di riposo; per le famiglie dei morti di lavoro, oggi è giorno di lutto; per chi il lavoro non ce l'ha (ancora o più), è solo un altro giorno di rabbia che si aggiunge ai tanti. Questo non è qualunquismo, non è anti-politica: anzi, al contrario, è amore per la politica. Quella seria, però. Quella per cui il lavoro è legge, non programma.

Marina

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma quali morti bianche, queste sono morti nere, stanotte lo diceva pure quel grande resistente di Piero Pelù al primo maggio...

Anonimo ha detto...

Grazie Enrico per averci segnalato sto blog, molto interessante. Era ora che tutti si trovasse il coraggio di parlare di sta cosa. Io resisto.

Unknown ha detto...

Enrico, il nostro paese è sempre più verso la via del cinismo più bieco, della cattiveria più retriva, dell'egoismo più cieco. Se hai biosogno di lavoro sei considerato un perdente sfigato dal quale è meglio stare alla larga, perché non conosci nessuno che conta (se no il lavoro ce l'avresti già). Vai a cercare lavoro e ti trattano come una pezza da piedi. Magari ti danno un lavoro precario, quasi non ti pagano e poi ti licenziano quando vogliono loro perché precario. Comunque, in questo paese se non conosci nessuno che conta sei SEMPRE fuori mercato, fin dalla nascita. L'unica soluzione? Andare via ed è quello che ho dovuto fare io, come tanti. Risultato: un paese vecchio, inacidito, egoista, volgare e cinico. Scusa il pessimismo, ma non vedo molte vie d'uscita. Ovvio, bisogna sempre e comunque resistere.
Un abbraccio, Fab

LR web STAFF ha detto...

Parole tristemente realistiche Fabri, dici proprio bene. E' durissima. Ma l'Italia s'è ripresa da cose peggiori, ce la faremo.

Flavio D. ha detto...

Fabrizio,
hai perfettamente ragione..putroppo..Hai tutta la nostra solidarietà, per quanto possa addolcirti l'amara verità, e credo anch'io che la meritocrazia e anche la giustizia non siano di questo mondo.
Non essere però troppo pessimista: l'esperienza mia e di persone a me vicine mi ha insegnato che le opportunità capitano nei momenti più impensati...e vedrai che ne capiteranno anche a te...
Nel frattempo però ricordati che tutto il mondo è paese, e che dedicandoti il più possibile alla vita sociale puoi sentirti a casa ovunque (te lo dice chi fuori di casa c'è stato un bel pò di anni).
Resisti...
Un abbraccio

Apture

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