Non se ne può più, ogni giorno il governo cade. Si parla sempre e solo di elezioni, di legittimità, di dimissioni, di maggioranza, di senatori a vita, di aumento degli stipendi dei parlamentari, di riduzione dei seggi, di riconteggio delle schede, di italiani all'estero, di esteri in Italia. Ma se tutti sono impegnati sul chi e sul come governare, chi governa? Si pensa ciascuno al proprio orto e nessuno che faccia le riforme. Il Bel Paese ha bisogno di innovazione, di opere concrete. Tutto è un cantiere, un work in progress del quale non si riesce ad immaginare la conclusione, lo sbocco, il fine. Si va avanti per inerzia, al rallentatore. Tutti si dividono su tutto, fanno accordi e fuori dalla stanza nella quale hanno firmato o dato assenso per qualcosa ritrattano tutto, si oppongono. Ma opporsi a che? E non serve la finta accondiscendenza messa in bella mostra nel salotto di Vespa, la gente ormai ha capito. Ha capito tutto. In una canzone dei mitici e rimpianti 99 Posse Zulù cantava "...intascano un miliardo ogni due mesie si permettono di parlare di taglio alle spese e ai contributii bastardi fottuti, figurati se c’hanno orecchie per sentire chi gli parla di riduzione dell’orario di lavoro per loro se dopo otto ore di lavoro sei stanco, fai una cazzata e muori è un peccato e manco per la tua vita quanto per la pensione che hanno cacciato e comunque hanno risparmiato rispetto all’assunzione di nuove persone a pieno salario è questo lo straordinario obbligatorio chi vola alle Bahamas e chi va all’obitorio e dovremmo pure dirgli grazie perché “offrono” lavoro". Questa sì che è musica, profezia, anticipazione. Questo testo è del 2000.
Enrico Cervellera
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