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domenica 20 settembre 2009

D'eroismo, d'onore, d'equilibrio...


Disapprovare la scelta politica che ha portato i nostri uomini laggiù non mi impedisce di essere profondamente vicina al dolore di queste famiglie, non mi esime dal cordoglio, non mi dispensa dalla pietà.
Riconoscere il sacrificio di queste vittime non equivale a sminuire quello dei milioni di italiani che non arrivano alla famosa quarta settimana, delle vittime degli infortuni sul lavoro, di tutti i volontari che lottano senza armi per portare la pace nel mondo.
Rispettare l'operato di questi giovani con la divisa, ed essere loro profondamente grata per il lavoro che svolgono, non significa sposare in toto la filosofia delle armi e avallare gli abusi di potere che qualche volta i fanatici della forza compiono per esaltazione personale mascherata da amor di patria.
Le scritte sui muri a Milano e Livorno mi fanno vomitare; i gruppi si Fb che vilipendono queste morti e ingiuriano le forze dell'ordine in nome di una presunta libertà di pensiero sono, per me, quanto di più lontano possa esistere dalla democrazia; gli sciacalli che strumentalizzano ogni attentato e ad ogni nuovo morto non perdono occasione per suggerire il rientro delle truppe appartengono a una classe politica che, francamente, mi ripugna sapere all'opposizione di questo Paese (esattamente come mi ripugna sapere al governo questo manipolo di pagliacci, che parlano di eroismo, onore e sacrificio e poi si coalizzano attorno a chi l'equivalente di tre buste paga dei soldati che rischiano la vita sotto le bombe lo spende in una sola sera per puttane e champagne).
Esiste una cosa che si chiama equilibrio: almeno davanti alla morte è una virtù nella quale un po' tutti dovremmo provare ad esercitarci.


Marina

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